Commissione parlamentare d'inchiesta sul gigantesco affare di Azzardopoli
giovedì 30 luglio 2020

Caro direttore
come tu ci hai più volte spiegato, per affrontare una questione seriamente non basta parlarne ogni tanto, ma occorre affrontarla con continuità. Come fa “Avvenire” su diversi fronti. Azzardopoli è uno di questi ed è un “caso semplice” per capire il meccanismo del potere prevalente nel nostro Paese, il potere delle lobby e la debolezza della politica. Nella ricca Trento una consigliera comunale è stata attaccata violentemente via social perché si oppone al tentativo della Provincia di rimandare sine die l’entrata in vigore di una legge che rende più difficile l’offerta endemica dell’azzardo su quel territorio. In Piemonte la giunta Cirio vuole abolire le norme di una legge del 2016 che ha contrastato gli interessi dell’industria dell’azzardo in quella Regione. Nonostante l’opposizione di alcuni consiglieri e di una parte significativa della società civile e responsabile, l’inerzia del periodo estivo favorirà prima o poi tali blitz che trovano fondamento, come sempre, con il ricatto occupazionale. Dopo il caso Autostrade, è importante affrontare il nodo delle concessioni pubbliche dell’azzardo alle società multinazionali come Lottomatica e simili. Sembra un tabù, ma va affrontato ora, in questo tempo dove si parla di “riforme strutturali”, come ha sempre messo in evidenza la realtà di Slot Mob che ha iniziato a premiare i bar senza azzardo per dire che esiste un modo giusto di stare al mondo, una umanità capace di testimoniare il valore del legame sociale più forte del potere del denaro. La questione azzardo è come una cartina di tornasole che per- mette di conoscere il grado di inquinamento di un sistema per poterlo bonificare. Se ne vogliamo davvero uscire fuori, non possiamo limitarci a curare i danni, ma dobbiamo agire sulle cause tornando a una gestione pubblica dell’azzardo che sia responsabile e disincentivante. In tal modo eviteremo di raggiungere ancora l’impressionante (e parossistica) cifra di 110 miliardi di euro di raccolta annuale (dati 2019) per produrre entrate erariali da 10 miliardi di euro, risorse che vanno cercate tassando più equamente la rendita e non certo continuando a incentivare attività che producono disagio sociale e dipendenza. Si comprende la buona fede degli appelli a Conte per non far riaprire, dopo il picco della pandemia di Covid-19, il “casinò diffuso” in Italia, ma nulla si può fare se non si agisce sul nodo delle concessioni che esibiscono in bella mostra il logo della «Repubblica democratica fondata sul lavoro». Servirebbe una commissione di inchiesta per far luce sulla storia di questi ultimi decenni, gli interessi prevalenti e la debolezza o complicità delle forze politiche. Ma in questa legislatura, che pure ha introdotto il divieto di pubblicità dell’azzardo, norma importante a difesa delle influenze indebite sulla libertà di stampa, non esiste più quell’intergruppo parlamentare sull’azzardo che Lorenzo Basso ha guidato, esponendosi personalmente anche contro le direttive di partito. Un esempio di politica degna che deve trovare il suo modo di farsi sentire proprio adesso se non si vogliono abbandonare i territori a condurre battaglie solitarie e dal destino segnato.

Carlo Cefaloni

Condivido non solo lo spirito, ma ogni singola parola di questa proposta, caro Carlo. E spero che venga presa sul serio non solo dalla forze di maggioranza ma anche da quelle di opposizione, nonostante il trasversale “partito” occulto (ma non troppo) che sui banchi parlamentari e su quelli di governo (nazionale e locale) come anche nei gangli della Pubblica amministrazione veglia sull’ormai gigantesco affare dell’azzardo. In questi anni abbiamo documentato, come lo hanno fatto altri pochi e coraggiosi giornalisti e studiosi, a cominciare da te e dai tuoi colleghi di Citta Nuova, l’impressionante dilagare della metastasi di Azzardopoli. Nessuno può smentire quello che è avvenuto e che continua ad accadere. E nessuno può nascondere l’arrogante pressione esercitata dalle lobby dell’azzardo per impedire norme sgradite, disapplicare regole, capovolgere leggi, impacciare un’informazione libera e di qualità sul tema. Sempre sul confine sottile tra luce e ombra, legalità e illegalità, come del resto tutta questa attività drammaticamente – e costitutivamente direi – infiltrata dalle mafie come attestano provvedimenti e sentenze della magistratura, report della Banca d’Italia e rapporti di Università e Centri studi “indipendenti” dal soffocante strapotere economico dei signori delle scommesse, delle slot machine e dei gratta-evinci. Ci vuole proprio un’inchiesta parlamentare come si deve per aprire gli occhi a chi continua a non voler vedere...

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