venerdì 18 febbraio 2011
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La ricorrenza dei Patti lateranensi del 1929, e del Concordato del 1984, coincide quest’anno con le celebrazione dei 150 anni dell’unità d’Italia, e ciò spinge a riflettere sul significato che la presenza del Papato ha per il nostro Paese, e sul posto che l’Italia ha nel cuore della Chiesa. Gli Accordi del Laterano riflettono bene questo intreccio nella storia italiana unitaria. Essi pongono fine ai conflitti ottocenteschi tra Stato e Chiesa, si proiettano nel futuro quando sono richiamati nella Costituzione democratica e revisionati del 1984.Il Trattato del Laterano riconcilia l’Italia con la Santa Sede, e lo fa superando difficoltà minori di quanto si possa ritenere, perché pur in un clima di aspro scontro con la Chiesa gli artefici del Risorgimento avevano saputo mantenere una qualche moderazione, rifiutando strappi definitivi, e tendenze francesizzanti proprie dell’Ottocento. Consapevoli del legame che univa popolazione italiana e cattolicesimo, gli statisti liberali evitano di colpire l’autonomia della Chiesa, mantengono l’insegnamento religioso nella scuola elementare (la scuola di massa dell’epoca) introducono il crocifisso nelle scuole, non infieriscono quando alcuni ordini religiosi rinascono dopo la pesante soppressione delle "leggi eversive". Anche la Legge delle guarentigie del 1871, respinta da Pio IX e dai suoi successori perché non riconosceva al Papa una sovranità territoriale, segnala lo sforzo di garantire la Santa Sede da ingerenze italiane. Anche perciò, la soluzione del 1929 soddisfa l’esigenza primaria del Vaticano, quando prevede, sia pure su un territorio minuscolo, una sovranità vera per i pontefici, riconoscibile da tutto il mondo.I Patti del Laterano permettono ai cattolici italiani di agire come forza sociale e morale autonoma, in conflitto quasi perenne con il fascismo, e di intervenire quando la dittatura porta il Paese alla rovina. I massimi esponenti del cattolicesimo democratico possono candidarsi alla direzione dello Stato scrivendo, insieme a quelli delle altre forze politiche popolari, la Carta fondamentale. Di qui il valore strategico dell’articolo 7 della Costituzione che recepisce i Patti lateranensi, riconoscendo il ruolo che essi possono svolgere nel tener fermo il rapporto tra la giovane democrazia italiana e la Chiesa come fonte storica e ideale della coesione sociale. Ma gli Accordi del 1929 assolvono a una funzione propulsiva anche dopo la Costituzione, sino ai nostri giorni. Essi favoriscono l’estensione del principio di bilateralità ad altre confessioni religiose che possono stipulare (ad oggi ne esistono sei) Intese con lo Stato italiano.Con la revisione del 1984, si armonizzano le norme del Concordato con quelle costituzionali e si apre la strada alla riforma complessiva della legislazione ecclesiastica che nel corso degli anni diviene una delle legislazioni più avanzate del continente europeo. Diversi contenuti del nuovo accordo sono ripresi dai concordati stipulati dalla Santa Sede in Europa, soprattutto nei Paesi dell’Europa orientale dopo la caduta del comunismo. I princìpi di collaborazione tra Stato e Chiesa, l’impegno in difesa dei diritti umani, la libertà di educazione religiosa delle nuove generazioni, sono recepiti nei Concordati con la Polonia e il Portogallo, con la Slovenia e i Länder tedeschi, la Croazia, i Paesi Baltici, e riflettono in filigrana le relazioni ecclesiastiche proprie dei processi di integrazione europea.Visitando il Quirinale nel 1964, Paolo VI si rivolse all’Italia dichiarando: «Vogliamo bene, un bene tutto spirituale, tutto pastorale oltre che naturale, a questo magnifico Paese. E non dimentichiamo i secoli durante i quali il Papato ha vissuto la sua storia, difeso i suoi confini, custodito il suo patrimonio culturale e spirituale, educato a civiltà, a gentilezza, a virtù morale e sociale le sue generazioni».L’Italia che realizza nell’Ottocento l’unità politica, si è formata come nazione nei secoli, avendo nel Papato e nei princìpi cattolici l’asse portante della propria identità spirituale. Oggi la Costituzione e gli accordi con la Santa Sede costituiscono strumenti preziosi per la crescita della società civile, e per il rispetto di quei valori etici necessari per la tutela dei più deboli e la coesione della collettività.
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