Caro direttore,
ho letto ciò che ha scritto Anna Foa, nell’editoriale con cui su “Avvenire” del 27 ottobre 2017 ha commentato l’oltraggio ad Anna Frank allo stadio di Roma: «Serve che la droga, la cocaina che ormai si trova dappertutto e di cui nessuno osa parlare, non sia più tollerata». È proprio così. Ho appena finito di incontrare al nostro Centro d’Ascolto una decina di cocainomani scompensati psichicamente, violenti, sfidanti. La prima domanda che mi faccio: perché questo silenzio omertoso? La cocaina, infatti, viene spacciata ovunque e consumata da giovanissimi e adulti. Rimane purtroppo la sostanza regina, accettata anche perché ritenuta meno pericolosa di altre e consumata nel mondo dello spettacolo, nei ritrovi ricreativi e sportivi e nelle “normali” famiglie. Una teoria oggi scientificamente condivisa da diversi ricercatori sostiene che l’uso della cocaina dà sicurezza, efficienza, vitalità intellettuale; esalta la resistenza fisica, toglie la stanchezza e stimola la verve sessuale. Chi fa uso di cocaina tende a continuare perché si sente forte, sta bene, riesce ad ottenere risultati immediati e “successi” sicuri.
È così. Negli ultimi anni, la cocaina è diventata per molti la droga del relax, dei ritrovi tra amici in casa, al mare o in montagna. I camionisti agli autogrill la spacciano sotto il naso di tutti. Persone insospettabili consumano il proprio tempo nel vortice dionisiaco della cocaina lanciando il messaggio della dissipazione nichilistica e facendo di questa sostanza, il rimedio al pathos della vita. Alcuni mezzi di comunicazione gareggiano a suggerire immagini e rappresentazioni virtuali, e una vita avulsa dalla realtà che solo con l’ausilio di sostanze chimiche è soddisfatta. Alcuni miti e modelli di comportamento immessi nella nostra cultura hanno scatenato il bisogno di ostentare il personaggio e reclamizzarlo ovunque. I consumatori di cocaina, pertanto, s’assicurano la riuscita negl’incontri, nelle riunioni di lavoro, nei debutti sul video o nelle gare sportive. Bramano diventare diversi, “sballare” e soprattutto debellare uno stile di vita ripetitivo, monotono. Purtroppo, gli effetti benefici della cocaina ben presto spariscono e insorgono complicazioni fisiche e mentali. La cocaina, infatti, scatena disturbi psichiatrici quali psicosi, deliri acuti, ossessioni e depressioni. Di solito il consumatore di cocaina chiacchiera molto, è spinto da un’attività frenetica e può fare a meno di dormire per lunghi periodi. Il consumatore ha spesso attacchi di collera incontrollabili, gesti e comportamenti strani, provocazioni irrefrenabili. Non capisco, dopo tanti anni che accolgo nelle mie Comunità terapeutiche ragazzi e ragazze drogate, come mai non si fanno accertamenti diagnostici nei luoghi pubblici, negli stadi, ad esempio dove una certa tifoseria insulta, minaccia, aggredisce sotto effetto di cocaina innaffiata dalla birra o affumicata da qualche canna? Leggo ancora in quell’editoriale di Foa su “Avvenire”:
«Mancano figure capaci di dettare o suggerire ideali e passioni degne per cui spendersi». Di parole ne diciamo e scriviamo tante, è giunto il momento di gridare il nostro no alla droga. La mia lunga esperienza tra i tossicodipendenti mi fa dire che quando una sostanza stupefacente entra nel cervello compromette gravemente l’ordine biopsichico e che i nostri discorsi, i richiami, i consigli non servono diventano solo retorica... Che cosa serve? Non essere superficiali e tolleranti nel considerare la cocaina la droga del successo.
*Sacerdote, fondatore e direttore di Promozione Umana Onlus