mercoledì 27 novembre 2019
Dopo la nostra documentata denuncia del 24 novembre, ci scrive la deputata di Iv Lisa Noja, promotrice di un’iniziativa di pressione e vigilanza sul Governo che ha unito maggioranza e opposizioni
(Ansa)

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Caro direttore,

ho letto con molto interesse l’articolo uscito domenica 24 novembre su “Avvenire” e relativo alle violenze subite da migliaia di donne con disabilità nel nostro Paese. Un tema su cui io e altre parlamentari ci stiamo fortemente impegnando. Dopo un primo incontro organizzato al Senato nel dicembre 2018 dall’associazione Fish, infatti, a maggio del 2019, insieme all’onorevole Boschi, ho promosso a Montecitorio un Convegno sul tema della discriminazione multipla ai danni delle donne con disabilità. Un momento di confronto molto partecipato al termine del quale Maria Elena Boschi e io abbiamo assunto l’impegno di portare questo terribile problema nelle aule parlamentari. A settembre abbiamo onorato tale impegno, presentando alla Camera dei deputati una mozione sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza e arricchita da altre tre mozioni proposte dalle opposizioni. Tutte e quattro le mozioni sono state approvate con un voto trasversale all’unanimità (caso più unico che raro di questi tempi) dopo un intenso e profondo dibattito e dopo che il Governo, per bocca della ministra alle Pari opportunità, Maria Elena Bonetti, ha accolto e assunto tutti gli impegni contemplati nelle mozioni. Impegni molto articolati, che riguardano la violenza ai danni delle donne con disabilità, ma anche molti altri campi in cui la discriminazione multipla si manifesta: dalla medicina di genere, al lavoro, fino ad arrivare al diritto stesso alla femminilità e alla maternità, spesso negato alle donne con disabilità.

Nel corso del dibattito parlamentare abbiamo assunto, tutte e tutti insieme, la responsabilità di vigilare affinché le misure richieste al Governo trovino rapida realizzazione, a partire dalla piena attuazione, su tutto il territorio nazionale, degli interventi rivolti proprio alle donne con disabilità già disposti dalle Linee guida nazionali in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza e dal Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, adottato nel novembre 2017. Sappiamo che la ministra Bonetti sta lavorando proprio in tal senso. Il dibattito sulle mozioni che ho richiamato ha rappresentato un momento della vita parlamentare del nostro Paese bello e importante, frutto di un grande lavoro unitario svolto da deputate di tutti i gruppi politici a cui, lo annoto con rammarico, i media hanno dedicato pochissimo spazio. E ciò nonostante, grazie a quel lavoro, il nostro Paese è stato tra i primi ad aver raccolto l’invito diretto dal Parlamento europeo a tutti gli Stati membri con la risoluzione approvata il 29 novembre del 2018.

La lotta alla discriminazione multipla nei confronti delle donne con disabilita passa anzitutto da una grande rivoluzione culturale che richiede attenzione non solo dal mondo politico, ma anche da parte della società tutta. Per questo apprezzo molto l’attenzione che ieri avete dedicato a questo tema e sono certa che, in futuro, seguirete il percorso avviato con l’approvazione delle mozioni parlamentari. All’indomani della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, prendiamo tutti insieme l’impegno solenne di dar voce anche alle donne e alle ragazze con disabilità.

Lisa Noja, deputata di Italia Viva


Gentile onorevole,

grazie, anche a nome del direttore che mi affida questa risposta, per l’attenzione verso le campagne informative di “Avvenire”, ma prima di tutto per aver promosso e realizzato, insieme alle sue colleghe parlamentari, un impegno trasversale su questo fronte. Nell’emergenza senza fine che purtroppo è la quotidiana violenza sulle donne in Italia, quella ai danni di chi convive con una forma di disabilità fisica o cognitiva è ancor più insopportabile. Le storie che abbiamo raccolto e raccontato lo dimostrano meglio di quanto possano fare i dati, già di per sé drammatici: sette donne disabili su dieci che denunciano di essere state vittima di una qualche forma di violenza, il 37% molestate sessualmente, appena il 5% effettivamente arrivate a rivolgersi a un Centro antiviolenza. Ma il fenomeno forse più inquietante è quello dell’incredulità da parte degli stessi Servizi e di molti operatori innanzi alle denunce di queste donne: come se stare su una carrozzina, o avere problemi di vista, o ancora soffrire di un ritardo cognitivo sia una condizione di per sé “diminutiva” della violenza subita. O, peggio, come se una donna disabile non potesse essere oggetto di molestie e maltrattamenti da parte di un uomo. Non è così, anzi, purtroppo è vero il contrario. Proprio perché più fragili, queste donne devono misurarsi più spesso con l’orrore dell’abuso, e del silenzio. L’auspicio allora è che si possa guardare a loro con specifica consapevolezza della gravità del problema. E questo non solo da parte del Parlamento, ma anche da parte del mondo dei servizi alla persona, dell’assistenza sanitaria, delle associazioni e persino dei movimenti impegnati ogni giorno sul campo nella civile battaglia contro la violenza sulle donne, ancora impreparati e per così dire “timidi” su questa difficile ed esigente realtà. “Non una di meno”, come recita lo slogan che ha riportato in tante piazze , l’onda femminista. Senza omissioni e senza equivoci.

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