martedì 26 aprile 2016
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Caro direttore,
bella e commovente e storicamente rigorosa e corretta la lettera del signor Lamberto De Santis. E però, signor direttore, nella sua risposta bisognava ricordare che con i reparti delle rinate Forze armate italiane c’era la Brigata Ebraica. Buon lavoro.
 
Francesco Zanatta-Brescia
Rispondo volentieri a questa sua lettera che mi offre l’occasione per sottolineare l’intolleranza, l’ignoranza venata di antisemitismo e persino l’immeritata libertà di coloro che ieri, a Milano, hanno contestato quanti in occasione delle celebrazioni del 25 aprile hanno sfilato sotto la bandiera della Brigata Ebraica, unità militare co-protagonista della Liberazione d’Italia. Piena solidarietà ai contestati, totale dissenso nei confronti dei contestatori. Detto questo, però, gentile e caro signor Zanatta non facciamo confusioni: la Brigata Ebraica ha operato con sacrificio sul fronte italiano, ma nulla c’entra con l’Esercito italiano rinascente. Non è dunque vero che, facendo memoria della «dura fatica della Liberazione» compiuta da soldati e partigiani nostri connazionali, dovessi necessariamente ricordare il contributo dato, tra il 1944 e il 1945, dai militari inquadrati in quella specifica unità della VIII Armata britannica, comandata da un canadese e prevalentemente composta da cittadini ebrei di diversi Stati del Commonwealth e di territori amministrati da Londra, ma anche di ebrei di altra origine, soprattutto polacca e russa. Se, invece, il tema fosse stato il contributo alla Liberazione dell’Italia dai nazifascisti dato dalle diverse componenti minori (ma niente affatto irrilevanti) delle Forze alleate, avrei dovuto citare non solo i soldati ebrei, ma diversi altri, a cominciare da polacchi, canadesi, sudafricani, australiani, francesi e purtroppo (per le indegne violenze che usarono in più occasioni alla popolazione civile) marocchini. È tuttavia vero che la Brigata Ebraica (il nome esatto era Jewish Infantry Brigade Group e si batteva sotto una bandiera propria, con al centro la Stella di Davide) agì anche assieme a unità delle nostre rinate Forze armate. In particolare, tra la fine di marzo e la prima decade di aprile del 1945, venne affiancata al Gruppo di Combattimento “Friuli”, in Romagna, nella battaglia del Senio (o “dei tre fiumi”’: gli altri due erano il Santerno e il Sillaro) contro tedeschi e repubblichini. Battaglia lunga e feroce (fra l’atro gli americani decisero di compiere in quell’occasione uno dei primi e subito devastanti esperimenti con il Napalm), davvero decisiva per lo sfondamento della Linea Gotica e la fine delle ostilità nel nostro Paese. Si tratta di pagine di storia dense di eroismo e di sofferenza, che dovremmo saper ricordare per noi stessi e per i nostri figli e nipoti, perché non ci tocchi di doverle scrivere di nuovo. La consapevolezza degli orrori delle dittature, della sopraffazione, della guerra e dei sacrifici necessari (e non sempre innocenti) per porre fine a quei drammi sono un antidoto potente ai veleni messi in circolo da parolai incendiari, ignoranti presuntuosi, totalitari (più o meno) travestiti, pianificatori del sospetto sistematico, dell’odio e del terrore. Grazie per l’augurio di buon lavoro, che ricambio con un cordiale saluto.
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