lunedì 19 maggio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro direttore,come difendere nella scuola statale i ragazzi da pratiche formative obiettivamente deformanti? Denunciando i professori, qualificando come pornografico un libro come quello di Melania Mazzucco, nel quale indubbiamente appaiono pagine forti e sgradevoli di minuta descrizione di rapporti omosessuali? Continuo a ritenere, nonostante alcune dure critiche che mi sono state mosse (soprattutto nel web) per il mio ultimo editoriale su "Avvenire", che il risultato di queste denunce, al di là dell’effimero effetto mediatico, sia assolutamente sterile o addirittura controproducente: sembra proprio che la storia non ci abbia insegnato nulla e soprattutto che nulla ci abbia insegnato l’ingenua (e fallimentare) pretesa di garantire la morale sessuale attraverso il diritto penale. La nostra strategia deve essere un’altra. Dobbiamo convincere le famiglie a essere presenti nelle scuole. Dobbiamo vagliare con attenzione tutte le iniziative formative che vengono proposte e attivate ed essere pronti a bloccare in anticipo tutte quelle ideologiche e ingiustificate. Dobbiamo indurre presidi e dirigenti scolastici a rispettare le diverse visioni morali e religiose della vita e a protestare con la massima vivacità quando il pluralismo educativo non venga rispettato (ricorrendo, se è il caso, anche al ministro dell’Istruzione, ma non certo a un giudice). E se non riusciamo a evitare la lettura di libri come quelli della Mazzucco, dobbiamo essere pronti a indicare ulteriori e ben più valide letture. Presentare una denuncia penale è ben più semplice che attivare un simile faticoso lavoro all’interno delle singole scuole, ma questo è l’unico, autentico impegno educativo, che spetta alle famiglie in un momento storico pedagogicamente drammatico come quello in cui stiamo vivendo. Ti sono grato dell’attenzione.Francesco D’AgostinoMa che bella sintesi, caro amico, di ciò che c’è da dire e da fare e della via più propria, ragionevole e difficile che ci sta davanti... Una sintesi utile per rendere chiaro anche a qualcuno che finge di non capire che Francesco D’Agostino e il sottoscritto condividono una solida base di approccio al problema posto nella "scuola di tutti" dalle dirigistiche – e, a volte, anche maldestre – pretese di "erudire il pupo" su temi sensibili. Pretese che purtroppo vanno prendendo piede con frequenza e intensità crescenti, e oggettivamente preoccupanti, anche e soprattutto perché si segnalano per il fatto di essere accompagnate da una sistematica esclusione di ruolo delle famiglie degli studenti coinvolti. Famiglie che giustamente protestano e reagiscono, magari con strumenti non sempre efficaci o adatti.Tu e io la pensiamo alla stessa maniera proprio sulla questione dell’utilità delle denunce penali. E anche questo mi piace sottolinearlo. Anche se, per la verità, dovrebbe già essere chiaro. Lo scorso primo maggio ne scrissi infatti, in questo stesso spazio, rispondendo alle belle lettere di alcuni lettori e alla protesta (contro di noi) di un rappresentante di Forza Nuova. Anche a mio avviso, il piano proprio delle sconcertanti vicende che abbiamo sollevato sulle nostre pagine – dalla storia del Liceo "Giulio Cesare" di Roma al caso, emerso in questi ultimi giorni, del Quinto Circolo Didattico di Treviso – non è quello «penale», ma quello «civile». Non nutro dubbi, certamente, sulla qualità civile delle intenzioni di coloro che hanno deciso di agire penalmente nel caso romano. Ma ritengo giusto e opportuno un altro piano. Civile, appunto. Un piano sul quale – serve dirlo? – ci si muove e ci si esprime con tenace volontà di impegno e di dialogo con chiunque sia disposto a parlare davvero. Cioè con chi non finga che la nostra voce sia diversa da quello che è: niente affatto e vuotamente censoria, ma liberamente alternativa a certo verbo "politicamente corretto", tanto attenta alla realtà dei fatti e rispettosa di ogni persona, quanto chiara nei valori di riferimento e nelle opinioni. Abbiamo, come tu dici, così grande stima del primario «impegno educativo che spetta alle famiglie» e così piena considerazione del ruolo della scuola da non rassegnarci allo svuotamento di questa essenziale alleanza. E proprio sulla cruciale e delicatissima frontiera dell’umano.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI