Gli eventi meteorologici estremi sono «un campanello d’allarme» dei mutamenti climatici, di «un maltrattamento dell’uomo sul clima». Gli esperti tornano a lanciare l’allarme e a chiedere che «si faccia di più» per bloccare un fenomeno, quello dell’aumento della CO2 in atmosfera, che sta cominciano a far pagare i suoi conti. A maggiore ragione dopo il ripetersi sempre più frequente delle 'bombe d’acqua', che sarebbe meglio chiamare 'alluvioni lampo', come quella che ha colpito Livorno, ma anche dopo i primi segnali di cambiamento negli uragani tropicali come quelli che stanno colpendo i Paesi caraibici e gli Usa. «Sono processi simili ma su scale molto diverse – spiega Giorgio Di Sarra, responsabile del laboratorio di analisi e osservazione della Terra dell’Enea e tra i revisori del rapporto Ipcc del 2007 che ha portato al Premio Nobel per la Pace –. Gli uragani prendono l’energia che è immagazzinata negli strati superficiali dell’oceano con temperature molto alte, sopra i 27 gradi, e questo non avviene nel Mediterraneo mentre l’Atlantico ci arriva. Ma anche da noi stiamo osservando sempre più fenomeni estremi, che come oltreoceano avvengono in questa stagione, tra agosto e settembre, quando il mare è più caldo».
Raggiungiamo Serra al telefono mentre sta provando a raggiungere Lampedusa dove si trova uno dei centri dell’Enea che raccoglie i dati sulla salute della nostra atmosfera. Anche lui però bloccato causa maltempo. Scale diverse, dunque, tra uragani e tempeste nostrane, ma cause e effetti simili. «È chiaro – aggiunge lo scienziato – che un aumento della temperatura favorisce l’alta intensità e la frequenza di questi fenomeni. E più aumenta la temperatura più cresce la quantità di vapore acqueo che c’è nell’atmosfera e che si può caricare all’interno di questi fenomeni che così portano più acqua. Così – sottolinea – statisticamente cominciamo a osservare che all’aumento della temperatura aumenta la possibilità che questi fenomeni siano distruttivi». E non solo da noi. «Anche per gli uragani americani si comincia a vedere una tendenza all’aumento di numero e intensità. Si va a giocare sulla causa. Se metti più calore nel mare stai potenziando la causa di questi fenomeni estremi». E dietro c’è qualcosa di ormai ben noto. «Sull’aumento di CO2 nell’atmosfera non ci sono dubbi. E in questo non c’è nulla di naturale, è solo effetto umano. Siamo passati da 280 parti per milione nel 1750, alla vigilia della rivoluzione industriale, ai 400 di oggi con una crescita sempre più veloce. E non sappiamo quale è il limite oltre il quale non andare, o se siamo già oltre il limite».
Comunque stiamo già pagando un caro prezzo perché, insisteDi Sarra, «questi eventi sono campanelli d’allarme e almeno a titolo precauzionale se si fosse un po’ intelligenti bisognerebbe fare qualcosa. Mettere in pratica gli accordi di Parigi è un principio di precauzione minimale. Bisognerebbe fare molto di più. Sono accordi non vincolanti ma lasciati all’iniziativa degli Stati, ognuno fa più o meno quello che vuole, e non ci sono meccanismi coercitivi». E comunque – avverte – «i fiumi non straripano solo per questi eventi, ci sono altre cause: alvei intasati o tombati, costruzioni abusive, tutte cose che non ci dovrebbero essere». E fa dei precisi esempi. «Oggi dall’aereo ho visto gli alvei dei fiumi calabresi e siciliani che solitamente sono asciutti e che invece hanno portato in mezzo al mare una quantità di sedimenti pazzesca. Si vedevano nel mare tutti questi pennacchi marroni. Erano secchi e quando è piovuto si è portato via tutto».
Analisi e riflessioni che fa anche il meteorologo Francesco Laurenzi, colonnello dell’Aeronautica. «Uragani come Irma sono fenomeni tropicali che non arriveranno mai da noi anche se nel nostro piccolo non ci facciamo mancare niente. Un temporale violento come quello di Livorno o quello di Roma sono fenomeni intensi di tutto rispetto. Anche questo dipende dal maltrattamento del clima. Il clima reagisce. Noi diciamo che il clima è impazzito ma mica tanto. Il clima si comporta come chi è stressato da certi comportamenti umani». Poi spiega tecnicamente cosa succede.
«L’atmosfera si sta riscaldando, e atmosfera calda vuol dire che c’è maggiore energia e questa energia dà luogo ai fenomeni estremi. Basta l’arrivo della prima vera perturbazione autunnale. Un tempo, nella loro normalità, erano le cosiddette perturbazioni equinoziali, e infatti venerdì 22 c’è l’equinozio di autunno, che segnavano definitivamente il passaggio della stagione, quando l’aria fresca del Nord Atlantico riesce ad arrivare sul Mediterraneo». Ma ora, aggiunge il colonnello, «assistiamo a eventi che sono la riprova che qualcosa sta cambiano nel nostro clima. Quelle di un tempo erano altre alluvioni, erano fiumi che dopo un periodo di pioggia incessante si gonfiavano e uscivano dagli argini. Queste sono invece alluvioni lampo nelle quali in mezz’ora cade la pioggia che dovrebbe cadere in quattro mesi, i fiumi non ce la fanno a contenerla, la terra non assorbe una pioggia così violenta. Fenomeni molto forti e sempre più ricorrenti. E purtroppo questo è solo l’inizio...».
Oltretutto, spiega il meteorologo, «queste alluvioni lampo non sono facilmente prevedibili. Mentre la traiettoria di un uragano viene seguita e sappiamo a che ora arriva e con che forza, sbagliandoci di poco e permettendo di mettere in moto tutta la struttura di intervento, i nostri fenomeni sono meno prevedibili, legati anche a fatti locali». Ma anche lui analizza altre cause degli effetti disastrosi di questi eventi. «Abbiamo una percezione del tempo che ci fa trovare impreparati. Così poi si va alla ricerca delle responsabilità. Ma solo dopo. Invece questi eventi non sono ineluttabili. Noi pensiamo di essere avulsi dall’ambiente, lo vogliamo modificare, controllarlo, e invece disgraziatamente ci sfugge. Lo facciamo con l’inquinamento e anche coi mutamenti climatici. Dobbiamo, invece, avere una gestione del territorio migliore, partendo dal comportamento di ciascuno. Ognuno ci deve mettere del suo». Infine non possiamo non chiedergli cosa accadrà nei prossimi giorni. «Questa fase è finita. Martedì ancora qualche fenomeno sul Nord-Est ma non troppo intenso, mentre migliora al Centro-Sud. Mercoledì in gran parte tempo buono poi tra giovedì e venerdì ci sarà un peggioramento ma solo al Nord. Sabato e domenica brutto in tutto il Paese ma meno intenso rispetto allo scorso fine settimana».