Equilibri nella vita familiare: domanda e risposta (in forma di premessa)
venerdì 27 gennaio 2023

Caro direttore,
mi sono sposato nel 1965 come la signora Giuseppina Botticelli che (“Avvenire” del 26 gennaio), proponendo un semplice confronto tra stipendi e affitti a distanza di un cinquantennio, le chiede: «Quale cambiamento è avvenuto? ». Io, invece, mi sono fatto una domanda parallela: è preferibile una comunità nella quale bastava, a una famiglia, il lavoro di un genitore, o una comunità alla quale non è neppure sufficiente il lavoro di due genitori? Anch’io con il lavoro da impiegato mi sono sposato, riuscendo ad affittare un appartamento mentre mia moglie si dimetteva dal suo impiego perché consapevole di non voler pesare sui nostri quattro genitori anziani, a loro volta bisognosi di aiuto. Abbiamo cresciuto tre figli e ora godiamo della gioia di quattro nipoti. Sembra una storia incredibile. Cosa è successo? Il lavoro per la cura della persona e della casa è diventato tutto costoso, mentre una volta era in gran parte gratuito e valorizzava l’apporto della moglie: un’ingiustizia? Questo dovrebbe essere un punto da approfondire da tutti i punti di vista. Ma di fatto tutti o quasi, e soprattutto i più deboli e i più poveri, vivono oggi in condizioni di maggior incertezza e precarietà. Fra questi non dimentico mai i “deboli innocenti” cioè i bambini costretti ad adattarsi a un ritmo di vita innaturale che fortemente li condiziona per tutta la vita.

Domenico Colnago


Domanda legittima e sensata, caro signor Colnago. La mia risposta alla “questione familiare” da lei posta è in una sorta di doppia premessa a qualunque altro ragionamento: nessun ruolo rigidamente precostituito tipo “padri al lavoro fuori casa, madri al lavoro in casa” è più concepibile e realizzabile, la diversità uomo-donna è essenziale come la “stessa altezza” dell’una e dell’altro. Il cuore della sfida, anzi – meglio – dell’equilibrio da costruire e ricostruire è qui. E la mia esperienza mi dice che dentro l’avventura della vita di coppia questa bella fatica si può affrontare soltanto con eguali dosi di intelligenza e d’amore, tra i genitori e nel rapporto con coloro che lei chiama i “deboli innocenti”, i figli.

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