venerdì 24 giugno 2011
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Non servono bacchette magiche per risolvere l’eterna emergenza rifiuti in Campania. Né azzardati annunci di soluzioni a portata di mano in pochi giorni. Si è scottato un paio di volte il premier Silvio Berlusconi, si sta scottando il neosindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Niente magie, niente colpi di teatro. Serve altro. In primo luogo verità e onestà. «Siamo in una situazione di fortissima criticità», ammise – su queste pagine – l’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano. Era il 2 giugno 2010. E appena sei mesi prima, con un decreto del governo, era stata dichiarata formalmente chiusa l’emergenza che durava da quindici anni. E invece...«Il sistema è ancora fragile e corre il rischio di continue crisi», ci ha ripetuto l’assessore lo scorso 6 maggio. Facile profeta? No. Lui conosce bene l’argomento «monnezza», come sindaco di Mercato San Severino portò il suo Comune al 65% di raccolta differenziata, e come assessore non nasconde la gravità della situazione.Per prima cosa, dunque, bisogna farla finita con annunci tipo: "tutto risolto" o "ci penso io". Non basta l’uomo della provvidenza, non bastano i militari-spazzini (anzi, meglio utilizzarli per altro...), non basta annunciare che la differenziata lieviterà dal 20 al 65% (ma in quanto tempo?), mentre i rifiuti non si sa dove portarli. Non bastano neanche singole brave persone al posto giusto. Come Romano, come il neoassessore comunale all’Ambiente di Napoli, Tommaso Sodano, o come il neopresidente di Asia, l’azienda del comune partenopeoi che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, il tecnico piemontese Raphael Rossi. No, non bastano se non c’è collaborazione. Tra tutti. Governo, Regione, Province, Comuni. E, se serve, come in questi giorni, anche l’aiuto di altre Regioni. Utilizzando pure provvedimenti d’urgenza, come giustamente chiesto dal capo dello Stato. Quel decreto, sollecitato sia dalla Regione che dal Comune di Napoli, e che per due volte è stato "stoppato" (Lega determinante) in Consiglio dei ministri.«Serve un filiera istituzionale, basata sulle fiducia reciproca», ci diceva ieri il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo. Bella definizione, visto che questa "filiera" dovrebbe far funzionare un’altra filiera, quella dei rifiuti, dalla produzione alla raccolta, dal recupero all’eventuale trasformazione in energia e al deposito. E la collaborazione è proprio quella che è mancata, e non solo in questi giorni. Per incapacità, per bassi calcoli politici o elettorali, per difendere interessi più o meno leciti. Per assurdi egoismi campanilistici. Altro che federalismo solidale! Ancora una volta ripetiamo che quella dei rifiuti in Campania o in qualunque altra Regione, è solo una questione di buona gestione, di buona amministrazione. Non è un’emergenza. I rifiuti vengono e verranno prodotti sempre. Magari, finalmente, in quantità inferiori. Quante volte è stato scritto su questo giornale: consumare meno e meglio, produrre e scegliere imballaggi meno voluminosi. Un altro aspetto di quella vita più sobria (che non vuol dire peggiore, anzi...) alla quale ci ha più volte richiamato Benedetto XVI. Difficile da realizzare? Noi siamo convinti di no, perché ci sono esperienze che dicono che si può. Se davvero ci fosse collaborazione tra tutte le istituzioni, se davvero ci fosse fiducia reciproca, si creerebbero anche fiducia e voglia di impegno tra i cittadini. Anche tra quelli campani che in questi giorni reagiscono con delusione, disperazione e rabbia all’ennesima crisi. Solo coinvolgendoli potremo chiudere il cerchio: verità, competenza, collaborazione, fiducia, impegno. Non c’è altra strada. Perché anche in questi giorni c’è chi specula, soffia sul fuoco, rema contro. E c’è chi gioca sporco, sporchissimo, anzi criminale. Mettere in piedi, rapidamente, un circuito virtuoso vorrebbe dire togliere loro ruolo e spazio. E cominciare a navigare davvero in acque pulite.
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