Dove sono i cristiani nella guerra che il Papa chiama «sacrilega»?
martedì 31 gennaio 2023

Caro direttore,
«Avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi». In questo conflitto non vedo cristiani da nessuna parte. Solo gente che non molla l'osso sulla pelle dei propri concittadini e degli altri. Facile pure mandare armi cioè – come dice lei, direttore – fare la guerra col petto degli altri. Dove sono i cristiani, dove sono coloro che manifestano la gioia della fede, anche rinunciando a parte di un territorio pur di non sacrificare la vita dei figli? A che serve fare la faccia cattiva alla Zelensky come se non avesse contribuito pure lui, abolendo di fatto gli accordi raggiunti con Mosca, a provocare quel guerrafondaio di Putin, quasi insensibile e imperturbabile a ogni sofferenza. È il minimo restare attoniti e increduli... Anche il Santo Padre, che pure invoca la pace e pensa alle madri dei soldati di entrambi gli schieramenti, in nome di Cristo dovrebbe esporsi maggiormente e dire a chiare lettere che di Spirito Santo, di Cristo appunto, non se ne vede ombra da nessuna delle due parti. Che cristiana non è né la benedizione da parte dei sacerdoti russi dell’Armata russa e delle armi che usa, né la benedizione della difesa di territori su cui si può e si deve abitare insieme. Francesco d'Assisi ci è maestro in questo... Ma, soprattutto, se la pace non è ciò che ci accomuna e ci rende fratelli del Risorto, siamo perduti... Spero che si faccia molto più di ciò che appare per fermare i massacri. Pazienza, mi perdoni lo sfogo. Il mio è un invito virile a un di più sul piano spirituale per arginare l'escalation di minacce e di morte che sale e che si abbatte da altri pulpiti...

Annunziato Cafarelli


Dove sono i cristiani e i preti cristiani nella carneficina della guerra russoucraina? Se sono veri, accanto alle vittime sui due lati del fronte. Se sono falsi, a imbracciare e benedire i gagliardetti, le armi e a cantar vittoria. Se sono veri a soccorrere chi ha fame e sete di pane e di giustizia, se sono falsi ad architettare piani di “vittoria” facendo finta di non capire quale è e sarà il prezzo della sconfitta di tutti. Questa è la risposta che mi sento di dare, gentile professor Cafarelli. Ma poiché ho esperienza anch’io degli umani sentimenti (quelli su cui fanno calcolo i signori della guerra e i loro corifei) so pure che bisogna capire il naturale istinto e il bisogno anche spirituale che spingono uomini in buona fede a non “lasciar sola” la propria gente e a “sacrificarsi” per essa. Non è eroismo, è un doloroso miraggio e, spesso, una tragica allucinazione. Perché da cristiani dovremmo sempre aver chiaro e come inciso nella carne della nostra esistenza che il “prossimo” che Cristo ci insegna ad amare è prima di tutto chi ci sta vicino, “il fratello che vedi”, ma non è solo lui (cfr. Gv 4, 19-21), perché in Dio impariamo a riconoscerci parte di una famiglia grande, nella quale siamo “fratelli tutti”, come diceva il Santo di Assisi e come insegna il Papa che ha scelto il suo nome. Un’ultima cosa: non capisco la sua richiesta a Francesco di essere più esplicito. Il Papa ha parlato ripetutamente di guerra «bestiale, barbara e sacrilega ». Sacrilega, che si può dire di più definitivo a chi pretende di “battezzare” la guerra e dichiararla necessaria e giusta? E lo ha fatto il Pontefice, letteralmente il «costruttore di ponti», pur continuando a lavorare per rendere possibile – come avviene – un continuo scambio di prigionieri tra russi e ucraini e perché il filo del dialogo non si spezzi del tutto.

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