E adesso adottiamo tutti un anziano che è solo
venerdì 3 luglio 2020

Castiglione d’Adda è diventato famoso a causa del Coronavirus. È stato il paese d’origine del cosiddetto 'paziente 1' e moltissimi ricorderanno le parole del parroco, don Gabriele Bernardelli che il 22 febbraio 2020 si diffondevano di chat in chat attraverso whatsapp. La voce era commossa e in Italia tutto stava per accadere. Quel pomeriggio di domenica 23 la diocesi di Milano avrebbe deciso di sospendere le celebrazioni delle Messe e si intuiva che il provvedimento sarebbe stato applicato anche al resto del Paese: don Gabriele quindi, che diceva «quando sentirete suonare le campane della Messa unitevi al sacerdote che offrirà il sacrificio del Signore per tutti. Dopo la Messa uscirò da solo sul sagrato della parrocchiale benedicendo col Santissimo Sacramento tutta la parrocchia e tutto il paese», rivolgendosi a Castiglione d’Adda, parlava a tutti noi.

Tutto questo mi è tornato in mente domenica scorsa mentre leggevo la bellissima lettera della signora Claudia Zoppi, alla quale il direttore rispondeva. E certamente proprio a situazione come quelle da lei descritte pensava ieri il Papa quando all’Angelus diceva «gli anziani lasciati soli, come se fossero materiale di scarto, è un grande male dei nostri tempi: la solitudine degli anziani, in cui la vita dei figli e dei nipoti non si fa dono per loro». La lettrice raccontava la piaga del Covid in un suo aspetto meno urlante, ma non meno doloroso. Si riferiva agli anziani delle Rsa che per mesi, mentre si vedevano morire attorno le persone a decine, non potevano avere incontri se non quelli virtuali due volte alla settimana e che ora, esplodendo l’estate, «avranno modo di incontrare un unico familiare, a debita distanza, per quindici minuti a cadenza bisettimanale»: il che significa due mesi interi perché una nonna possa tornare ad incontrare due figli e due nipoti.

È giusto che il governo rischi di cadere per la scuola e per i bambini, ma gli anziani ce li stiamo già dimenticando? E non sto pensando solo alla stretta sussistenza, bensì alla loro lunga vita che ha bisogno costantemente di essere ri-raccontata per non essere persa e dimenticata in primo luogo proprio da loro stessi. I vecchi che sopravviveranno al coronavirus, «meno belli», meno mediaticamente presentabili e interessanti, mentre pagavano un altissimo contributo in termini di vite umane, perdevano mesi di stimoli cognitivi e, se non facciamo qualcosa, ne perderanno altri e ce li ritroveremo in autunno vittime devastate dell’inesorabile decadimento che li avrà colpiti. Gli anziani, dopo aver pagato il prezzo più alto al Covid-19, rischiano di rimanere vivi ma di essere «morti dentro» a causa dell’indifferenza. Quanti sono soli, chiusi in casa, ammalati di paura, evitanti ogni aggregazione o relazione, traumatizzati, timorosi di fare un passo falso e di farsi male, terrorizzati alla notizia che il virus riparta in autunno? La signora che scriveva ci faceva pervenire la sensazione di come questa categoria bistrattata e debole veda le immagini di gente in giro senza precauzioni, di spiagge affollate con bagnanti senza mascherina, di liti politiche dimentiche di loro.

Appare quanto mai doverosa un’operazione di care taking diffusa. Ogni condominio, parrocchia, comprensorio residenziale, dovrebbe adottare un anziano. Si tratta di fare qualche telefonata, portare la spesa, fare un po’ di compagnia, di ascoltare raccontare, di far camminare nel girello dedicando del tempo. Bisogna costruire quella rete di aiuti senza la quale molti rischiano veramente l’abbandono totale, una solitudine ancora peggiore, di quella a cui li ha costretti il virus al quale sono sopravvissuti. Noi che abbiamo ripetuto per mesi 'nulla sarà più come prima' che lezione abbiamo imparato se ce li stiamo già dimenticando e li mettiamo da parte quali fossero una presenza molesta e importuna? Adottiamo tutti, oltre a quelli della nostra famiglia, un anziano solo. Spingiamo la parrocchia, il movimento, il gruppo di amici, le mamme della scuola, i colleghi di lavoro a farlo insieme. Solo insieme ci salviamo.

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