sabato 20 dicembre 2014
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Caro direttore, il Signore ti dia pace! Innanzi tutto desidero dire anch’io grazie a Roberto Benigni per il magistrale dono dei “Dieci Comandamenti” televisivi. E poi vorrei soffermarmi sul quarto Comandamento. Oltre a ciò che Benigni ha detto (bello e vero anche nell’esperienza della sua infanzia), gli suggerisco di aggiungere che «Onora tuo padre e tua madre» vuol dire anche che ognuno di noi deve essere un onore per loro. Sottolineo inoltre che ci sono tante “obbedienze” che possono essere negative, mentre tante “disobbedienze” si rivelano un grande onore per i genitori... Al maestro Roberto Benigni rivolgo nuovamente l’invito a venire nel piccolo santuario mariano dal quale scrivo, per parlarci della «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio»... Se verrà, non se ne pentirà. Troverà una statua della Madonna che più bella e più materna non ce n’è. Lo aspettiamo francescanamente: pace e bene! frate Giovanni Crisci Santuario Maria Ss. delle Grazie Cerreto Sannita (Bn)

Gentile direttore, desidero ringraziare pubblicamente Roberto Benigni per essersi “buttato” con tanto impegno nello studio dei dieci Comandamenti come sono scritti nel libro dell’Esodo. Sono grata per la bellezza che ha saputo esprimere, per la fatica intellettuale e fisica che gli è costata. Sono ammirata per la ricerca del modo empatico con cui ha dimostrato di credere in ciò che leggeva e commentava. Dio gli ha dato un grande talento e lui lo sta mettendo veramente a frutto! Ma ahimè la cara “mamma Rai”, nel Tg1 delle 20 di mercoledì 17 non gli ha certo reso un bel servizio, perché in poco più di mezzo minuto ci ha fatto risentire prima la minima parte di un commento sul poco tempo che ci resta per imparare ad amarci, poi è andata a “pescare” malignamente la frase del confessore di Benigni, preadolescente, che per prima cosa gli chiedeva a bruciapelo «Quante volte?...» (vedi 6° comandamento ecc...). Poi ha chiuso miseramente citando una frase un po’ birichina, ma nel contesto del discorso impegnativo si poteva tollerare: «La castità è quella virtù che si tramanda di prete in figlio». Naturalmente con grandi risate e battimani in sala. Caro Benigni, sono una nonna di 73 anni, sposata felicemente da quasi 50 e ti ringrazio perché hai ripetuto tante volte le parole oggi svalutate di famiglia con genitori e nonni e ci hai ricordato che i dieci Comandamenti sono la via maestra per la vita buona e felice e per la libertà. Buon Natale a te e i tuoi cari. Enrica Tocalli Giudice, Cosio Valtellino (So) Caro direttore, anch’io, come quasi tutti, sono rimasto ben impressionato dalle due serate televisive di Benigni sui dieci Comandamenti. Trenta e lode all’attore per la spregiudicatezza con cui ha scelto un tema per niente popolare in un mondo in cui prevale la tv spazzatura. Trenta e lode anche per la comunicazione: solo lui sa tenere inchiodati dieci milioni di spettatori solo parlando, senza l’ausilio di immagini o filmati. Però mi sembra che sui media si sia esagerato con gli entusiasmi generalizzati. O meglio, capisco quelli “laici”. Capisco anche quello del rabbino capo di Roma. Meno comprensibili mi sembrano quelli di marca cattolica, perché Benigni non mi pare abbia brillato in coraggio e completezza. Anch’io mi auguro che egli in futuro parli pure di Gesù. Ma fin d’ora, pur restando nell’ambito dell’Antico Testamento, avrebbe potuto dire, ad esempio, che il giorno di festa deve servire per “riconnettersi” non solo con se stessi, ma anche con il Creatore; a proposito del «non uccidere» non doveva limitarsi a condannare la guerra e la pena di morte: e l’aborto? E l’eutanasia? E le manipolazioni genetiche? Mi riservo di dare a Benigni “trenta e lode” anche in coraggio, quando saprà uscire dal politicamente corretto e dire pane al pane e vino al vino, anche