martedì 7 novembre 2017
Caro direttore, ho letto ciò che ha scritto Anna Foa, nell’editoriale con cui su “Avvenire” del 27 ottobre 2017 ha commentato l’oltraggio ad Anna Frank allo stadio di Roma ...
Basta con l’omertà sulla dilagante cocaina
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Caro direttore,
ho letto ciò che ha scritto Anna Foa, nell’editoriale con cui su “Avvenire” del 27 ottobre 2017 ha commentato l’oltraggio ad Anna Frank allo stadio di Roma: «Serve che la droga, la cocaina che ormai si trova dappertutto e di cui nessuno osa parlare, non sia più tollerata». È proprio così. Ho appena finito di incontrare al nostro Centro d’Ascolto una decina di cocainomani scompensati psichicamente, violenti, sfidanti. La prima domanda che mi faccio: perché questo silenzio omertoso? La cocaina, infatti, viene spacciata ovunque e consumata da giovanissimi e adulti. Rimane purtroppo la sostanza regina, accettata anche perché ritenuta meno pericolosa di altre e consumata nel mondo dello spettacolo, nei ritrovi ricreativi e sportivi e nelle “normali” famiglie. Una teoria oggi scientificamente condivisa da diversi ricercatori sostiene che l’uso della cocaina dà sicurezza, efficienza, vitalità intellettuale; esalta la resistenza fisica, toglie la stanchezza e stimola la verve sessuale. Chi fa uso di cocaina tende a continuare perché si sente forte, sta bene, riesce ad ottenere risultati immediati e “successi” sicuri.

È così. Negli ultimi anni, la cocaina è diventata per molti la droga del relax, dei ritrovi tra amici in casa, al mare o in montagna. I camionisti agli autogrill la spacciano sotto il naso di tutti. Persone insospettabili consumano il proprio tempo nel vortice dionisiaco della cocaina lanciando il messaggio della dissipazione nichilistica e facendo di questa sostanza, il rimedio al pathos della vita. Alcuni mezzi di comunicazione gareggiano a suggerire immagini e rappresentazioni virtuali, e una vita avulsa dalla realtà che solo con l’ausilio di sostanze chimiche è soddisfatta. Alcuni miti e modelli di comportamento immessi nella nostra cultura hanno scatenato il bisogno di ostentare il personaggio e reclamizzarlo ovunque. I consumatori di cocaina, pertanto, s’assicurano la riuscita negl’incontri, nelle riunioni di lavoro, nei debutti sul video o nelle gare sportive. Bramano diventare diversi, “sballare” e soprattutto debellare uno stile di vita ripetitivo, monotono. Purtroppo, gli effetti benefici della cocaina ben presto spariscono e insorgono complicazioni fisiche e mentali. La cocaina, infatti, scatena disturbi psichiatrici quali psicosi, deliri acuti, ossessioni e depressioni. Di solito il consumatore di cocaina chiacchiera molto, è spinto da un’attività frenetica e può fare a meno di dormire per lunghi periodi. Il consumatore ha spesso attacchi di collera incontrollabili, gesti e comportamenti strani, provocazioni irrefrenabili. Non capisco, dopo tanti anni che accolgo nelle mie Comunità terapeutiche ragazzi e ragazze drogate, come mai non si fanno accertamenti diagnostici nei luoghi pubblici, negli stadi, ad esempio dove una certa tifoseria insulta, minaccia, aggredisce sotto effetto di cocaina innaffiata dalla birra o affumicata da qualche canna? Leggo ancora in quell’editoriale di Foa su “Avvenire”:

«Mancano figure capaci di dettare o suggerire ideali e passioni degne per cui spendersi». Di parole ne diciamo e scriviamo tante, è giunto il momento di gridare il nostro no alla droga. La mia lunga esperienza tra i tossicodipendenti mi fa dire che quando una sostanza stupefacente entra nel cervello compromette gravemente l’ordine biopsichico e che i nostri discorsi, i richiami, i consigli non servono diventano solo retorica... Che cosa serve? Non essere superficiali e tolleranti nel considerare la cocaina la droga del successo.

*Sacerdote, fondatore e direttore di Promozione Umana Onlus

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