martedì 12 ottobre 2010
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La casa di Alda Merini, la poetessa dei Navigli, risorgerà e sarà museo. Finora era solo un auspicio, l’ansiosa speranza di una folla sempre più nutrita di appassionati da ogni regione d’Italia e non solo. Ma oggi, a pochi giorni dallo scadere del primo anno senza la poetessa più amata dai giovani, scomparsa nel giorno dei Santi, l’auspicio ha nome e indirizzo, e anche una data di nascita: «Casa Merini rinascerà nello storico edificio della ex Fornace, in via Gola, proprio sui Navigli che tanto amava, a due passi dalla casa in cui visse e creò, e sarà esattamente com’era», ci rivela l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory, cui lo scorso luglio avevamo dato "appuntamento" per questi giorni, chiedendogli di venirci munito di buone (e concrete) notizie. E i tempi? «I lavori di ristrutturazione sono quasi terminati, noi miriamo alla primavera, per allora il museo sarà allestito». Magari – speriamo – il 21 di marzo. Sarebbe un regalo di compleanno a tutti noi, nel giorno in cui la poetessa avrebbe compiuto ottant’anni. Non è raro che la politica prometta, è molto più raro che mantenga: staremo a vedere.Intanto dall’Italia e dall’estero è tutto un fermento di voci e di passioni che ci dicono che la poesia è vivissima, e che quella della Merini sa parlare al cuore delle nuove generazioni, ammaliandole con un linguaggio limpido e universale: nelle università si moltiplicano le tesi di laurea dedicate ai suoi versi e alla sua vita, mentre centinaia di cittadini che conservano un ricordo di lei in questi mesi si sono rivolti al Comune milanese per offrire il proprio "tesoro" personale e chiedere che diventi patrimonio di tutti. «La gente sembra un fiume in piena – racconta l’assessore –, Alda Merini era molto generosa, si lasciava avvicinare dai tanti che desideravano conoscerla e spesso regalava inediti, dedicava versi scaturiti lì per lì... Tutto questo confluirà nel museo insieme agli effetti personali e agli oggetti che affollavano la casa, ora tornata ai legittimi proprietari: da luglio li custodiamo gelosamente per trasferirli nel museo». Che sarà piccolo come la casa. Che sarà la casa: le pareti di quelle due stanze, nelle quali la Merini visse circondata dal caleidoscopio surreale di oggetti e soprammobili – i balocchi con cui cauterizzava le ferite dell’anima – sono state fotografate metro per metro, con tutte le scritte e i disegni che nei decenni vi si erano sovrapposti. Ora saranno riprodotte fedelmente, e chi entrerà nel museo vedrà la «ricostruzione scenografica della casa in scala uno a uno, in modo da ricreare la scena in cui lei creava e noi ci sentivamo creati», assicura l’assessore. Che delle numerose tesi di laurea farà dei cahier, "quaderni di studio" pubblicati a spese dello stesso assessorato «a partire da novembre». Negli stessi giorni verrà annunciata la prossima grande mostra a Palazzo Reale, dedicata da Comune e Regione al dialogo tra poesia e pittura nelle opere della Merini e di Mimmo Rotella, l’uno ispiratore dell’altra e viceversa...E così dalla prossima primavera in qualche modo Alda Merini ci accoglierà ancora nel suo splendido guazzabuglio di risate e commozioni, all’ultimo piano dell’antica e bella Fornace, tra le "sue" pareti che erano pagine scritte e che sempre difendeva con i denti, perché sempre qualcuno gliele voleva pitturare: estro e follia danno scandalo, meglio un muro bianco («Sono nata il ventuno a primavera/ma non sapevo che nascere folle,/aprire le zolle/potesse scatenar tempesta...»). Ai piani sottostanti ci sarà uno spazio multifunzionale, con una nuova biblioteca per la zona dei Navigli. Tutto questo piacerà ad Alda Merini, che tra movida sguaiata e malaffare li vedeva sprofondare.
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