Dentro una stagione di cose nuove (e digitali)
venerdì 24 settembre 2021

Caro direttore,
la raccolta di firme su web per i quesiti referendari sulla cannabis e sull’eutanasia si è svolta in pochi giorni. Chi ha vissuto la raccolta delle firme in precedenti referendum deve prendere atto che molto probabilmente è terminata la stagione dei banchetti, delle biro, del contributo monetario volontario, dell’organizzazione della presenza dei consiglieri comunali, delle previsioni meteo per sapere dove fare i banchetti.

Ma è davvero finita una stagione? Di più, nel passaggio d’epoca reso più rapido dal dramma del Covid, è arrivata anche la società elettronica: e il passaggio da una democrazia analogica a una democrazia digitale. In una democrazia analogica i segnali prodotti dalla base sociale entrano nel partito e – pur con gli inevitabili rumori e imprecisioni, ossia mediazioni e negoziazioni – sono riprodotti nelle istituzioni politiche. È così che le istanze di un ceto, di una classe o di una ideologia sono state tradotte in leggi, in provvedimenti. Ma in una democrazia digitale il processo non è esattamente così: i segnali sono tanti, non necessariamente sono omogenei, e trovano strumenti digitali per proporsi e diffondersi in modo capillare.

Da anni facciamo esperienza di tecnologie politiche come change.org: alla fine devi solo decidere se firmare oppure no. Una scelta binaria. Ora – grazie allo Spid e all’art. 75 della Costituzione – si può puntare più in alto e digitalizzare il dibattito. O di qua o di là in tempo reale: una democrazia online, più diretta e disintermediata. Se a questo sbocco finale – a questo output – associamo la fase di formazione della coscienza politica – l’input – che avviene attraverso un dibattito non neutro sui social network o nei principali mass media – come alcune inchieste hanno già ampiamente dimostrato – allora ci rendiamo conto che il ruolo dei partiti politici rischia di alleggerirsi ancor di più: con gli algoritmi il fenomeno già in atto sarà accelerato. Se vogliamo intervenire positivamente su questa dinamica, dobbiamo capire come assecondarla ridando centralità al Parlamento e restituendo valore ai partiti politici, che devono interrogarsi su come proporsi in uno scenario che davvero non è più quello che li ha visti nascere, crescere e diventare grandi. È una questione che riguarda anche i corpi intermedi.

Dietro la raccolta di firme ci sono delle associazioni in carne e ossa, come è stato tante volte anche nella storia della nostra Repubblica. La forza di movimento delle associazioni popolari ha permesso di raccogliere le firme: eppure anche per questi soggetti la scelta della tecnologia elettronica è stata decisiva. La vera questione che abbiamo davanti è la qualità della nostra democrazia alla luce dei mutamenti elettronici, che non saranno solo di prassi tecnologica ma – sempre di più – di forma mentis, di visione delle cose. L’Intelligenza artificiale non può non essere accompagnata da una solida e organizzata Intelligenza sociale e collettiva. Il Papa, con la Laudato si’, ha tracciato una linea importante che ci sta guidando nella transizione ecologica e ambientale. Ma l’altra dimensione del cambiamento d’epoca sarà la transizione digitale. Rerum novarum, ancora una volta: bisogna iniziare a pensarci.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: