giovedì 9 settembre 2010
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Caro direttore,sul nostro giornale, che apprezzo molto e che cerco di leggere sempre, del 7 settembre, sono stata attratta dalla foto del Maestro Manzi e subito ho cercato la pagina indicata. Premetto che sono una "vecchia" insegnante di lettere in pensione da un anno: ho sempre amato il Maestro, del quale non ho mai perduto una lezione, nonostante fossi già in grado di leggere e scrivere (sono del 1951) e che nei miei 36 anni abbondanti di insegnamento la sua figura è stata presente nel mio  modo di insegnare: ho sempre apprezzato, e cercato di applicare, la sua eccelsa bravura nel rendere comprensibile anche un concetto astratto (i suoi disegni con il carboncino sui grandi fogli bianchi girati con un leggero fruscio erano piccoli capolavori) e nell’uso del linguaggio, chiaro, preciso ma mai banale.Arrivo al dunque. Mi permetto di dissentire pacatamente dall’indignazione, giustissima e condivisibile, perché sono stati toccati affetti e sentimenti profondi, della signora Sonia Boni, a ragion veduta, perché anche noi nei mesi scorsi siamo stati coinvolti nell’esumazione dei nonni e di uno zio. La burocrazia non ha cuore, non ha sentimenti, non è flessibile, perciò ci sembra esasperata, ma il sindaco di Pitigliano ha fatto solo ciò che la legge gli impone di fare. Certo, un preavviso tempestivo, visto che la legge viene applicata dalle persone, sarebbe stato non solo doveroso, ma opportuno e gradito. Vorrei rassicurare la signora Sonia che nessuno avrebbe toccato la tomba senza informare i parenti... Se posso permettermi, vorrei consigliarle di non farsi prendere dalla giustificatissima rabbia del momento e di non spostare il luogo di sepoltura, rompendo un filo importante che ha collegato e collega Pitigliano al Maestro. Sono certissima che il Maestro sorride, vedendo lo "scompiglio" che la sua spoglia mortale ha generato... Perché non intitolare una scuola al Maestro? A proposito del monumento, sono sicura che non lo vorrebbe, anche perché già esiste: è gigantesco e vivo, poiché è costituito da tutti coloro che sono stati suoi alunni, a scuola e attraverso la televisione. Ha anche il grande vantaggio di non poter essere né aggredito dalle intemperie né trascurato dagli uomini, poiché coloro che hanno avuto la grande gioia di conoscerlo ne trasmettono la memoria nel modo più bello: portandolo nel cuore e parlandone con affetto ai figli e ai nipoti. Un ringraziamento speciale a Umberto Folena per il ritratto del nostro Maestro.

Anna Pesenti, Lurago D’Erba (Co)

Credo, cara professoressa, che i suoi sentimenti finiscano per coincidere con quelli della signora Sonia Boni Manzi. Sappiamo tutti (perché lo sperimentiamo) che troppo spesso la «burocrazia non ha cuore» e che raramente i suoi tempi coincidono con quelli della nostra vita. E sono convinto anch’io che se alla famiglia di Alberto Manzi fosse stato dato un «preavviso tempestivo» dell’applicazione della legge sulle esumazioni cimiteriali, il caso non sarebbe scoppiato in quel di Pitigliano e non sarebbe finito sulle nostre pagine per la sua emblematicità rafforzata dal valore – che lei così bene tratteggia – del "maestro" per eccellenza. Ammesso e non concesso che nell’amministrare un servizio o un bene pubblico ci si debba disinteressare dei sentimenti altrui e si debba evitare una flessibilità che potrebbe scadere nella parzialità, credo che sia lecito attendersi almeno una elementare e burocratica cortesia. Quella, appunto, che consiste nell’avvertire quando la macchina burocratica si mette in moto. Un discreto e puntuale colpetto di clacson o un lampeggiare di fari, per far sì che niente e nessuno ne sia travolto o anche solo maldestramente toccato.
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