sabato 8 novembre 2014
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​Gentile direttore, sono un collega di Adele Caramico e le scrivo perché, attraverso Avvenire, Adele e la sua famiglia possano sentirsi accompagnati in questa dolorosa circostanza dalla mia amicizia e stima. Faccio il “prof” da 34 anni e con i miei allievi ho sempre stabilito un rapporto improntato al rispetto e alla crescita umana e intellettuale di entrambe le parti. Il colloquio che Adele ha avuto con il suo allievo dimostra quanto lei tenga alla persona, perché non solo non si è sottratta alle insidie della domanda, ma ha messo in gioco tutta se stessa. Sono convinto e ho sempre verificato nella mia esperienza che si impara solo attraverso altre persone (i maestri) che vivono più pienamente la realtà, continuamente sollecitati ad andare al fondo della propria vita. Ed è di questo che hanno bisogno i ragazzi! Grazie Adele.Michele Simone
Gentile direttore,esprimo tutta la mia solidarietà alla professoressa Adele Caramico. È deplorevole che in un Paese che si dice libero un’insegnante non possa esprimere la propria opinione, fondandola per di più su precisi dati scientifici, senza divenire bersaglio di chi non si limita a dissentire dalla medesima opinione, ma distorce i fatti e pretende di colpevolizzarla. Se le autorità intendono realmente, come è loro dovere, difendere i cittadini da violenza e bullismo, i primi a dover essere difesi sono quanti vengono perseguitati per il solo fatto di dire civilmente cose che a qualcuno suonano sgradite.Maria Teresa Arcidiacono
Caro direttore, a lei che ha ospitato l’insegnante di religione dell’istituto Pininfarina di Torino, Adele Caramico, esprimo tutta la mia solidarietà verso questa professoressa e tutto il mio sdegno per come certa stampa ha trattato il suo caso. Una vera e propria disinformazione.Isabella Elli
Gentile direttore,ho seguito con attenzione e preoccupazione quanto accaduto nei giorni scorsi alla professoressa Adele Caramico, insegnante di religione all’istituto Moncalieri di Torino, alla quale desidero esprimere, attraverso il giornale da lei diretto, grande solidarietà per l’attacco mediatico subito. Noto con profonda inquietudine, come anche lei ha scritto, che sempre più spesso chi svolge con cura, rigore e correttezza il proprio lavoro non adeguandosi al pensiero unico in tema di sessualità, rischia la gogna pubblica con l’accusa – ormai di moda – di «omofobia». Come genitore e insegnante la cosa che mi turba maggiormente è quanto sta accadendo, probabilmente all’insaputa della maggior parte dei soggetti coinvolti (alunni, docenti, genitori), nella scuola italiana. Viene da chiedersi se davvero la scuola, che dovrebbe essere un luogo di confronto, arricchimento, crescita e allargamento della ragione, non si stia trasformando in strumento di “poteri forti” che mirano al controllo sociale attraverso l’introduzione di un unico punto di vista su determinate tematiche.Roberta Mazzoni
Gentile direttore,mi voglio associare ai tanti che le hanno scritto a sostegno dell’insegnante di Moncalieri. Come insegnante di religione in pensione voglio essere accanto a questa mia collega. Ho letto la sua lunga e dettagliata lettera sui fatti accaduti; condivido l’approccio alle domande degli alunni e anche le risposte. «Mala tempora currunt!» per chi esce dal pensiero unico... Queste sono le avvisaglie di quanto potrà accadere in futuro se non si metterà freno alle farneticanti ideologie "gender".Giovanni Bernasconi, Lecco
Gentile direttore,come cittadino e lettore la ringrazio per aver accolto e sostenuto la professoressa Adele Caramico nel suo delicato compito educativo ai ragazzi. Sappiamo bene che è in atto una vera persecuzione – esplicita all’estero, mascherata da ipocrisie qui in Italia – nei confronti di chi non si arrende al pensiero dominante e questo rende ancor più difficile parlare in nome di Cristo e illustrare non solo le proprie opinioni ma anche la visione della Chiesa. Come cristiani non ci stupisce che questo accada, ma auspichiamo comunque una serena ricerca della verità. Colpisce soprattutto che persone preposte a un servizio pubblico usino la propria posizione per compiere abusi di ufficio, come l’emettere gravi giudizi contro un’insegnante che invece sta svolgendo correttamente il proprio compito. Grazie per l’amore per la verità che voi tutti dimostrate nella vostra attività informativa. La saluto con stimaEnrico Falcinelli, Assisi (Pg)
