Case famiglia e affidi. Ma il ministro sa di che parla?
mercoledì 24 luglio 2019

Era da mesi che il ministro Salvini minacciava fuoco e fiamme contro le «case famiglia», chissà perché da lui specialmente disprezzate. Non ha perso occasione per annunciare colpi di scure su realtà che, ha sparato, «guadagnano 400 euro al giorno su ogni persona». Così, quando la Procura di Reggio Emilia ha aperto un’inchiesta su fatti che, se accertati, odorano di inferno, non gli è parso vero. Siamo stati i primi, noi di "Avvenire", già 20 anni fa a denunciare quei misfatti ("I Diavoli della Bassa Modenese"), oggi lo siamo nell’approfondire i fatti di "Angeli e Demoni".

Ma siamo anche i primi a sapere che queste sono eccezioni, perché se in Italia c’è una cosa che funziona, con commovente e silenziosa abnegazione, è l’istituto dell’affido: cioè una famiglia solida che accompagna per un tratto di strada una famiglia fragile, finché non sarà in grado di fare da sola. Abbiamo visitato, noi, le vere «case famiglia» (ma Salvini sa che cosa sono?), nate dal genio santo di don Oreste Benzi e della "Papa Giovanni XXIII", oasi di civiltà, spesso a costo zero. Sono cose che un ministro non può ignorare. Macchiare della colpa di pochi il volto bello del Paese che si governa non è giusto, e nemmeno intelligente.

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