martedì 1 marzo 2011
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Caro direttore,le scrivo questa lettera per chiedermi pubblicamente: su chi sta investendo la società? Faccio parte della parrocchia di San Bartolomeo in Tuto a Scandicci (Fi), abito a Campi Bisenzio, ho 26 anni e mia moglie 25, aspettiamo una bambina e abbiamo un figlio in cielo. Ho molti amici coetanei nella parrocchia che, come me, hanno deciso di sposarsi perché credono nella famiglia e nella sua importanza per la società. Io ringrazio Dio perché ho una casa che apparteneva a mio nonno paterno e con i soldi del nonno materno e l’aiuto dei miei genitori abbiamo potuto ristrutturala e dividerla con mio fratello, anche lui sposato. Ma molti dei miei amici hanno avuto problemi a cercare una casa, sia per comprarla che per prenderla in affitto visto i prezzi. Inoltre le metrature delle case sono relativamente piccole per chi vuol avere dei figli, creare una famiglia. Dove sta investendo la società? Nella famiglia? No, di sicuro. Investe sui single, sulle coppie che convivono nei fine settimana. Ma questo è un investimento per il futuro? Non voglio fare un’analisi sul ruolo sociale della famiglia visto che ci sono persone molto più brave di me in materia, ma voglio chiedere alla destra, alla sinistra, a tutti coloro che ci dovrebbero governare: «Non è forse più importante sostenere la famiglia?». Pensate alle spese di una coppia per la casa e per i figli. Quanta Iva pagano fra mobili, pannolini, pappe, vestiti, cartelle, libri, medicine ecc.? Non voglio fare il materialista, ma se non sostenete le giovani coppie che si vogliono sposare per vivere tutta la vita insieme, per avere dei figli, rinunciando anche alla carriera, alle vacanze da sogno, ai vestiti di marca, chi pagherà le nostre pensioni? Chi porterà avanti la nostra società? Quest’anno festeggiamo i 150 anni dell’Unità d’Italia, ma quanto ancora esisterà il popolo italiano, se non facciamo più figli? Siamo un popolo vecchio! Dopo la vecchiaia c’è la morte. Faccio un appello: aiutate le giovani coppie che vogliono formare una vera famiglia perché salveranno l’Italia. Non ci lasciate soli: i giovani che si sposano sono disposti a fare rinunce, a stare nella precarietà, sono coppie coraggiose. Sostenetele, date fiducia alla famiglia, altrimenti invece di festeggiare il compleanno dell’Italia celebreremo il suo funerale.

Marco Romolini, Campi Bisenzio (Fi)

Le sue domande, caro signor Romolini, sono da anni e anni le nostre. I suoi interlocutori sono quelli a cui continuiamo a rivolgerci anche noi. Le sue preoccupazioni sono al centro delle nostre battaglie. In poche parole, siamo d’accordo su tutto. Anche sulla sua amara considerazione finale. Poco meno di un anno fa, il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, usò un’immagine drammatica per invitare ad aprire davvero gli occhi sui problemi che lei vive sulla sua pelle: «L’Italia – disse nella sua prolusione all’Assemblea generale della vescovi italiani – sta andando verso un lento suicidio demografico». E a fine gennaio, aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei, dopo aver ricordato che «noi viviamo anzitutto in una società di famiglie» e che l’Italia è «viva» grazie a questo, ha invocato con urgenza una «politica preveggente» che cambi radicalmente l’atteggiamento dello Stato verso la famiglia e non solo ne riconosca il ruolo formalmente, ma ne faccia la «base per rilanciare il Paese». Ci sono proposte in campo – a cominciare da quella, ben congegnata, del "fattore famiglia" messa a punto dal Forum delle famiglie – che aspettano solo di essere messe in pratica. E io la penso come lei: ogni giorno di ulteriore attesa è un’ingiustizia e un atto di autolesionismo.
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