martedì 25 giugno 2019
Riforma del regolamento di Dublino, Ius culturae per la cittadinanza, permessi di ricerca di lavoro, «regolarizzazione» e una svolta normativa sull'asilo
Foto archivio Ansa

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Cinque suggerimenti sull’immigrazione. Non di grosse e complicate riforme, che poi resteranno bloccate in Parlamento per anni, ma piuttosto di azioni concrete, in più direzioni, sfruttando leggi già approvate o che sono state a un passo dal traguardo finale. Chi ha a cuore il futuro della nostra società, ovunque si collochi politicamente, non può più limitarsi a criticare certe azioni di governo e le uscite plateali del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Andiamo per ordine.

1. Rilanciare la riforma del Regolamento di Dublino, già approvata dal Parlamento europeo, il 16 novembre del 2017, con una maggioranza schiacciante: 390 sì, 175 no e 44 astenuti. Questa prevede che le domande non vengano più esaminate nel primo Paese d’ingresso: i richiedenti asilo andrebbero distribuiti obbligatoriamente in tutti i Paesi dell’Unione, in proporzione a popolazione, Pil, grado di sviluppo economico, legami familiari dei richiedenti asilo con uno specifico Paese. Esattamente quello che Lega e 5stelle si sono posti come obiettivo nel loro 'contratto di governo'. È inspiegabile che la Lega si sia invece alleata con i governi dell’asse 'sovranista', che al contrario non vogliono nei loro confini nemmeno un profugo e un migrante. Il nuovo Regolamento di Dublino, per diventare operativo, ha però bisogno del 'sì' del Consiglio europeo, dove siedono i capi di Stato e di Governo dell’Unione. Bisogna aprire fitte trattative con i partner perché questo avvenga, sperando che non sia troppo tardi.

2 . Riprendere in mano la riforma della legge sulla cittadinanza per i bambini e i minori. Chiamarla ius soli – come su queste pagine è stato spiegato e rispiegato – ha aiutato l’insorgere dell’equivoco, cavalcato da partiti di destra, dai social e anche da diversi organi d’informazione, che bastasse esser nati in Italia, magari il giorno dopo uno sbarco, per essere nostri concittadini. Matteo Salvini, senza che nessuno lo contestasse, è arrivato a dire in tv che con quella legge si voleva dare la cittadinanza «al primo che passa». Al contrario, la riforma già approvata dalla Camera nell’ottobre 2015, e poi lasciata due anni in naftalina, prevedeva che il bimbo dovesse nascere da una famiglia già integrata, in quanto con almeno un genitore provvisto di permesso di lungo soggiorno. È esattamente lo stesso principio che vale in Germania e nel Regno Unito. Ma forse nessuno lo sapeva. C’era poi un secondo e decisivo aspetto della riforma, il cosiddetto ius culturae legato alla formazione dei nuovi piccoli cittadini nelle scuole italiane e in altre agenzie educative (dunque, basato su una grande fiducia nella capacità attrattiva e formativa della nostra cultura nazionale) e, però, tenuto incredibilmente ai margini del dibattito pubblico sulla questione. Bisognerà aprire trattative ed essere pronti ad accettare modifiche. I 5Stelle non possono certo dimenticare di aver depositato nel giugno del 2013 a Montecitorio una proposta di legge ancora più radicale di quella abortita al Senato nel 2017, sostenuta da ben 95 deputati, tra i quali Di Maio, Fico, Toninelli, Bonafede.

3 . Vanno proposti e sperimentati, in numero contingentato, permessi di ricerca lavoro della durata di un anno che diano allo straniero che entra nel nostro Paese la possibilità di trovare un’occupazione nei molti settori, a cominciare dall’assistenza familiare, nei quali abbiamo documentato bisogno di questo contributo. È inconcepibile urlare ai 'clandestini' senza concedere la possibilità di un ingresso regolare. È dal 2014 che i vari 'decreti flussi' non sono aperti al lavoro subordinato non stagionale. Anche quello del 2019, che concede appena 30.850 ingressi, si rivolge in prevalenza al lavoro stagionale, con l’aggiunta di permessi di studio e poco altro.

4 . Non può più tardare una regolarizzazione, che in buona parte coinvolgerebbe i cosiddetti 'overstayers', persone che sono entrate nel nostro Paese con un permesso turistico e poi hanno trovato un lavoro. Tante badanti, ad esempio ucraine o moldave o sudamericane, sono in queste condizioni. I nostri astrusi sistemi di ingresso comportano che ogni tot anni venga svuotato il bacino di irregolari, e l’ottava e ultima sanatoria venne approvata dal governo Monti nell’ormai lontano 2012. Quanti siano gli irregolari è difficile stimarlo: alcuni istituti si rifiutano di farlo, per l’Ismu erano poco più di 500mila nel 2017, per il presidente del-l’Istat Gian Carlo Blangiardo sarebbero 600mila oggi, mentre Salvini è passato in pochi mesi da una stima di 500600mila «clandestini» a una di 90mila, alla vigilia delle Europee. Quello che è certo è che il provvedimento di emersione avrebbe un effetto positivo sulla percezione di sicurezza, andrebbe incontro alle difficoltà contrattuali di molte piccole imprese e sarebbe un vantaggio per le casse dell’Inps.

5 . In chiusura, quello che forse avrebbe dovuto essere il primo punto: una svolta normativa in tema di governo dell’immigrazione e nella gestione delle persone richiedenti di asilo. Bisogna uscire dalla retorica e valutare gli effetti concreti dei due Decreti Sicurezza varati dal governo su impulso del ministro Salvini. Persino sorvolando sulle norme introdotte con il provvedimento-bis, che fissano pesanti multe (sino a 50mila euro) per le navi che salvano naufraghi e non accettano di riportarli nel «porto sicuro» che la Libia non è, bisogna prendere atto che il primo testo – smantellando protezione umanitaria e percorsi di inclusione – sta provocando, secondo una stima dell’Istituto Ispi, 137 mila nuovi irregolari in due anni. 'Avvenire' ha definito queste norme «la legge della strada», perché è sulla strada che decine di migliaia di persone vengono così letteralmente gettate. Realtà associative solidali stanno cercando di limitare i danni e l’insicurezza per richiedenti asilo e cittadini che questo provoca, ma va ripristinata una copertura economica minima efficace (ora abbattuta da 35 fino a 20 euro) per poter garantire – come fanno gli altri Paesi d’immigrazione – una seria accoglienza ai richiedenti asilo, con insegnamento dell’italiano, attività di formazione e orientamento professionale oltre che di 'restituzione' alle comunità cittadine in cui i centri sono collocati.

Queste prime azioni dovrebbero essere guidate da una convinzione granitica. Così come altre, più specifiche, a partire da un nuovo, grande impulso ai 'corridoi umanitari' – avviati più di tre anni fa per un’iniziativa ecumenica 'dal basso' di Comunità di Sant’Egidio, Evangelici e Valdesi e Confererenza episcopale italiana in accordo i ministeri degli Esteri e dell’Interno – e che lo stesso premier Giuseppe Conte ha richiamato e lodato nei giorni scorsi. Occorre, con pazienza e ostinazione, cercare consensi, in tutti i partiti e in Europa. È una prova per le forze di opposizione e per settori responsabili delle formazioni oggi al governo. Costruire ponti e strade di convivenza è l’unica scelta. Da soli si lanciano soltanto vuoti proclami.

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