«A me, giovane, Draghi ridà fiducia». Bene, ma è insieme che si può svoltare
giovedì 4 febbraio 2021

Caro direttore,

è ormai assodato che i governi politici durano lo spazio di una 'zona gialla' in tempo di Covid aggressivo. Seguono i governi tecnici, con il duro compito di adottare le misure più impopolari ma necessarie: misure da 'zona rossa', si direbbe. È fin troppo evidente come 'politico' e 'tecnico' siano perifrasi che adombrano una diversa distinzione: quella tra governi improvvisati e governi preparati. Nella stagione del decadentismo politico della nostra Repubblica, sembra davvero che la preparazione e la serietà costituiscano l’eccezione. Pazienza: godiamoci le persone eccezionali, finché le abbiamo. Da giovane guardo con speranza e fiducia alle parole del presidente incaricato, Mario Draghi: «Ai giovani bisogna dare di più. I sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri». La mia, la nostra, capacità di futuro, ora, è tutta nelle sue mani.

Carlo Maria Cattaneo, Gorla Minore (Va)


Mi fa piacere, caro amico, che accendano speranza e fiducia in lei e, spero, in tanti altri giovani concittadini e concittadine le cose importanti che Mario Draghi ha detto e fatto nella sua lunga e complessa storia di economista capace, in fasi cruciali, di servire con efficacia le istituzioni italiane ed europee. Tutti ormai sanno che, da presidente della Bce, Draghi ha saputo fronteggiare e fermare gli speculatori anti-euro (e anti-Italia), convincendo e vincendo, appunto, con parole e fatti giusti e al momento giusto. Ma ricordiamoci che il governo Draghi e la maggioranza necessaria a sostenerlo sono ancora da costruire. Che questo dovrà avvenire in Parlamento. E che non basta un leader anche «eccezionale», sia pure con collaboratori che magari gli somigliano quanto a qualità personale e civica generosità, per assicurare una svolta. Per la svolta di cui l’Italia ha bisogno serve tanto lavoro comune. E serve di non aver paura, destra e sinistra, di condividere e fare insieme ciò che insieme può esser fatto. Serve di accettare, il più possibile insieme, con intelligente umiltà, di curare l’interesse generale, dando priorità ai più deboli nella nostra società e impostando al meglio – secondo il nuovo spirito europeo maturato in piena pandemia – l’investimento per il vero e giusto benessere della prossima generazione. Quelli come lei, caro Cattaneo. I figli e le figlie di tutti noi.

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