Trump si ritira dalla mediazione: «Putin e Zelensky? Decidano tra loro»

La Casa Bianca fa i conti con i freni posti dal Cremlino, nonostante i sorrisi in Alaska. Tramonta l’ipotesi di un trilaterale e si allungano i tempi: saranno i due leader a trattare
August 20, 2025
Trump si ritira dalla mediazione: «Putin e Zelensky? Decidano tra loro»
Ansa | Putin e Zelensky
Dell’attesissimo incontro fra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin per ora rimane solo l’intenzione, e solo a parole. Per il resto, entrambi i partecipanti hanno piantato con precisione i loro paletti per arrivarci. Secondo il presidente ucraino, un faccia a faccia con l’omologo russo sarà possibile solo dopo un accordo sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina contro un possibile nuovo attacco di Mosca. Ma anche in quel caso, Zelensky è scettico: «Non c'è ancora alcun segnale da Mosca che indichi una reale intenzione di avviare negoziati sostanziali. È necessaria una pressione. Sanzioni severe, dazi elevati», ha scritto su Facebook. Il leader di Kiev si oppone anche a un ruolo della Cina nell'ambito di un accordo di pace.
Ancora più rigida la linea rossa del Cremlino. Mentre Trump continua a parlare di una svolta e dell'invio di truppe in Ucraina da parte di Francia e altri Paesi europei, ed afferma che Putin è pronto a un meeting bilaterale o trilaterale, Mosca boccia entrambe le idee. L’ex presidente Dmitrij Medvedev ha ribadito che «è stato esplicitamente affermato, no a truppe Nato come peacekeeper, la Russia non accetterà mai». Un ancora più pesante niet è arrivato dal ministro degli Esteri. Affinché un vertice avvenga, infatti, devono essere prima «risolti tutti i problemi che richiedono discussioni ad alti livelli», ha detto Sergeij Lavrov, che ha inoltre frenato su possibili accordi che possano essere «firmati» durante l’incontro tra i due leader, visto che ci sono «questioni di legittimità» da risolvere attorno alla leadership di Zelensky. «Quando, e se, si spera», verrà firmato un accordo di pace tra Russia e Ucraina, dovrà essere «risolto il problema della legittimità della persona che firmerà questi accordi» da parte di Kiev. Ma la precondizione più ferma di Mosca è ancora un’altra, e blocca sul nascere qualsiasi discussione sulla sicurezza dell’Ucraina. La Russia esige infatti di godere di un veto sugli sforzi futuri per difendere Kiev. Mosca, ha sottolineato il capo della sua diplomazia, sostiene l'opzione per le garanzie all'Ucraina discussa nei negoziati di Istanbul nel 2022, quando fu ipotizzato il ruolo dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, compresi quindi Cina e Russia. Una proposta respinta al mittente da Zelensky.
«Tutti questi piani sono legati alla concessione di garanzie tramite un intervento militare straniero in una parte del territorio ucraino – ha spiegato Lavrov –. Spero vivamente che coloro che coltivano tali piani stiano semplicemente cercando di attirare l'attenzione su di sé e che comprendano che ciò sarà assolutamente inaccettabile per la Federazione Russa». Di fronte a questo muro contro muro, Trump ha deciso di fare un passo indietro nella mediazione Russia e Ucraina. Ieri si è limitato a scaricare il barile del fallimento su Joe Biden e, in parte, su Kiev. «È molto difficile, se non impossibile, vincere una guerra senza attaccare il Paese invasore. È come una grande squadra che ha una difesa fantastica, ma non può giocare in attacco. Non c'è possibilità di vincere. Il corrotto e incompetente Joe Biden non ha permesso all'Ucraina di attaccare e come è andata?», ha scritto il capo della Casa Bianca su Truth. Quindi ha descritto uno dei territori in gioco, la Crimea come «enorme, grande quanto il Texas, in mezzo all’oceano». La Crimea si affaccia sul mar Nero ed è circa 26 volte più piccola del Texas.

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