Adozioni difficili: i nodi da sciogliere le giuste verifiche da mantenere
sabato 15 gennaio 2022

Caro direttore,

vorrei tornare sulle parole del Pontefice in tema di carenza di adozioni, che ho ascoltato con interesse e preoccupazione. I numeri sono effettivamente drammatici ma qualcosa proprio non mi torna: sono a conoscenza di coppie che hanno avuto iter drammatici e spese impossibili, che li hanno portati fino a desistere! Forse le parole del Pontefice, oltre che una scossa alle coscienze, potrebbero essere viste come un monito per rivedere radicalmente procedure inutilmente complesse che – forse – celano anche qualche interesse di altra natura da parte di chi le mette in atto e le gestisce. Che ne pensa? Un caro saluto

Marco Rotili


C’è molta verità in quel che lei dice, caro amico. E la preoccupazione di papa Francesco è sacrosanta. Da anni, infatti, sulle nostre pagine annotiamo il calo della delle adozioni, spieghiamo le diverse le ragioni (anche cultural-esistenziali) del fenomeno e documentiamo e denunciamo le difficoltà frapposte sul cammino delle famiglie che desiderano adottare. Mi è già capitato in altre occasioni di manifestare la mia ammirazione per le coppie che scelgono di vivere così (o anche così) maternità e paternità. Dunque, sì: si possono e si devono liberare (almeno qui in Italia) i processi adottivi da pesi e lungaggini burocratiche. Detto questo, però, è giusto ricordare che ci sono anche delicate procedure di verifica della qualità e della solidità di coloro che intendono adottare. E a queste non si può rinunciare. Perché tutto è, e deve essere, orientato a dare la migliore condizione familiare possibile al bimbo o alla bimba, nell’interesse primario dei piccoli, non a esaudire il desiderio di due adulti. So che anche su questo siamo perfettamente d’accordo.

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