martedì 23 novembre 2010
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«Ripubblica quello che avevi scritto due anni fa». Così ieri ironizzava un amico casertano interpellato sull’ennesima giornata nera sul fronte dell’emergenza rifiuti in Campania. E sulla necessità di scrivere un commento. Già, due anni fa... L’accusa degli inviati della Ue è durissima: in questo tempo non è stato fatto quel che serviva per risolvere alla radice la crisi. Una critica che potrebbe ulteriormente peggiorare la situazione. Se la Campania, infatti, non risolve le questioni sollevate da tempo dall’Unione, dalla scarsa raccolta differenziata alle bonifiche mai partite, non arriveranno i fondi comunitari. E addio ai progetti di risanamento, visto che anche i soldi made in Italy latitano (gli ultimi 150 milioni di euro annunciati dal Governo sono fondi già da tempo destinati alla Regione, solo una rimodulazione, niente di nuovo). Lo spettacolo fornito agli inviati europei non è dei più edificanti: migliaia di tonnellate di spazzatura per strada (e con questa pioggia il danno si moltiplica in migliaia di rivoli di liquido inquinante...), discariche quasi sature, impianti di tritovagliatura (gli Stir) quasi bloccati perché non si sa dove portare i rifiuti lavorati, inceneritore di Acerra ancora in funzione a due terzi. Ma soprattutto non si vede all’orizzonte una soluzione in tempi rapidi. Ha così pienamente ragione il presidente Napolitano a volerci vedere chiaro, a voler leggere con attenzione il decreto legge licenziato dall’ultimo Consiglio dei ministri con l’annuncio che sarebbe stato risolutivo. Ma proprio attorno a questo provvedimento si sono innescate tensioni all’interno del Pdl, dal caso della gestione degli inceneritori a quello sollevato dal ministro Carfagna. I rifiuti, ancora una volta, dimostrano di essere materia ad alto rischio. Ricordiamo che anche su di essa è caduto il governo Prodi, tra ostacoli e tensioni provocate da Verdi e sinistra. E sempre sui rifiuti sono "scivolati" esponenti del centrodestra come il coordinatore regionale del Pdl, Nicola Cosentino. Faceva ben sperare, proprio per questo, la scelta come assessore regionale all’Ambiente di Giovanni Romano, che come sindaco di Mercato San Severino ha portato il suo Comune a livelli di raccolta differenziata superiori al 70%, caso di efficienza e buona amministrazione studiato anche all’estero. Da subito, con onestà, aveva lanciato l’allarme sul fatto che l’emergenza era tutt’altro che finita, che mancavano fondi, che gli impianti non funzionavano o non erano sufficienti. Proponendo soluzioni rapide, a basso costo, ma da fare in fretta. Purtroppo si è risposto con slogan: «Tutto a posto in dieci giorni». Ci si è arresi alle proteste violente di piazza senza trovare soluzioni alternative. Niente discarica a Terzigno? E allora dove? Gli altri termovalorizzatori restano un lontano miraggio (ci vorranno non meno di tre anni). La differenziata avrebbe bisogno di maggior sostegno e di impianti dedicati, ma di questo non si parla. Si ricorrerà nuovamente ai "treni della vergogna", come avevamo chiamato non due ma quattro anni fa i viaggi di rifiuti verso la Germania? O solo alla disponibilità delle altre regioni? Dal nord già arrivano "no" secchi. E comunque sarebbe solo un palliativo per un malato quasi moribondo. Forse, clima politico permettendo, almeno per una volta al capezzale della Campania, cronica malata di "monnezzite", si dovrebbero mettere insieme tutte le forze politiche, in nome dell’interesse, della salute, del futuro dei cittadini. Altrimenti è già pronto un provvisorio e interessatissimo salvatore-becchino, col suo perfetto armamentario da camorrista. Lo ha già fatto ed è pronto a farlo nuovamente.
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