Gentile direttore,le scrivo per manifestare piena solidarietà alla professoressa Adele Caramico, ma non solo. Confesso tutta la mia preoccupazione di vivere oggi in una società nella quale una professoressa non può nemmeno azzardarsi di avere una discussione sincera con un alunno su certi temi.Lorenzo Zampieri
Caro direttore,desidero esprimere tutta la mia solidarietà e il mio sostegno alla professoressa Adele Caramico, vittima di una vergognosa ondata di malainformazione piegata al "politically correct". Ringrazio "Avvenire" per aver sostenuto Adele, dando spazio alla sua voce. Vorrei dirle: «Carissima Adele, ti stimo e ti incoraggio a continuare a sostenere a testa alta la verità. Siamo in tanti, tutti con te».Barbara Canova
Caro direttore,la pubblicazione della lunga e argomentata lettera della professoressa Caramico e il suo commento sono un esempio di ottimo giornalismo. Dovere, dirà lei. Ma al quale, purtroppo, ben pochi mezzi di comunicazione si attengono, omettendo uno dei primi ed elementari princìpi del giornalismo, cioè il controllo dei fatti e la verifica delle fonti. Risultato: superficialità, giudizi sommari, faziosità gratuita; dal punto di vista professionale, cialtroneria. Conosco la professoressa Caramico, che ha tutta la mia solidarietà. In quanto docente – di storia e filosofia in un liceo paritario torinese – affronto periodicamente con i miei allievi simili tematiche; per la vicenda in questione, avrei usato gli stessi pacati ed equilibrati termini. Ma, ormai, affrontare le tematiche su famiglia, matrimonio, ideologia del "gender", orientamento omosessuale, senza farsi prima controllare e approvare dalle varie associazioni Lgbt, significa sfidare le ire del nuovo Minculpop. Insomma, essere accusati di "omofobia". Io non ci sto, così come tanti colleghi ed educatori, e continuerò a parlare e ad ascoltare in classe, serenamente e pacatamente; esercitando i diritti di libero cittadino italiano, di cattolico e di educatore.Gianluca Segre
Caro direttore,mi unisco a a quanti stanno dando solidarietà alla insegnante Adele Caramico. La disinformazione di cui è stata vittima è indicativa della aggressività propria delle devastanti ideologie "gender" e fa capire che cosa potrebbe accadere se lo sciagurato disegno di legge Scalfarotto venisse approvato dando armi legali a coloro che vogliono minare i fondamenti antropologici della nostra società. Con stima.Aldo Lavagnino
Caro direttore,esprimo il mio disappunto per come molti mezzi di comunicazione hanno parlato della vicenda relativa all’insegnamento della professoressa Caramico. Il clima in cui ci troviamo a vivere e operare è diventato quasi insopportabile. Sono una docente di Storia dell’arte e sono solidale con la docente, che si è comportata come avrei fatto anch’io al suo posto. Cordiali saluti.Gabriella StabileSono contento, semplicemente contento di questa ondata di solidarietà per Adele Caramico. La lettera-testimonianza della professoressa di religione dimostrava quanto fosse serena nonostante l’inqualificabile agguato e gli schiaffi e gli sputi che le erano stati somministrati mediaticamente, ma credo che l’altrettanto sereno eppure caldo manifestarsi di una così vasta e motivata vicinanza possa farle solo bene. Certo nelle vostre lettere, cari amici lettori, ci sono anche accenti e toni di grande preoccupazione, e non me ne stupisco di certo. Stiamo infatti vivendo un tempo strano in cui si cerca di amplificare non solo le voci dei propagandisti delle teorie del "gender", ma anche quelle di quanti sono incivilmente ostili alle persone omosessuali. E si tende a schiacciare tutto e tutti in questo schematismo polemico che trovo nevrastenico e insopportabile. Ma la realtà è diversa. Ci sono tante voci come quella della professoressa Caramico e come quelle che risuonano dalle pagine di questo nostro giornale che non si fanno incasellare. Il tentativo, subdolo e cattivo (e non di una parte sola), è perciò quello di ridurci forzatamente alle due posizioni "ammesse" e utili alla guerra: o schierati per il "gender" e il matrimonio omosessuale o allineati agli intolleranti e agli «omofobi». Non ci riusciranno. Abbiamo un pensiero forte e per nulla timido, e abbiamo umanità e argomenti per difendere idee del matrimonio (tra un uomo e una donna), della famiglia (grembo della vita e scuola di relazioni fertili) e della solidarietà (che riguarda tutti, nessuno escluso) che sono limpide e non possono essere snaturate da asfissianti diktat "politicamente corretti" o, al contrario, da ingiuriose logiche del rifiuto e della discriminazione dei "diversi".
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