lunedì 22 dicembre 2014
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La "fortuna" di una vita si costruisce pietra su pietra, investendo lentamente e faticosamente sulle proprie qualità professionali, morali e spirituali e sulla propria comunità. La pubblicità beota che ci martella ogni giorno ci dice al contrario che la fortuna di una vita la possiamo trovare al gioco (senza dover fare la fatica di sviluppare nessuna abilità particolare), anche solo mettendo una moneta dentro una macchinetta e azionando una leva.In Italia si investono circa 100 euro a persona in istruzione e ogni cittadino adulto perde in media circa 300 euro nel gioco d’azzardo, in Germania è pressoché il contrario. E la provincia italiana più "tedesca" di Bolzano quando si è accorta del pericolo ha bandito le slot machine dai bar. Questo, forse, ci aiuta a capire la differenza di condizione, in questa fase delle rispettive vicende civili, tra noi e loro.Il governo Renzi - che ci chiama continuamente, e anche giustamente, a «cambiare verso», che ci ricorda come non esistano più "posti fissi" e che a tutti tocca rimboccarsi le maniche per valorizzare le nostre vocazioni nazionali nella competizione globale - si è improvvisamente distratto di fronte al problema dell’azzardo e ha deciso che non era poi così importante portare a compimento il progetto di legge Binetti che si propone di limitare l’azzardo e proibirne la pubblicità. Per porre fine alla contraddizione logica della pubblicità "negativa" sul fumo che ci ricorda su ogni pacchetto di sigarette che fumando rischiamo la vita e della pubblicità "positiva" sulle magliette dei giocatori e sul dorso delle pompe di benzina che ci invita a "fare" le nostre fortune a un gioco, l’azzardo, che gioco non è.La storia è nota. La legge, pur approvata all’unanimità dalla Commissione Affari sociali della Camera, si è bloccata in Commissione Bilancio, per via di uno dei pareri più tristi e grotteschi mai emanati da parte dei Monopoli dello Stato che paventava il "danno erariale" determinato dalla richiesta della legge di introdurre nelle slot machine il riconoscimento del giocatore attraverso la tessera sanitaria. Si è arrivati a sostenere che questa "complicata" modifica avrebbe bloccato il settore per tre anni producendo 12 miliardi di buco nell’erario. È stato facile svelare la bufala e verificare  con gli addetti ai lavori che le macchine con le opportune modifiche sono, invece, facilmente introducibili e, anzi, già in circolazione. E che una semplice norma transitoria può eliminare il problema. Ma bisogna anche ricordare che lo Stato biscazziere non guadagna, bensì è in perdita se solo si considera che il prelievo fiscale sull’azzardo è inferiore a quello sui consumi (più) virtuosi mancati, che lo Stato stesso deve poi curare la patologia del gioco compulsivo e che molti cittadini distruggono la loro capacità di investire e di produrre ricchezza per sé e per il Paese.La foglia di fico del danno erariale è definitivamente caduta a causa dell’ultima decisione di Governo e Parlamento (spalleggiati e ispirati anche da grandi burocrati che si segnalano per la solerzia con cui proteggono gli interessi del mondo dell’azzardo). Oltre ad insabbiare la legge predisposta da Paola Binetti e le incisive proposte articolate dal Movimento 5 Stelle, si è infatti arrivati ad abbassare il prelievo fiscale sugli apparecchi. È, però, ben noto che i giocatori tendono a sviluppare dipendenza e non hanno alcuna contezza del "prelievo fiscale" pagato dai concessionari, ed è perciò evidente che abbassare le tasse non porterà a un aumento ma a una riduzione del prelievo complessivo. Durante il varo della legge di stabilità le "distrazioni" sono aumentate, con una riduzione della tassazione per i giochi che hanno registrato un calo di entrate e una sanatoria per i centri di scommesse illegali. Sono tanti i settori industriali in Italia che meritano sostegno, ma si continua in politiche che mettono sistematicamente e incredibilmente ai primi posti l’industria dell’azzardo. Eppure la storia del contrasto all’azzardo è una vicenda di grande civiltà e di crescente mobilitazione democratica. Fondazioni anti-usura, associazioni e movimenti cattolici e laici sono in campo da tempo per sostenere le vittime dell’azzardo e premere su una classe dirigente che ,pur con alcune significative eccezioni, si dimostra cieca, sorda e muta. E con il movimento SlotMob, che i lettori di questo giornale conoscono bene per l’adesione e il sostegno che "Avvenire" garantisce con convinzione e forza all’iniziativa, nel settembre 2013 si è deciso di fare un passo specifico e ulteriore: premiare proprietari e gestori di bar (e di altri locali aperti al pubblico) che concretamente svelano l’inganno di Azzardopoli, se ne liberano e ci liberano da "macchinette" e affini. Sono seguiti 73 altri SlotMob in tutta Italia e si è strutturata "dal basso" una realtà che ora raccoglie 200 associazioni piccole e grandi e motiva e muove migliaia di persone. Tutto questo ha incoraggiato tanti amministratori locali all’iniziativa. È comprensibile che siano loro i politici più sensibili al problema. Da Montecitorio non si vede così bene il degrado dei nostri territori urbani, soprattutto di quelli periferici dove l’azzardo popola le strade dei quartieri di una triste tribù di disperati che dilapidano, prendono in prestito e si prestano denaro (è di queste ore la notizia del disoccupato di Genova che ha bruciato i 900 euro di sussidio alle slot e ha poi denunciato di essere stato vittima di un falso furto). Ma noi vogliamo continuare a pensare che quella del governo Renzi sia stata solo una distrazione. L’ennesima della serie e, speriamo, l’ultima. Una distrazione da riparare subito. Per cominciare a «cambiare verso» basta veramente poco. C’è una legge studiata a fondo e già pronta a cui dire sì.
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