Chiamati alla responsabilità: no a personalismi ed estremismi
sabato 9 gennaio 2021

Caro direttore,

sono rimasta, come tutti, molto colpita dalle parole del presidente Mattarella di fine 2020, quando il suo discorso si è quasi tramutato in un appello, consapevole e responsabile, all’unità di ingegni e intenti, alla coesione e alla condivisione. «Non viviamo in una parentesi del futuro – così ci ha ammonito il Presidente – questo è tempo di costruttori». Un modo semplice e metaforico, simbolico e immediato, per stimolare in tutte e tutti, cittadine e cittadini e ancor più rappresentanti eletti in Parlamento, la consapevolezza e la responsabilità di questa inedita e sfidante fase storica. Consapevolezza e responsabilità che devono essere guida di ogni azione, di ogni scelta, di ogni prospettiva che vogliamo realizzare. Sapendo che servono certamente ambizione e visione, ma serve poi 'essere sul pezzo', puntare a un risultato, dimostrare di saper essere appunto 'costruttori'.

Un grande discorso, impregnato di autentico riformismo, che ha saputo cogliere, interpretare e rappresentare il sentimento comune di tutto il Paese di fronte allo smarrimento di un’emergenza diventata opprimente e alla necessità di ritrovare la speranza, oggi alimentata dal sapere, dalla scienza e dai vaccini. E se non è più – se mai lo è stato – il tempo dei personalismi, degli interessi di parte, delle tattiche di corto raggio, allora è il tempo del dialogo, dell’interesse generale, della condivisione di una visione strategica.

«Nelle grandi prove, nei momenti decisivi come questo si misurano in effetti le qualità vere, migliori di una classe, di una popolazione, di una nazione». Prendo in prestito, per spiegare ancor meglio il senso di ciò che intendo dire, queste parole di Luciano Lama. Parole pronunciate in un momento storico altro, diverso per mille ragioni – era il 16 marzo del 1978, a piazza San Giovanni a Roma, poche ore dopo il rapimento di Aldo Moro – ma simile all’attuale per gravità, per la circostanza di trovarci in un crinale storico decisivo, tale appunto da far apparire quelle parole così attuali. Le ho rilette e apprezzate perché la Cgil ha deciso di rilanciare il messaggio di Lama nella campagna di tesseramento per il 2021. Lama per me è stato un esempio e un maestro, una di quelle figure il cui pensiero e la cui azione restano utili alla democrazia, al corretto ed equo esercizio della cittadinanza, a ogni prospettiva di crescita sana della comunità.

L’esempio di Lama e l’appello del presidente Mattarella indicano una strada, che non è – e non può essere – tematica, programmatica, ancorata alle scelte operative da fare, ma è più profonda, politica in un senso che precede ogni divisione, che è intrinsecamente unitario, che sfida ogni forma di estremismo, che sa vivere la responsabilità come imperativo quotidiano misurato su risultati a beneficio collettivo.

Questo significa per me essere costruttori, questo significa per me essere riformisti. Questa è la politica che serve oggi al Paese. Misuriamoci tutte e tutti da questo punto di vista, parlo di noi parlamentari in primo luogo e poi di tutta la classe dirigente, per determinare davvero il governo e il cambiamento di una società complessa e frammentata. Smettendo di rincorrere piccole quote di rilevanza, per allargare lo spazio di costruzione, aperto anche a chi oggi non ne fa parte, iniziando da donne e giovani.

«Dimostriamo in questo momento difficile – uso ancora le parole di Lama –, in questo momento tragico della vita del Paese di essere all’altezza di questo compito».

Senatrice del Pd

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