giovedì 21 aprile 2016
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Gentile direttore, tra i commenti dei giornalisti che giudicano l’esortazione postsinodale del Papa Amoris laetitia addirittura un’apertura totale in favore delle unioni gay, traggo una frase da un recente articolo di Michela Marzano sul “Corriere della sera”. Lei scrive «non emerge in fondo la possibilità per tutti e tutte, anche indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, di vedere riconosciuto il proprio amore?». Certo, se i desiderata omosessuali si fermassero qui non ci sarebbe discussione, ma essi vanno oltre, arrivano al diritto alla maternità surrogata per avere un figlio. Questo, papa Francesco proprio non lo prevede e chi volesse farlo derivare dall’allargamento del concetto di amore sarebbe in malafede.
Roberto Bellia - Vermezzo (Mi)
 
 
Alla sua riflessione, gentile signor Bellia, aggiungo la voce stessa del Papa: «I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche» (Amoris laetitia, n. 2). Parole che abbiamo già citato più volte nei nostri commenti. Qualcuno non ha letto o meditato abbastanza. Qualcun altro, invece, continua a leggere soltanto ciò che vuole. Altri ancora non sanno di che cosa parlano, ma parlano e straparlano. Persino sul diritto d’amore a un figlio, costi quel che costi. L’importante è ciò che si vive e che si vivrà nelle nostre comunità cristiane, dalle quali nessuna persona omosessuale che cerca Dio e incontra Cristo è escluso.
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