Diritti umani al primo posto per scardinare l'ingiustizia
sabato 11 dicembre 2021

Caro direttore,

«...il carattere universale, inalienabile, indivisibile e interdipendente dei diritti umani, perché il loro godimento da parte di tutti è una condizione imprescindibile per uno sviluppo autenticamente sostenibile...»: le parole contano, e il presidente Mattarella ha saputo sceglierle nella Giornata mondiale dei diritti umani che abbiamo celebrato ieri. Quel «condizione imprescindibile» suona forte perché senza essere urlato dice molto con un’autorevolezza composta. Esiste, dunque, un’altra via per salvare mondo, anima e democrazia. Però la via bisogna volerla vedere.

Se guardassimo ai diritti umani come primazìa su economia e interessi particolari, la dignità che ne discende vincerebbe sempre su profitti immorali, illegalità, guerre. Forse il mondo, e ognuna e ognuno di noi, sarebbe e saremmo più in pace con la natura e con il senso della vita. Un sogno? Ma senza qualche sogno e qualche speranza, uguaglianza e libertà non avrebbero un lungo cammino e la loro sorella, la fraternità-solidarietà, faticherebbe a stare al passo. La pandemia ha allargato le solitudini, le diseguaglianze, persino le guerre. Però ha offerto una chance al riscatto della politica mondiale se illuminata dal desiderio di partecipare a un cambiamento, a una rivoluzione di pensiero capace di sovrastare le gerarchie, le diplomazie, le lotte. Qualcosa si muove. Qualcuno traccia la rotta. Il Papa non smette di levare il suo grido e muovere i suoi passi a sostegno della giustizia e della pace, e lo fa con la fermezza di una lingua dolcissima. Il movimento di Greta e di un’intera generazione che ha imparato ad amare la Terra, mette l’ambiente al giusto posto. Il summit voluto da Joe Biden sulla democrazia. L’Europa con il suo Next generation Eu. L’Italia col prestigio del premier e la scarcerazione di Patrick Zaki. Sindacati e lavoratori che si mobilitano, e io lo ritengo un bene. Le donne che resistono contro dittatori e autocrati, contro la violenza. Leader come Svetlana Tikhanovskaya che non smette la denuncia di un despota, il presidente bielorusso, capace di usare gli esseri umani come armi a ridosso di un’Europa che dovrebbe accoglierli tutti subito. E sarà difficile chiedere anche solo perdono se un’altra donna o un altro bambino dovessero morire per il freddo e per la fame.

Il futuro è già dentro di noi: scienza, tecnologie, lavori mutati, cooperazione e solidarietà, città ridisegnate, migrazioni, donne che sanno e fanno. È un futuro di contrasti tra il bene e il male, tra la luce e l’oscurità, sapendo che non si presentano sempre netti ma talvolta mascherati e confusi. Però a sfrondare si torna lì, a una politica che se illuminata, e davvero democratica, fa dei diritti umani indivisibili l’asse centrale della propria identità.

La sera di Sant’Ambrogio a raccontare della follia e del male del potere svuotato di senso e umanità è stata una bella messa in scena del Macbeth di Shakespeare e Verdi proiettata nella modernità. Con l’orchestra di Riccardo Chailly, costumi e balletti stupendi, interpreti che 'catturavano' il male e il bene. Il conflitto eterno che Verdi, nato a Busseto e morto a Milano a un passo dalla 'sua' Scala, ha narrato in modi insuperabili: che si trattasse del conflitto per la dignità collettiva contro il sopruso o che si trattasse dello scontro tra tradizioni e amore.

Insomma, depurare politica, società, vita dai sentimenti, dagli scontri, dall’altruismo, è impossibile perché sarebbe un po’ come morire. E ne profitterebbe chi la spinta a migliorare trasforma in rabbia, aggressione, autoritarismo. Il tema è come dare sponda, aiutare le istanze di giustizia, di umanità. Come farle incontrare, e unirle. Le grandi Carte - la Dichiarazione universale appena celebrata e la nostra Costituzione - nascono da storie di pensieri, contrasti, compromessi. E sempre più avanti ci vorrebbero portare e, se sappiamo vedere, ci possono portare.

Deputata Partito Democratico

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