martedì 15 luglio 2014
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Nel copione di un film già replicato troppe volte – 'Fallimento e salvataggio dell’Alitalia' – c’è finalmente una sequenza nuova. Quella in cui un gruppo di lavoratori considerati in esubero, anziché essere posto in cassa integrazione per un tempo indefinito e senza speranza di rientrare, viene avviato a un ricollocamento nel mercato del lavoro. Un vero e proprio colpo di scena per le nostre grandi vertenze, reso possibile dall’introduzione nella Legge di stabilità del 'Contratto di ricollocazione'. Questo – secondo lo schema per il quale si è speso il senatore Pietro Ichino (Sc) – prevede che il lavoratore in uscita da un’impresa sia preso in carico da un’agenzia per il lavoro accreditata, di sua scelta, per essere accompagnato verso una nuova attività. Il tutto finanziato da un voucher del sistema pubblico, che però l’agenzia incasserà solo quando il lavoratore avrà un altro contratto. Al disoccupato sarà garantito un sostegno al reddito condizionato alla partecipazione ai programmi di riqualificazione e all’accettazione delle proposte di lavoro. Insomma, ciò che da qualche anno già accade in alcune vertenze-pilota, tramite i servizi di  outplacement  finanziati dalle stesse aziende o dai singoli lavoratori,  viene 'elevato a sistema', secondo un modello in cui a vincere sono tutti gli attori: il lavoratore che, accompagnato, più facilmente ritroverà un’occupazione; l’agenzia privata incentivata a collocarlo e lo Stato che risparmierà sugli ammortizzatori sociali. Il biglietto d’ingresso nel nuovo sistema ha un unico prezzo: il distacco del lavoratore dall’azienda di origine, con la protezione che passa da 'quel posto', spesso non più riattivabile, all’'occupabilità' della persona. Una sfida, certo. Che una parte del sindacato e del centro-sinistra teme di affrontare coltivando ancora una concezione 'proprietaria' del posto di lavoro, per la quale esiste un legame inscindibile, assai più del matrimonio, tra il dipendente e l’azienda. Ora sarà interessante verificare se questa soluzione – oggi sponsorizzata dall’esecutivo – sarà generalizzata anche nella legge delega in discussione al Senato, con il contratto a tutele crescenti e il 'superamento' dell’articolo 18 dello Statuto, sostituito appunto dalla tutela reale del contratto di ricollocazione. Il governo e il Pd che ne è azionista di maggioranza avranno il coraggio di trasformare il lieto fine Alitalia nel trailer di un più grande capolavoro?
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