«Salvate Curtis dal boia»: l'appello che sta scuotendo la Florida

Corsa contro il tempo per fermare l’esecuzione di giovedì. Sant’Egidio chiede «clemenza» per il 59enne, disabile mentale, già dichiarato “non idoneo” al patibolo
August 21, 2025
«Salvate Curtis dal boia»: l'appello che sta scuotendo la Florida
Curtis Windom con la figlia e la nipotina
L’esecuzione di Curtis Windom, 59 anni, recluso dal 1992 nel braccio della morte del carcere di Raiford, è fissata per il 28 agosto. Giovedì prossimo. Sarà l’undicesimo cittadino della Florida a ricevere, quest’anno, l’iniezione letale. E neppure l’ultimo.
La successiva è in programma per il 17 settembre. L’uomo è stato condannato a morte per triplice omicidio: trentatré anni fa, a Orlando, uccise l’allora convivente Valerie Davis, la madre di questa e un altro uomo.
C’è un dettaglio del caso che non può però essere trascurato: Curtis, afroamericano, è disabile mentale. Un trauma subito durante il parto gli ha provocato problemi cognitivi che non gli hanno consentito di terminare gli studi. Nasce da qui l’appello della Comunità di Sant’Egidio, da anni impegnata nell’abolizione della pena di morte nel mondo, a risparmiargli la vita. A invocare lo stop all’esecuzione, o per lo meno la sospensione della pena, ci sono anche l’associazione Floridians against the Death Penalty e i vescovi cattolici della Florida. Tutti schierati al fianco di Curtisia Windom, la figlia nata dalla relazione tra Curtis e la donna uccisa, che in questi anni ha fatto regolarmente visita al padre in carcere perché lo ha perdonato. Il suo grido: «Non fatelo nel mio nome». Contro l’esecuzione dell’uomo è stato presentato un ultimo appello alla Corte Federale e alla Corte Suprema. La famiglia ha organizzato per la prossima settimana una conferenza stampa per smuovere anche l’opinione pubblica.
Del resto, la sua «non idoneità» alla pena capitale fu certificata dai giudici nel 2012. Non è chiaro perché è stata poi ritirata ma di certo c’è che il condannato ha ricevuto a lungo un’assistenza legale d’ufficio inadeguata: uno dei suoi primi difensori è stato radiato dall’albo perché trovato in stato di ubriachezza durante le udienze e incriminato per truffa. Nessuno è riuscito a far pesare sul verdetto il difficile – perché estremamente povero – contesto sociale in cui Curtis è nato e cresciuto né la sua conclamata disabilità. La sua vita è segnata anche da un grave incidente stradale che lo ha costretto a un ricovero ospedaliero dal quale è uscito con una diagnosi di danno cerebrale permanente.
«Buono, sensibile, ironico, di fede». Così parla di Curtis la volontaria della Comunità di Sant’Egidio, Lorenza D’Andrea, che dal 1998 intrattiene con lui un rapporto epistolare. È stata lei, che lo ha incontrato di persona solo una volta, in prigione, nel 2010, a convincerlo a riavvicinarsi alla figlia. «Ho una valigia piena delle sue lettere – confida – molto lunghe anche se piene di errori. Con me si è sempre raccomandato “fai studiare i tuoi figli”». «Ha vissuto per anni dei racconti che gli facevo della mia vita – aggiunge – diventando uno di famiglia. In ogni lettera si preoccupava di farmi sapere che pregava per me, per mio marito e per i miei bambini».
L’ultima missiva, datata 12 agosto, si conclude con una richiesta: «Continuate a sorridere. Pace e Amore». La speranza è che presto arrivi un atto di clemenza da parte del governatore della Florida, l’italoamericano cattolico Ron DeSantis, che quest’anno ha intensificato il ritmo delle esecuzioni: quasi una al mese. La Conferenza episcopale locale ha organizzato una novena per pregare per il condannato disabile e, in generale, per la fine della pena capitale. Lorenza precisa che «Curtis non si è mai proclamato innocente perché non ricorda neppure un momento del giorno dell’assassino» ma, conclude, «sarebbe bello che nell’anno del Giubileo arrivasse un gesto all’insegna del perdono».

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