Secondo Trump l'Fbi è coinvolto nell'assalto a Capitol Hill
Il presidente sostiene che 274 agenti erano infiltrati tra le proteste che hanno portato gli scontri del 6 gennaio 2021 e «hanno agito come agitatori»

“È appena stato rivelato che il Fbi ha segretamente infiltrato, contro tutti i regolamenti, i protocolli e gli standard di sicurezza, 274 agenti tra la folla che ha partecipato, prima e durante, alle proteste (farsa) del 6 gennaio”. Con un post su Truth, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha interrotto il consueto sabato del silenzio per far conoscere al Paese (e al mondo) un nuovo dettaglio sull’assalto al Campidoglio del 2021: uno dei momenti più neri della storia americana. Il tycoon non chiarisce come è venuto a sapere dei poliziotti, così scrive, “che agendo come agitatori e insurrezionalisti, certamente non come funzionari delle forze dell’ordine”, hanno portato ai disordini quattro anni fa. Il bilancio di quell’assalto, lo ricordiamo, fu di 5 morti, 13 feriti e 52 arresti. “Voglio sapere chi sono, uno per uno, questi cosiddetti “agenti” – ha tuonato - e cosa stavano facendo in quel giorno ora “storico””. “Molti grandi patrioti americani hanno dovuto pagare un prezzo altissimo solo per amore del loro Paese”, ha insistito, aggiungendo con un monito: “Non possiamo più permettere che questo accada in America”.
Il presidente, questo è chiaro, sta facendo le pulci al Fbi, l’agenzia federale di pubblica sicurezza. Giovedì, il dipartimento di Giustizia americano ha incriminato per il Russiagate l’ex numero uno del Federal Bureau of Investigation, James Comey, “nemico” politico di Trump da quasi dieci anni, bollato come "viscido", "corrotto", un Dirty Cop: “il peggior direttore della storia”. Adesso potrebbe essere la volta di Christopher Wray, direttore dell’Fbi ai tempi dell’assalto al Campidoglio, che si è dimesso poco prima dell’inizio del secondo mandato alla Casa Bianca. “Ha delle spiegazioni molto importanti da dare”, ha avvertito il presidente.
Donald Trump, così rivelano alcuni siti americani, l’Fbi avrebbe riconosciuto privatamente l’esistenza di agenti in borghese alle proteste del 6 gennaio nonostante un rapporto dell’Ispettorato Generale del Dipartimento di Giustizia avesse negato la loro presenza. Cosa c’è sotto? Difficile dirlo. Molti osservano però che l’idea delle infiltrazioni irregolari di agenti federali alle proteste del 6 gennaio riprende una teoria del complotto che finora non ha trovato riscontro.
Il New York Times sottolinea che l’incriminazione di Comey è stata disposta dalla procuratrice federale Lindsey Halligan, fresca di nomina trumpiana, a pochi giorni dalla scadenza dei termini di prescrizione delle indagini a carico dell’ex direttore Fbi e “con accuse altamente discutibili”.
“Il presidente sta cercando di trasformare – così ha attaccato un editoriale - le forze dell’ordine federali in uno strumento personale di oppressione e vendetta. Sta minando una promessa fondamentale del sistema giudiziario americano: l’applicazione equa e imparziale della legge”. The Donald respinge categoricamente le accuse. Ma avrebbe chiesto a Microsoft di licenziare l'ex procuratrice Lisa Monaco, assunta come presidente degli affari globali della nota multinazionale di Redmond, Washington, a cui il presidente revocò le autorizzazioni ad accedere ai dossier riservati perché da lui considerata uno degli artefici, assieme a Joe Biden e Merrick Garland, della caccia alle streghe a suo danno. Il Dipartimento di Giustizia, ancora, avrebbe emesso una citazione per ottenere documenti relativi alla cronologia dei viaggi di Fani Willis, la procuratrice della Georgia che ha incriminato il presidente Trump in un ampio caso di interferenza elettorale. La resa dei conti del tycoon, se così la si può chiamare, potrebbe essere solo all’inizio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






