Assegno unico e universale: un buon punto di partenza
venerdì 19 novembre 2021

Ad aprile 2021 papa Francesco e il presidente Draghi si incontrarono agli Stati Generali della Natalità per sottolineare l’urgenza di dare risposte all’enorme problema demografico che colpisce in particolar modo il nostro Paese. Oggi la politica ha finalmente battuto un colpo, presentando la versione definitiva dell’Assegno unico e universale (Auu). Da Marzo del prossimo anno tutte le famiglie riceveranno un importo mensile che accompagnerà i loro figli dal grembo materno – l’assegno viene erogato dal 7° mese di gravidanza – fino al compimento del 21° anno di età, e oltre nel caso di disabilità. Questo assegno ci fa fare due passi avanti importanti: finalmente abbiamo una misura unica che sostituisce la pletora di misure di difficile comprensione che esistevano precedentemente e finalmente questa misura riguarda tutte le famiglie. Nessuna famiglia dovrebbe perderci se la clausola di salvaguardia prevista sarà efficace, e alcune – quelle di autonomi, disoccupati e incapienti – ne beneficeranno sostanzialmente.

La maggior parte delle famiglie – quelle dei lavoratori dipendenti – riceverà importi simili a prima, ma con uno strumento unico e ben identificato sul quale sarà più facile misurare il riconoscimento sociale del valore dei figli. È utile sottolinearlo: i figli sono un bene pubblico (Folbre, 1994) perché le nuove generazioni sosterranno il welfare e le pensioni di domani a beneficio di tutti i cittadini. I figli sono la soluzione, non il problema. E se è vero che tutti beneficeranno dei lavoratori di domani è anche vero che so- no le famiglie di oggi che sostengono il costo di tirar su la prossima generazione. Ed è proprio per questo effetto esterno positivo che tutti i Paesi avanzati hanno introdotto negli ultimi decenni un ventaglio di politiche familiari: dalle politiche fiscali alle politiche di conciliazione e di family mainstreaming. L’Italia è da sempre la Cenerentola delle politiche familiari, ma oggi, con questa importante riforma, comincia a colmare seriamente il divario almeno sul lato del supporto economico alla famiglia. Oggi è il momento dei festeggiamenti anche per i movimenti cattolici – Forum delle Associazioni Familiari in primis – che si sono battuti per vedere approvata questa misura riuscendo a creare un consenso finalmente trasversale verso la famiglia. Ma da domani dobbiamo rimetterci al lavoro tutti, perché questa misura da sola non basterà a riscaldare l’inverno demografico. E teniamoci pronti: le cose che rimangono da fare sono molte più di quelle sin qui realizzate. Per prima cosa, come ha detto il presidente del Forum Gigi De Palo, questo assegno rappresenta «le fondamenta della casa» su cui lavorare con l’obiettivo di rendere l’assegno davvero unico, anche nell’importo, per tutti i figli di tutte le famiglie.

Oggi, infatti, l’assegno è adeguato solo per le famiglie con Isee particolarmente basso e decresce molto rapidamente al crescere del reddito dei genitori. I figli delle famiglie del ceto medio con questo assegno continuano a essere quasi del tutto ignorati: si pensi che l’importo si riduce di poco più del 70% dell’ammontare sopra i 40mila euro Isee. Ma questo contraddice lo spirito della norma che vuole incentivare la natalità. Se infatti pensiamo che i figli siano un problema per le famiglie povere, allora concentriamo l’assegno su queste fasce, ma se pensiamo – come noi pensiamo – che i figli siano la soluzione al problema demografico allora dobbiamo fare in modo, attraverso lo stanziamento di ulteriori risorse, che a tutte le famiglie venga riconosciuto il loro contributo al bene comune. È il basilare concetto di equità orizzontale contenuto nell’art 53 della Costituzione che stabilisce che a parità di reddito colui che ha carichi familiari maggiori sia chiamato a contribuire fiscalmente di meno. Invece la forte selettività del nostro Auu viola questo principio, oltre ad essere un unicum in Europa. Un’altra strada potenzialmente percorribile per rimediare alla selettività dell’Assegno passa dal cantiere ancora aperto della riforma fiscale.

La seconda cosa da fare è un forte impulso al Family Act; il progetto normativo – presentato già due anni fa dalla ministra Elena Bonetti e approvato ieri in prima lettura alla Camera – che contiene una serie di misure importanti come il rafforzamento dei congedi parentali e un incremento delle misure di armonizzazione tra l’ambito lavorativo e familiare. Il Family Act oggi può essere arricchito anche guardando alle esperienze creative di molti altri Paesi europei. La terza cosa da fare è la creazione di un’agenzia nazionale della famiglia che si occupi con continuità di family mainstreaming ovvero di tutte quelle iniziative volte a rendere l’Italia di nuovo un luogo accogliente per le famiglie e i loro figli; dalla certificazione delle aziende e dei comuni amici della famiglia fino alla valutazione di impatto familiare delle nuove normative. I Paesi che in Europa – si pensi alla Germania e alla Scandinavia, ma anche a diversi Paesi dell’Est – sono riusciti a risalire la china della denatalità hanno tutti messo in campo un ventaglio di misure di cui quella economica è solo un tassello. L’assegno unico e universale è un fondamentale punto di partenza.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI