venerdì 14 agosto 2015
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Verrebbe da dire che siamo alla frutta ma, in realtà, ci siamo già mangiati anche quella: da oggi, dopo aver consumato tutte le risorse disponibili per il 2015, stiamo erodendo il capitale naturale del pianeta, quello futuro, sottraendolo non solo a noi stessi ma a chi verrà dopo di noi. Abbiamo superato l’Overshoot Day, ieri, e siamo andati oltre. Oltre le possibilità del pianeta di sostenere il ritmo dei nostri consumi, oltre la capacità dell’ecosistema di assorbire le nostre scorie. Il Global Footprint Network, il centro di studi internazionale sulla sostenibilità, rileva costantemente l’andamento delle esigenze dell’umanità rispetto alla capacità della natura di farvi fronte: secondo il gruppo di ricerca, abbiamo bruciato in otto mesi quel che avrebbe dovuto bastarci per un anno. Macelliamo più animali di quanti ne nascano, mangiamo frutta e verdura a ritmi superiori ai tempi di coltivazione, tagliamo più legno di quanto le foreste riescano a produrre, consumiamo acqua e suolo a volontà, intasiamo l’atmosfera di CO2. Gli italiani fanno anche peggio degli altri: abbiamo esaurito le risorse il 5 aprile, in soli quattro mesi: in pratica, per stare al passo con i nostri sperperi, di Italie ce ne vorrebbero quattro. Continuando a questi ritmi, nel 2030 avremo bisogno di due pianeti. Un’iperbole, un’immagine che rende l’idea ma deprime la speranza: perché il secondo pianeta, dove lo andiamo a trovare? Lo scenario più plausibile – e il meno auspicabile – è che ancora più di oggi si faccia profondo il divario tra chi ha accesso alle risorse e chi non lo ha. Che la cerchia dei privilegiati si restringa, che si allarghi la moltitudine dei derelitti. Oggi, quando siamo già oltre un limite che non dovevamo superare, suona più attuale che mai l’appello di papa Francesco – ripetuto più volte e messo nero su bianco nella Laudato si’ – a «una nuova solidarietà universale » a «unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale», alla «conversione ecologica». L’ultimo anno in cui sono andati di pari passo i consumi dell’uomo e la capacità della natura di soddisfarli è stato il 1970: quasi mezzo secolo passato a dilapidare ha lasciato tracce indelebili. «La Terra ci precede e ci è stata data» scriveva papa Francesco nella sua ultima enciclica. Resta da vedere se ci sopravviverà. 
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