venerdì 16 marzo 2012
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Gentile direttore,
Avvenire ha riportato con esattezza il contenuto di una intervista radiofonica del dottor Antonio Ingroia, sostituto procuratore della Repubblica a Palermo.
In questa intervista il dottor Ingroia mi accusa di avere cambiato idea rispetto al passato e di sostenere oggi che «la magistratura dovrebbe essere subordinata alla politica».
Tramite il suo giornale mi rivolgo al dottor Ingroia per invitarlo a indicare dove avrei scritto mai che la magistratura debba essere subordinata alla politica. Ho sostenuto e sostengo che per tutte le magistrature occorrerebbe un diverso e più rigoroso regime disciplinare e che ciascun magistrato debba essere più sobrio nelle sue esposizioni e meno cedevole nei confronti dei mezzi di comunicazione. Questa, però, non è subordinazione alla politica; è subordinazione ai principi dell’etica professionale propria di una figura di magistrato credibile e autorevole.
Cordialmente
Luciano Violante
 
Non so, gentile presidente, se il dottor Ingroia saprà risponderle. E non so neppure se, nel caso, saprà farlo con identica e stringata efficacia. So tuttavia che nessuno più di Luciano Violante può essere considerato interprete autentico del pensiero di Luciano Violante. E, da cronista, posso dire di non aver mai registrato dichiarazioni del magistrato, del politico, del professore Violante a favore della «subordinazione» del potere giudiziario al potere politico. Non è però un mistero che in questo nostro Paese – soprattutto su certi temi roventi – ciò che viene detto e scritto conta purtroppo assai meno di ciò che ci viene attribuito. Nel mio piccolo, a vario proposito, ne so qualcosa anch’io... Ricambio il suo cordiale saluto e aggiungo una speciale solidarietà per le intollerabili minacce che le sono state rivolte ancora una volta in queste ultime ore.
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