Terrore e sangue alla sinagoga: cosa è successo a Manchester

Due morti accoltellati. Le autorità bollano il caso come «attentato» e invitano la comunità ebraica a «vigilare». L’intero Paese è sotto choc. «Inorridito» il premier Starmer
October 1, 2025
Terrore e sangue alla sinagoga: cosa è successo a Manchester
Reuters | Il luogo dell'attacco a Manchester
«Non c’è più posto qui per noi ebrei. È finita». Con queste parole una donna, ancorata al libro sacro stretto al petto, commenta in lacrime alle telecamere delle tv britanniche l’attacco alla sinagoga della Heaton Park Congregation di Crumpsall, nel nord di Manchester, in cui sono state uccisi due ebrei. Altri quattro sono in ospedale in gravi condizioni. Le autorità locali ci hanno messo mezza giornata per confermarlo: quello che si è consumato giovedì, durante lo Yom Kippur, il giorno più sacro del calendario religioso ebraico, è stato un «attentato terroristico». L’esecutore è stato ucciso dalla polizia accorsa sul luogo della tragedia quando ha cercato di svincolarsi dalla presa degli agenti. Anche se l'identificazione formale deve ancora avvenire, si tratterebbe di Jihad Al-Shamie, 35 anni, «un cittadino britannico di origine siriana», hanno affermato le forze dell'ordine. Fonti ufficiali britanniche hanno anche riferito al "Guardian" che il terrorista è arrivato in Gran Bretagna da bambino e ha ottenuto la cittadinanza britannica nel 2006. Secondo gli investigatori potrebbe non avrebbe agito da solo: tre persone sono state arrestate in relazione all’accaduto, due uomini sulla trentina e una donna sulla sessantina.
Stando alle prime ricostruzioni, l’attentatore si è lanciato con la sua auto sulla folla che, verso le 9.30, stava entrando nella sinagoga in mattoncini rossi di Middleton Road. Poi ha fermato l’auto ed è uscito dall’abitacolo con un coltello in mano. Un testimone lo ha visto mentre si avventava sui passanti in maniera «robotica», «come se avesse un lavoro da fare», prendendo di mira chiunque indossasse una kippah. Ad un certo punto, ha cercato di entrare nell’edificio religioso picchiando il coltello contro una finestra mentre, all’interno, il rabbino Daniel Walker cercava di innalzare una barricata per proteggere i fedeli. Il gilet imbottito indossato dall’uomo ha fatto pensare a un ordigno esplosivo (risultato falso) che ha fatto scattare l’allarme bomba e l’immediata evacuazione della zona. La polizia ha fermato, disarmato e immobilizzato il sospetto facendolo stendere sul terreno. Lo ha infine ucciso quando ha tentato di rialzarsi. Non ci sono ancora dettagli sulla sua identità (accertata ma non resa pubblica). Di certo c’è, per il momento, che uno dei feriti più gravi è un agente della sicurezza della sinagoga. Gli investigatori hanno attivato l’“operazione Plato”, un protocollo per affrontare attacchi terroristici su larga scala.
Nell’ambito di questa procedura sono scattati i controlli a tappeto nel vicinato che, più tardi, hanno portato gli agenti a eseguire due arresti, sospetti complici, in White House Avenue. Gli artificieri hanno fatto detonare «per precauzione» gli involucri della cintura indossata dall’assalitore. «Vigilate», ha sollecitato il numero uno dell’antiterrorismo Laurence Taylor in un appello alle comunità. La sinagoga ashkenazita a Crumpsall è la terza di Manchester, città che ospita la comunità ebraica più numerosa d’Oltremanica dopo quella londinese.
Sotto choc è l’intero Paese già provato da proteste sempre più diffuse contro l’escalation di Israele nella Striscia di Gaza. Il premier Keir Starmer ha anticipato il suo rientro a Downing Street da un vertice europeo in Danimarca per una riunione del comitato per le emergenze Cobra. «Sono inorridito», ha commentato, annunciando più forze di polizia a tutela delle sinagoghe. Troppo tardi per il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar intervenuto a sottolineare il fallimento delle autorità britanniche contro «l’ondata tossica di antisemitismo». Posizione rilanciata dallo stesso capo del governo di Tel Aviv secondo cui «la debolezza di fronte al terrorismo non fa che generare altro terrorismo». «Rattristato» re Carlo, noto interprete del dialogo interreligioso. Il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, ha diffuso una nota a ricordare che «è dovere di tutti lavorare insieme per garantire una società più coesa e rispettosa, in cui violenza e disumanità non abbiano posto». A Londra sono arrivati messaggi di solidarietà dalle cancellerie di molti Paesi. Per l’Italia, la premier Giorgia Meloni ha chiarito: «L’antisemitismo non può avere e non avrà spazio alcuno in Europa».

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