Attorno all'omicidio del buon Carabiniere tanta unità vera. E la notizia è questa
sabato 3 agosto 2019

Gentile direttore, mi pare che la vicenda del povero carabiniere ucciso a coltellate e del suo collega si sia trasformata in una guerra tra giornali sul “chi, sta con chi”. E credo che, tale sterile contrapposizione non giovi proprio a nessuno. Anzi, più si straparla non conoscendo l’esatta dinamica dei fatti e degli antefatti, nonché le procedure operative previste in caso di operazioni di questo tipo, più si rischia di peggiorare lo “scontro” e di intricare la vicenda agli occhi dei lettori. Senza contare che, alla fine, quando (si spera) le cose saranno completamente acclarate, si rischierà di rimediare la classica figura barbina per il sol fatto di aver parlato troppo e troppo presto di questioni che non si conoscevano. Tanto la vicenda della benda sugli occhi, quanto lo “sgomento” manifestato da alcune testate giornalistiche in relazione alle indagini tuttora in corso per chiarire taluni aspetti della vicenda, servono solo a spostare l’attenzione dai due dati di fatto incontestabili. Il primo: è l’immane tragedia del barbaro omicidio di un uomo ad opera di due “bravi” ragazzi americani che, malgrado tutto, sperano ancora di farla franca o ridurre al minimo i loro “danni giudiziari”. Il secondo: gli evidenti errori e leggerezze con le quali è stata condotta l’operazione di recupero del borsello e il conseguente tentativo di arresto dei due balordi finito poi in dramma. Non è affatto normale “dimenticarsi” la pistola mentre si è in servizio. Ben vengano, allora, gli accertamenti e le indagini, non per cercare oscuri misteri e fantomatiche collusioni ma, per capire dove si è sbagliato ed evitare, così, che tali errori e dispiaceri si possano ancora ripetere. Fare il carabiniere non è un lavoro semplice, cerchiamo, allora, di non complicarlo ulteriormente con inutili parole. Questo è, secondo me, il modo migliore per onorare la memoria di chi, per questo lavoro, ci ha rimesso la vita.

Vincenzo Drosi maresciallo dei Carabinieri in congedo

Trovo complessivamente sagge ed equilibrate le sue considerazioni, gentile maresciallo Drosi. Ma, a differenza sua, credo che l’Italia – stampa compresa – sia stata e resti straordinariamente unita accanto al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega e al simbolo che in lui è stato riconosciuto: una vittima innocente, un “servitore dello Stato” cioè di tutti noi, un uomo della legge con cuore e anima. Si sono discussi e sono stati giustamente stigmatizzati, e dall’Arma per prima, metodi e immagini emersi in questa vicenda, non la figura e il ruolo dei tutori della pubblica sicurezza. Poi, purtroppo, c’è sempre anche chi – in politica, sui giornali e su altri mezzi di comunicazione – straparla a qualsiasi proposito. Ma, mi creda, mai come stavolta si è trattato di una minoranza infima. E questa è una gran bella notizia. (mt)

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