a rischio di vedere dimezzati i suoi indici di ascolto. Antonio Mignozzetti Chieri (To) Caro direttore, i “Dieci Comandamenti” televisivi sono stati un evento di autentica ed efficace evangelizzazione. Ad ascoltare e riflettere, dall’inizio alla fine, c’è stata una platea di 10 milioni di persone. Fatto che, almeno in Italia, non ha precedenti. Come ha scritto Umberto Folena, lo Spirito Santo agisce come vuole e forse è tempo che tutti nella Chiesa ci sintonizziamo sulle sue nuove, eppure sempre antiche, frequenze... Papa Francesco mi sembra che accoratamente ci stia martellando proprio verso questi nuovi orizzonti e quanto il Signore ha compiuto per mezzo dell’uomo Roberto Benigni lo vedo anche come un bel regalo di compleanno per il nostro amato Papa. Andrea Guerriero Caro direttore, nello spettacolo televisivo sui Dieci Comandamenti, parlando del divieto di adulterio, Roberto Benigni ha detto che non va inteso in modo “eccessivo”, come un divieto anche solo di guardare la donna d’altri o di ammirarla. Sembra dunque che la Chiesa si sia intestardita a complicare la vita degli uomini, mentre invece la Bibbia sarebbe molto più semplice e chiara. Il giochino “Chiesa (intesa come sinonimo di preti) contro Bibbia” è piuttosto vecchio e non originale. In realtà i comandamenti, così come la Chiesa li ha insegnati, sono frutto non solo dell’Antico Testamento ma anche della Parola di Gesù che li perfeziona. Ecco dunque che Cristo ci ha avvisati che, se anche solamente guardiamo una donna altrui per desiderarla, abbiamo commesso adulterio nel nostro cuore. E lo ha detto per renderci liberi dall’ipocrisia, non per complicarci la vita. Luca Pignataro Roma Caro direttore, Benigni magnifico nei “Dieci Comandamenti”! Commentando il «Non uccidere!», ha detto: «Mai tante uccisioni come nel XX secolo» e ha menzionato le due guerre mondiali, dimenticando però che nell’ultimo ventennio di quel secolo un miliardo di vite innocenti sono state soppresse con l’aborto provocato, detto volontario. E lo sterminio continua... Distrazione colposa o censura dolosa? (secondo papa Francesco è “peccato”). Silvio Ghielmi Milano Gentile direttore, probabilmente sono poco dotato di autoironia; però secondo me Benigni ha dato una bella spallata a castità e pudore, voluti da Dio creatore con il sesto Comandamento. Tutta la mia comprensione per Benigni se corrisponde al vero la rappresentazione della sua esperienza di adolescente in tema di masturbazione, ma, come si era preparato per nove Comandamenti, così avrebbe potuto dare un’occhiata al Catechismo della Chiesa Cattolica sul punto; ma non sarebbe stato così applaudito... Franco Serraglio Venezia Mestre

Sono molte e appassionate le lettere degli amici lettori che continuano a commentare ciò che Roberto Benigni ha saputo comunicare a milioni di persone riflettendo, lunedì e martedì dagli schermi televisivi di Rai1, sui Dieci Comandamenti. Dopo i puntuali commenti che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi, non ho grandi sottolineature, notazioni critiche, messe a punto, applausi da aggiungere... Solo un mio personale grazie a Benigni per la forza del suo “lavoro”. Ce n’è infatti tanto, di lavoro, dentro quel testo e dentro l’esperienza spirituale e vitale che trasmette in modo stimolante e davvero coinvolgente. Molti di quelli che si sono ritrovati davanti allo schermo avrebbero detto di più o di meno in qualche passaggio (ce ne accorgiamo perché in una parola così forte avremmo voluto trovare tutti gli accenti che ci sono cari). Ma pochi sarebbero riusciti a dire tante cose belle e importanti a una platea così vasta in un modo così libero, giocoso e profondo, con lo slancio che hanno solo gli abbracci di un fratello o di un vero amico. E pochissimi oggi – ma almeno uno ce l’ho in mente… – avrebbero saputo dire meglio.
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