venerdì 30 luglio 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro direttore,non mi ha stupito leggere in questi giorni delle inchieste scaturite da "Vallettopoli" riguardanti la droga e le "presunte" tangenti per "ammorbidire" i controlli amministrativi nelle discoteche milanesi. Erano fatti noti alla gran parte dei milanesi, anche se solo ora ottengono pubblicità. I gestori onesti sono soggetti a controlli meticolosi e qualcuno è costretto a chiudere. Mentre qualcun altro, che sa a quali porte bussare, viene "avvertito" tempestivamente e magari coperto da funzionari disonesti. Per averne conferma basta essere in confidenza con qualche gestore.Ma il problema più grave, anch’esso notorio, è la diffusione del consumo di cocaina. I drogati sono tantissimi, non solo i volti noti denunciati dai giornali: ma un vero e proprio esercito, come dimostrano le statistiche. È una piaga sociale paragonabile al consumo di eroina negli anni 80, che ha distrutto parte di una generazione, ma dato che la cocaina causa ben poche morti visibili non viene demonizzata come l’eroina (ormai venduta a cinque euro la dose ai più emarginati della società).Peccato che chi fa uso della polvere bianca, solo dopo anni si renderà conto dei suoi effetti devastanti. In più c’è il fatto che il traffico di polvere bianca crea fiumi di banconote verso le casse della criminalità organizzata, della mafia, con le gravissime ripercussioni che tutti conosciamo sulla vita civile ed economica del nostro Paese. Non dimenticando che questa sostanza stupefacente, tanto candida, è macchiata di rosso, per il sangue di centinaia di persone ogni giorno, anche donne e bambini, in tante parti del mondo.Ci si lamenta spesso del mondo in cui viviamo, di chi ci governa, politicamente ed economicamente, e di chi ci avvelena con l’inquinamento, ma è così difficile fare uno sforzo per essere più responsabili almeno verso noi stessi e lottare contro l’omertà, indignandoci quando è necessario? E i genitori non dovrebbero prevenire piuttosto che, poi, combattere una battaglia già persa una volta che i loro figli hanno varcato il "tabù" e sono caduti nella voragine bianca?

Daniele Coassin

Non vedo tutto nero, anzi tutto irrimediabilmente e tragicamente "bianco", gentile signor Coassin. Ma vedo anch’io, come lei, un irresponsabile e pericoloso tasso di assuefazione all’insediarsi della coca nel rutilante scaffale dei prodotti della nostra società dei consumi. Così come vedo discutibilissimi personaggi elevati con leggerezza a testimonial mediatici dello sballo alla moda. E poiché piace pure a me che si chiamino le cose col loro nome – cosa che del resto su Avvenire facciamo senza compiacimento, accondiscenze e stanchezze – mi pare importante sottolineare con forza ciò che va sottolineato. È "omertà" il vero nome dell’assuefazione e dell’indulgenza nei confronti dello stupefacente mito e del lercio business della cosiddetta "neve". Lei, caro lettore, fa bene a ricordarlo a tutti. Perché fa bene dire e ridire che certe battaglie si affrontano davvero prima che i morti e i feriti siano già sul campo. Continuiamole, allora, con determinazione e speranza.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI