domenica 7 ottobre 2012
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Gentile direttore,
ho 71 anni, sono una milanese che da 8 anni vive ad Azzio, nel Varesotto, 800 abitanti circa, niente edicola. Insegnante di inglese dello Stato italiano, con la mia pensione Milano non me la posso permettere. Leggo il suo giornale la domenica, quando arriva fino alla mia parrocchia. Lo leggo dai tempi del 'caso Boffo': per me fu istintivo schierarmi dalla parte vostra. Considero Avvenire interessante e ben fatto, un quotidiano che vale la pena seguire, ma comperarlo tutti i giorni costa denaro. Avrei parecchie cose da esprimere e da chiedere. La prima: ma è mai possibile che i giornalisti – la classe intera dei cronisti, intendo, e mi rincresce ma includo anche voi di Avvenire – non sapessero come vengono distribuiti i soldi ai partiti? Dobbiamo adesso essere costretti ad ascoltare il signor cavaliere Berlusconi che si appropria dell’argomento? La seconda: dobbiamo ergerci proprio ora a difendere la 'libertà di stampa', compatendo un certo signore che sputava sentenze ogni giorno sul suo giornale, e che tende costantemente alla diffamazione? Da ultimo, ciò che più mi preme, non penso, come lei, che esista una parte del Paese che sa ragionare. Esiste sì, ma quanto è numerosa? E che incidenza può avere sulla nostra patria? Quando si sente che la signora consigliere regionale Minetti sbeffeggia e si spoglia, tanto la pensione la riceverà… Quando si capisce che il signor Fiorito avrà, comunque, i suoi 4mila euro al mese di vitalizio… ma che voglia può avere un cittadino di ribellarsi apertamente? Io mi sforzo di leggere il Vangelo, di applicare il «seguite il mio esempio che sono mite». Cerco di obbedire a Santa Romana Chiesa, come mi insegna a fare san Francesco… Ma mi permetta di dirle che sono tanto tanto stanca di sentir parlare di cose teoriche e veder realizzare così poco di buono per il mio Paese e per il mondo. Forse avremmo tutti bisogno di un soggiorno in Africa, o nelle favelas sudamericane o in Afghanistan. Mi scusi tanto, la ringrazio per la pazienza.
Franca Pirazzi Maffiola
 
Posso solo ascoltare con rispetto, gratitudine e infinita simpatia quello che mi dice con questa lettera–sfogo, gentile professoressa. Ma credo e vedo – facendo il mestiere che faccio e, ogni tanto, girando per qualche dovere che è anche piacere questa nostra bellissima patria – che gli onesti sono assai di più dei disonesti. Cerchiamo di raccontarle su Avvenire queste storie anche difficili, ma che rincuorano. E io vorrei rincuorare specialmente lei con una previsione forse azzardata, che però sento molto e che mi mette allegria: la disonestà sta passando di moda e per i disonesti è cominciato un periodo nero, ed era ora. Pensi che riesco persino a sperare che qualcuno di loro pagherà per davvero – e con gli interessi – sprechi e ruberie materiali e morali. Condivido, poi, la sua idea che un «soggiorno» in qualche poverissima realtà di quello che chiamiamo Terzo Mondo aiuterebbe tanti di noi a capire meglio che cosa vale davvero. Ma ho la sensazione che non ci sia più così bisogno di dover andare lontano per capire, e capire bene: il mondo ci è venuto in casa, ieri con coloro che fuggivano da guerre, miseria e fame, oggi con una “crisi globale” che ha fatto di nuovo impennare gli indici di disagio e di povertà nella nostra Italia e che ci sta inducendo (e ancor più lo farà) a rivedere priorità e stili di vita.
Quanto, infine, alla sua stanchezza per certe sterili propagande, temo che da quelle non riusciremo mai a liberarci del tutto, ma spero che almeno da qualche vano propagandista sì. Se i politici che siedono in Parlamento ci ridaranno la possibilità di scegliere i nostri rappresentanti, sarà più facile. Se invece non lo faranno, se cioè non cambieranno in meglio l’attuale pessima legge elettorale, ci spingeranno a liberarci una volta per tutte di interi pezzi di questo quadro politico... Alibi, infatti, non ce ne sono: la riforma elettorale vale tantissimo, eppure è a costo zero. Perciò, cara professoressa Pirazzi, proviamo a essere ottimisti. Ottimisti e vigilanti. Un caro saluto.
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