Territori a Mosca: no del 54% degli ucraini a Trump e Zelensky

La percentuale sale al 67% quando si tratta di rifiutare anche il riconoscimento ufficiale dell'occupazione russa e al 56 si attesta il no al "congelamento" della linea del fronte
October 23, 2025
Territori a Mosca: no del 54% degli ucraini a Trump e Zelensky
Donald Trump e Volodymyr Zelensky nell'ultimo incontro alla Casa Bianca/ ANSA
«Lasciate che sia divisa così com'è. Fermatevi sulla linea del fronte. Smettete di combattere», ha detto domenica scorsa il presidente Donald Trump, riferendosi alla regione contesa del Donbass. Un cessate il fuoco immediato per mettere fine alla guerra in Ucraina, con «l’attuale linea di contatto» come «punto di partenza dei negoziati», è anche la posizione dell’Europa, espressa martedì in una dichiarazione congiunta. Tra i firmatari c’è il presidente Volodymyr Zelensky. Mosca, però, non vuole sentire parlare di arrestarsi ai territori delimitati dal fronte. Da tempo insiste sul completo ritiro delle truppe ucraine dalle regioni orientali sotto assedio. Il destino delle zone contese o passate sotto controllo russo è cruciale nel processo verso un’ipotetica pace. Ma quanto sono preparati i cittadini ucraini alla prospettiva di concessioni territoriali alla Russia? Lo sono di più o di meno, rispetto ai primi anni della guerra? Dal maggio del 2022, il Kyiv International Institute of Sociology svolge sondaggi sulla disponibilità dell’opinione pubblica ucraina all’ipotesi di perdere parti del proprio Paese in cambio della pace. L’ultima rilevazione è stata effettuata dal 19 settembre al 5 ottobre, con interviste telefoniche a 2.015 cittadini adulti. Più di metà del campione, il 54%, ha risposto che “in nessuna circostanza l'Ucraina dovrebbe rinunciare a qualcuno dei propri territori, anche se ciò significasse che la guerra durerà più a lungo”.
La percentuale dei contrari alle concessioni, in crescita di quattro punti rispetto alla scorsa primavera, è in leggero calo se paragonata a quella di un anno fa (era al 58%). È però molto più bassa rispetto all’ottobre del 2023, quando l’80% diceva no alla perdita di parti del Paese. Da quest’anno, la formulazione dei quesiti si è fatta più raffinata, per meglio declinare il concetto di “concessioni territoriali”. Così, si ottiene una percentuale di contrari simile (il 56%) quando si chiede se l'Ucraina debba accettare di congelare la linea del fronte e permettere alla Russia di mantenere de facto il controllo sulle zone occupate, senza però riconoscerne ufficialmente la sovranità. È questo, dunque, che intendono gli ucraini, per “perdite territoriali”, non certo “il riconoscimento ufficiale dell’occupazione” (nel qual caso i contrari salgono al 67%).
Questi risultati sembrano in contraddizione con un altro studio condotto dal Kyiv International Institute of Sociology a settembre. In quell’occasione emergeva che ben il 74% degli intervistati, “pur senza entusiasmo”, sarebbe stata “pronta a sostenere un piano di pace tra Europa e Ucraina che includesse un congelamento dietro l'attuale linea del fronte, senza riconoscimento giuridico” (ma con la conseguente probabile perdita de facto di territori). A spiegare l’incongruenza è il direttore esecutivo dell’istituto Anton Grushetskyi: “L'unica opzione che ha il potenziale per essere discussa è il congelamento dell'attuale linea del fronte senza riconoscimenti legali”, ma “solo all'interno di un pacchetto più completo”, cioè solo “se il piano di pace prevedesse garanzie di sicurezza affidabili e una prospettiva europea, vale a dire l'integrazione nell’Ue”. Secondo il direttore è, invece, “impraticabile” e destinata “a un rifiuto categorico dell'opinione pubblica ucraina” l’opzione di trasferire nelle mani del Cremlino parti di regioni che attualmente sono ancora controllate da Kiev. Proprio la richiesta che Mosca continua a mettere sul tavolo per il Donbass. A questa possibilità il 71% degli intervistati risponde con un secco “no”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA