Cauzione e stato di emergenza, regna il caos sulle migrazioni
venerdì 24 maggio 2024

Un decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale due volte, la seconda dopo otto mesi, identico. Un altro decreto, approvato nel Consiglio dei ministri del 9 aprile ma dopo un mese e mezzo ancora non pubblicato. Malgrado sia un provvedimento d’urgenza. C’è un doppio “giallo” in materia di immigrazione che, non solo rende più arduo districarsi in una materia già di per sé complicata, ma è emblematico di come il governo continui a produrre, o annunciare, provvedimenti sempre più restrittivi, la cui attuazione però spesso si scontra con la realtà. Partiamo dal decreto pubblicato due volte. Sull’ultima Gazzetta Ufficiale, la numero 118 che porta la data del 22 maggio, troviamo un decreto ministeriale del Ministero dell’Interno intitolato «Indicazione dell’importo e delle modalità di prestazione della garanzia finanziaria a carico dello straniero durante lo svolgimento della procedura per l’accertamento del diritto di accedere al territorio dello Stato e contestuale abrogazione decreto 14 settembre 2023». Si tratta del contestatissimo provvedimento che prevede una “cauzione” di circa 5mila euro che gli immigrati provenienti dai cosiddetti “Paesi sicuri” devono versare per evitare di essere chiusi nei centri appositi in attesa di una decisione sulla permanenza in Italia o espulsione. Provvedimento che era stato disapplicato della giudice di Catania Iolanda Apostolico e da altri magistrati.

Decisioni contro le quali il Governo aveva fatto ricorso in Cassazione. La quale, pur esprimendo dubbi sul decreto, a febbraio aveva chiesto a sua volta alla Corte di Giustizia dell’Unione europea di pronunciarsi in via d’urgenza sulla garanzia finanziaria. In attesa della doppia decisione, europea e italiana, a sorpresa il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il 15 marzo ha annunciato l’intenzione di modificare il decreto, proprio sui 5mila euro. «Siamo pronti ad eliminarlo graduando l’importo» della garanzia «con l’applicazione caso per caso » della misura. Ma tutto questo nello scritto pubblicato ora in Gazzetta Ufficiale non c’è. Perché è lo stesso testo di otto mesi fa, compresa la data: 14 settembre 2023. L’unica modifica è nelle ultime righe, dove si legge: « Registrato alla Corte dei conti il 17 maggio 2024». Semplicemente questo testo abroga e rinnova quello vecchio. Una reiterazione senza cambiamenti che denuncia l’incertezza sulla questione in attesa dei pronunciamenti delle diverse magistrature. Ma c’è un altro “giallo” che invece è un ritardo. Il 9 aprile il Consiglio dei ministri, come si legge nel comunicato stampa ufficiale, «su proposta del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, ha deliberato la proroga di sei mesi dello stato di emergenza già deliberato in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo».

Ricordiamo che questo stato d’emergenza era stato dichiarato l’11 aprile 2023 per la durata di sei mesi. Poi prorogato il 5 ottobre per altri sei mesi. Decisioni prese per i numeri da record degli sbarchi lo scorso anno. Malgrado il calo del 2024, alla scadenza della proroga il Governo ne ha decisa un’altra, per altri sei mesi. Ma dopo un mese e mezzo il decreto non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, quindi non è entrato in vigore. Come ci hanno confermato alcuni prefetti in prima linea nella gestione dei flussi migratori. Sono infatti proprio i prefetti a utilizzare gli strumenti straordinari previsti dallo stato di emergenza, in particolare per quanto riguarda l’individuazione dei centri di accoglienza. Senza la pubblicazione del decreto potrebbero avere problemi. Perché ritarda? Dimenticanza? Insormontabili ostacoli burocratici? O forse l’essersi accorti di aver imboccato strade sbagliate?

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