venerdì 12 novembre 2010
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La Parola di Dio è il cuore della vita credente. Grazie alla Parola la Chiesa cresce e, forte di Cristo, nel suo nome è capace di navigare i tempi della storia, in attesa della beata speranza.Nella XII assemblea sinodale (5-26 ottobre 2008) i Padri, successori degli Apostoli, provenienti da tutti i continenti e raccolti intorno alla Parola posta simbolicamente al centro, si proposero di riscoprire ciò che nel quotidiano è dato per scontato: Dio parla a ogni uomo, risponde alle domande di ciascuno. Benedetto XVI, in ascolto di quella solenne assise, ieri ha donato alla Chiesa e a tutti gli uomini l’esortazione post-sinodale Verbum Domini allo scopo di «indicare alcune linee fondamentali per una riscoperta, nella vita della Chiesa, della divina Parola, sorgente di costante rinnovamento», desiderio di una rinascita ecclesiale che nella Parola stessa trovi il cuore di ogni iniziativa pastorale. Riscoperta e rinascita, rimando di parole che non nascondono la preoccupazione del Papa per una pastorale dell’annuncio imbrigliata nel tempo del non ascolto: una preoccupazione che si evince già dal magistero degli ultimi pontefici che dal Concilio Vaticano II – dalla splendida pagina della costituzione Dei Verbum a oggi – vogliono dare slancio a una nuova evangelizzazione, riproporre con estrema autenticità la sfida del Vangelo a un tempo e a un mondo sempre più provocati da parole senza senso. Sfida di verità che trasformi in Buona Notizia le cattive novelle di un uomo senza speranza, di un mondo senza futuro e di una storia senza appelli di riscatto, sfida per una Parola che «continui a dimorare, a vivere e a parlare a noi lungo tutti i giorni della nostra vita».Nell’esortazione di Papa Benedetto la giusta preoccupazione per un mondo da trasformare, per una gioia da annunciare nella difficoltà di un tempo da rievangelizzare, si unisce tuttavia alla consapevolezza di una Chiesa viva e operosa, forte di una Pentecoste perenne che racconta di vivacità di esperienze, di lingue, di storie di uomini e donne che, grazie alla Parola, sanno dare significato ai loro giorni. Una Chiesa in cui sono presenti i «molteplici modi dell’esperienza di Dio e del mondo, la ricchezza delle culture», dove è possibile rintracciare la vastità dell’esistenza umana e, «a partire da essa, la vastità della Parola di Dio». Formidabile attributo, vastità, per descrivere un avvenimento, la Parola, che mentre rivela trasforma, che dice rinvigorendo, che professa la Verità rinnovando la faccia della terra.Scambio di lettere per ricostruire il tessuto umano, la Parola dona Dio all’uomo e l’uomo a Dio. Benedetto XVI lo afferma, e ricorda che proprio l’annuncio della Parola «crea comunione e realizza gioia», e per questo è urgente rimettere la Parola al centro degli avvenimenti per rilanciare l’avvento della gioia possibile: una gioia profonda, «dono ineffabile che il mondo non può dare. Si possono organizzare feste, ma non la gioia». Per questo è necessario, dice il Papa, che le conclusioni del Sinodo possano essere capaci di influire sulla vita della Chiesa, «sul personale rapporto con le Sacre Scritture, sulla loro interpretazione nella liturgia e nella catechesi, come anche nella ricerca scientifica». Tutto questo perché la Parola, la sola che può riconsegnare la gioia al vissuto umano, «non rimanga una Parola del passato, ma una Parola viva e attuale».Sfida che parte da lontano, l’evangelizzazione è il cuore dell’avvenimento che invia gli Apostoli tra gli uomini a raccontare del futuro, a incoraggiare nel presente, a dare significato a ogni memoria passata. Oggi come sempre la Chiesa accoglie il comando del Maestro perché la Parola finalmente corra veloce.
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