Chiediamolo ai bambini
sabato 6 luglio 2019

I bambini hanno accolto con entusiasmo l’invito a mettere sul davanzale delle finestre, sui balconi, nei cortili, una bacinella d’acqua fresca. Fa tanto caldo, l’aria è afosa, pesante, irrespirabile e gli uccellini, i cani, i gatti randagi faticano a trovare una fonte d’acqua per dissetarsi. Lo sappiamo, perciò ci diamo da fare pur di salvare loro la vita. I bambini lo hanno capito subito. A dire il vero, i bambini, adeguatamente aiutati a riflettere, arrivano sempre a emettere un giudizio sereno, misericordioso, vero anche sui casi più difficili. Chiedi a un bambino se sia giusto dare da mangiare e bere a un ammalato che non ce la fa da solo e vedi che cosa ti risponde. Chiedigli se sia giusto respingere in mare tanti bambini come lui, insieme alle loro mamme e ai loro nonni e vedi che cosa ti risponde.

Non vogliamo peccare d’ingenuità, nel modo più assoluto. Sappiamo bene quanto articolata, complessa sia la vita. Perciò, quando la politica deve decidere su fatti di fondamentale importanza, non può non tener presente tanti aspetti diversi e anche contraddittori. Proprio per questo occorre essere preparati, competenti, umili, e tener presente il parere di tutti, anche di chi non occupa importanti posti nelle istituzioni. Occorre mettersi in ascolto anche della gente semplice, delle mamme, dei bambini. Senza paraocchi, senza pregiudizi, senza ideologie, persino – non dite che siamo sognatori – senza badare alle prossime elezioni.
La persona umana, innanzitutto. Sempre. Comunque. Dovunque.

«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero, e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto...». Dello sfortunato incappato nei briganti non sappiamo né il nome, né il colore della pelle, né la sua condizione economica. Avrebbe potuto essere un mendicante o un sultano, un contadino o un commerciante, non ci interessa. È un uomo, quindi, è mio fratello in umanità. Nei suoi confronti ho dei doveri ai quali non posso sottrarmi.

Vi siete mai trovati in una situazione angosciosa, bisognosi di aiuto, mentre qualcuno, da lontano, vi guarda con freddezza, e lentamente riprende la sua strada? A me, sì. Eravamo in montagna, ad alta quota. Uno dei miei amici si sentì male, barcollò, iniziò farfugliare. Ebbi paura. Mi riuscì di portarlo giù e di adagiarlo sotto un porticato. L’aria era bollente, le strade deserte, non tirava un alito di vento. Passò un uomo. Gli chiesi aiuto. «È il caldo», ripose scostante. Volli insistere:«Sta male, la prego, mi dica dove posso trovare un medico, un ospedale, una farmacia». Fece spallucce e tirò dritto. «È il caldo», ripeté…

Un giovanotto, in Francia, dieci anni fa, ebbe un incidente stradale. Si chiamava, e si chiama, Vincent. Vincent Lambert. Rimase paralizzato, in uno stato di minima coscienza. Non è attaccato alle macchine, respira autonomamente, non è in fase terminale. Semplicemente necessita di essere curato e alimentato, come tanti nostri malati allettati, in ospedale o nelle case di riposo. Per legge a decidere sulla sua sorte è la moglie che si dice d’accordo per mettere fine alla sua vita. I genitori, invece, stanno facendo di tutto per strapparlo alla morte di Stato.

La Francia, infatti, la laica Francia, la Francia dell’Illuminismo, la culla dei diritti umani, ha decretato che Vincent Lambert deve morire. E come? Ammazzarlo, no, sarebbe un pugno negli occhi. Fosse legato a una macchina, si sarebbe potuto staccare la famosa spina. Che cosa fare allora? Come eliminare Vincent senza dovere arrossire il volto? L’unica cosa da fare è sospendere l’alimentazione e la idratazione. In altre parole, la Francia dei dirtti umani lascerà morire di fame e sete un suo figlio. Non lo ammazzerà lo lascerà morire, impedendo anche ai genitori di aiutarlo. Ma questo è semplicemente atroce.

Mentre i nostri bambini lasciano sui balconi e nei cortili bacinelle d’acqua per gli uccelli e i cagnolini randagi, un uomo come me, come te, viene condannato a morire di fame e sete. Se gli adulti, aggrovigliati nelle leggi, che dicono e si contraddicono, non se ne sanno uscire, chiedano ai bambini che cosa fare. In questo mondo lungo e largo c’è spazio anche per Vincent. Uccidendo Vincent si uccidono anche i suoi genitori e tanti ammalati in condizioni simili alla sua. Si uccide la speranza. Basterebbe questo aspetto a far desistere da ogni decisione funerea.

In questi giorni l’uomo che incappò nei briganti si chiama Vincent. Davanti alla sua sventuta tanti tirano dritto, fingono di non vedere, si nascondono dietro i paraventi di questa o di quella legge, questo o quel comitato. Necessita la presenza di un Samaritano buono che non abbia paura di sporcarsi le mani. Che sappia scendere dal suo cavallo di orgoglio e di pregiudizi ideologici e venire avanti. Non fare a Vincent, ai suoi vecchi genitori, alle tante persone che vivono in uno stato di minima coscienza, agli anziani, agli ammalati allettati, ciò che non vorresti fosse fatto a te. Fagli ciò che vorresti per te.

Alla domanda su chi, quando e fino a quando un uomo può dirsi un uomo, non sapremo mai rispondere del tutto adeguatamente. Appena tentiamo di dare una qualche definizione rischiamo di cadere in una trappola perché ogni uomo è mistero a se stesso. Vincent è e rimane un uomo. Un uomo che mi aiuta a riflettere e rimanere uomo. Che mi ricorda quanto fragile è la vita e come da un momento all’altro può essere stravolta. Se ancora siamo in dubbio sulla sorte di Vincent, non ci resta che metterci in ascolto dei bambini. Loro di certo non ci inganneranno.

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