sabato 8 marzo 2014
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Quando pensi a Internet, alle nuove tecnologie e al cosiddetto "mondo digitale", l’Italia ti appare se non ai confini dell’impero almeno in periferia. Questione di soldi, di predominio linguistico, di lungimiranza (o meno) dei governi e di molto altro. Eppure qualcosa di grande si muove anche dalle nostre parti.Per scoprirlo occorre lasciare le solite città, quelle dove sembra che accada tutto. Decollare idealmente da Milano o Roma e atterrare a Oristano, Torino, Pavia e Padova. È qui che l’Italia sta giocando una delle sue partite più importanti. Dimostrare al mondo – e a se stessa – che è capace di creare grandi progetti tecnologici, non solo film da Oscar, ottimo cibo e arte. Prima di raccontarvi come, conta il perché. Anzi, «i perché». Innanzitutto perché tra gli italiani albergano ancora menti tecnologiche geniali che si ostinano orgogliosamente a vivere in Patria, nonostante tutto. E poi perché il nostro Paese – che spesso denigriamo nei discorsi da bar e non solo lì – ha inventato anche nel digitale progetti e prodotti importanti. Il più (mis)conosciuto? L’algoritmo alla base di quei file mp3 che hanno rivoluzionato il mondo della musica, nato a Torino. Ora la nuova partita nella quale l’Italia vuole giocare da protagonista si chiama web semantico.Semplifichiamo un po’. Avete presente Google, cioè il popolarissimo motore di ricerca del web? Bene, usandolo vi sarete resi conto che trova le cose ma non è capace di selezionarle. Così molte ricerche che facciamo sono piene di dati inutili. Il futuro del web – o almeno un’ampia porzione di esso – si gioca su motori di ricerca (pubblici e aziendali) capaci di organizzare le informazioni in maniera intelligente, cioè basandole sulla pertinenza e non sulla rilevanza. Bene, in tutte le città che abbiamo citato sono in corso progetti simili. Hanno nomi internazionali come Tykli o FacilityLive. Quest’ultimo, in particolare, è il capofila. Ha già ottenuto brevetti in 42 paesi, Usa compresi. L’European Internet Foundation l’ha accolto tra i propri membri, collocandolo tra Google e Facebook.Un riconoscimento che vale quasi un Oscar. E lascia sul campo una domanda enorme: ma l’Italia è pronta ad avere tra le sue fila un progetto che potrebbe rivoluzionare tutto il mondo digitale?
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