sabato 7 luglio 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
Cinquant’anni di matrimonio, nozze d’oro. Riguardano chi scrive e fanno effetto. È come ritrovarsi in cima a un alto palazzo dove sei salito a piedi, faticosamente, piano per piano. Davanti un panorama che ti può apparire incerto e confuso, ma alle spalle un passato che distingui ancora bene e dove chiarissimo è il giorno delle nozze. Un sabato della prima estate, sette coppie iscritte al "Sacro Vincolo". Il parroco attacca alle nove e continua fino alle 12.30. Impossibile la Messa. Matrimoni sulla catena di montaggio. Ora già questo ricordo marca la differenza con quanto avviene oggi. «Sette matrimoni in un giorno? L’anno passato, in tutto ne abbiamo avuti quindici», mi dice il mio parroco odierno. «Ma che bisogno c’è di sposarsi quando ci si vuol bene?». Lo sento dire ogni volta che tocco il tasto con chi non si sposa «perché tutto è cambiato». È vero: nulla è più come «ai nostri tempi». Non la scienza, meno che mai la tecnica. Non la cultura, la scuola, lo studio, la comunicazione, la moda, lo sport. Non i diritti e i doveri. Non i costumi, rivoluzionati. Sì, tutto è cambiato. E, nel vortice del cambiamento, il matrimonio. Un bel libro scritto dal monaco Franco Mosconi s’intitola: Tobia: Il mestiere di vivere (Il Margine) e commenta la storia di Tobia. Che è esemplare. Tobia deve sposare Sara e tutti temono perché Sara è posseduta dal demone Asmodeo che ha fulminato nella prima notte di nozze i mariti precedenti. È la donna più pericolosa del mondo, Sara, ma stavolta chi la sposa si affida totalmente a Dio. Matrimonio, dunque, da fondare tutto sulla fede (che sarà premiata). «Hai scelto il matrimonio: c’è la vita con l’altra creatura con la quale sei unito finché vivrai. È solo questo impegno che fa grande la tua esistenza», scrive Mosconi. Valeva, questo, al tempo di Tobia ( VII secolo a.C.) e noi cercammo di farlo valere nel nostro. Vale anche oggi? Se stiamo in un ambito di fede cristiana, certo. Ma se ci spostiamo in area "laica" e mediatica, vediamo quanto non sia trendy sposarsi. Anzi: ciò che un tempo era il traguardo inevitabile, adesso è presentato spesso come passo da evitare, scoglio da aggirare, complicazione cui non pensare. Le conseguenze? Varie, tra cui una: la vita così "liberata" non migliora. Sembra anzi che il poter far tutto conduca a non saper cosa fare. E che il poter amare liberamente porti a non saper più amare. Diluviano innamoramenti, attrazione, seduzione, sesso. L’amore, però, è altro. Nei nostri lontani anni verdi furoreggiava un vescovo americano, Fulton Sheen, grande intrattenitore radiotelevisivo. Un suo libro s’intitolava: Tre per sposarsi. I due coniugi e Dio. Un amore trinitario. Oggi, in molti (giovani e no) c’è la sensazione di vivere in un’epoca in cui Dio ha altro da fare che occuparsi di loro. Come se, cambiato tutto, avesse abbandonato la scena e non dovesse più tornare. Ma ha bisogno di tornare chi non è mai andato via? Abbiamo ancora in mente certe domande rivolte al Pontefice durante il Family 2012 a Milano. Quei genitori timorosi per il futuro dei figli, quei divorziati in sofferenza per non poter accedere ai sacramenti. E quei fidanzati preoccupati di pronunciare un sì che vuol dire "per sempre". Il famoso "per sempre". D’altra parte il campo dove si gioca la partita del matrimonio è così che si chiama: "Per sempre". Sia chiaro, è un campo che intimoriva anche noi. Ti chiedevi se avresti provato "per sempre" il piacere di stare con tua moglie e se lo avrebbe provato lei di stare con te. Poi, ciò che avresti scoperto, imparato, saputo nel tempo è che il matrimonio non si tiene sulla base del piacere che ti dà il vivere con un’altra persona, ma sul bene che tu dai alla persona con cui hai scelto di vivere. Volere il bene, la gioia dell’altro: in cinquant’anni non mi è apparso qualcosa di diverso l’amore. Arrivati non per merito, ma per grazia di Dio qui dove siamo, questo noi crediamo di averlo imparato. Non per niente: «Beati voi. Oggi tutto è diverso» ci sentiamo dire dai più giovani. Dio però non è diverso e il suo amore, recita il Salmo (117) "è per sempre". Dio e il matrimonio sono due "per sempre" che s’incontrano. Naturalmente a Dio si deve tendere, la fede non è naturalmente facile e spontanea, talvolta è una dura conquista. Da sapere, comunque, che Gesù può andare a tutte le nozze come andò a quelle di Cana. Basta invitarlo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: