Rutte con Trump: colpire i caccia russi. La Polonia: lasciate la Bielorussia
Oggi si decide sul "muro di droni" a est. Vicino all'Alaska gli americani hanno intercettato quattro aerei da guerra russi

Di nuovo aeroporti chiusi in Danimarca per l’avvistamento di droni. L’allarme nell’Unione Europea e nella Nato (di cui sono membri 23 dei 27 Stati Ue) è alle stelle, e così accelerano i lavori per il “muro di droni” preannunciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen il 10 settembre. Oggi ha luogo in videoconferenza la prima riunione del commissario europeo alla Difesa, il lituano Andrius Kubilius, con i ministri della Difesa di nove Paesi: quelli più esposti del “fianco Est”: cioè Finlandia, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Bulgaria più la Danimarca, nonché, su “auto-invito”, la Slovacchia. Presente anche il ministro ucraino e un esponente della Nato. La questione del “muro di droni” sarà discussa dai 27 leader al Consiglio europeo informale, il primo ottobre a Copenaghen e poi a quello formale a Bruxelles del 23-24 ottobre.
A Bruxelles c’è il senso di massima urgenza: l’Europa è scoperta sul fronte della difesa dei droni, che volano troppo bassi e spesso sono troppo piccoli per essere avvistati dai radar. Alla videoconferenza di oggi, a porte chiuse, il primo obiettivo è ascoltare Kiev, che ha vasta esperienza con i droni. Siamo ancora agli inizi, non è chiara la fattibilità, né i costi, che potrebbero almeno in parte essere coperti con i 150 miliardi di euro del nuovo fondo militare Ue Safe. Secondo Kubilius si potrebbe, entro un anno, arrivare a una efficace capacità di intercettazione, ad esempio utilizzando i rilevatori sonori rivelatisi così efficaci in Ucraina contro i droni russi. Altro strumento cui si guarda sono i laser, efficaci ad abbattere i droni e a basso costo. Per creare un sistema completo i tempi appaiono più lunghi.
Questo mentre la tensione nei cieli resta alta. Mercoledì sera la Danimarca, tra i più forti sostenitori di Kiev, sempre a causa di droni, ha dovuto chiudere per alcune ore l’aeroporto di Aalborg, che è anche una base militare, altri tre scali minori (tra cui Skydstrup) nonché per un’ora anche l’aeroporto Billund (il secondo di Copenaghen). Solo due giorni prima era stata la volta del principale aeroporto della capitale e di quello di Oslo. Ieri, per la cronaca, vicino allo scalo della capitale norvegese è stato fermato uno straniero (non è nota la nazionalità) sorpreso a pilotare un drone. Mentre per gli episodi di Polonia e Romania sia la Nato, sia l’Ue ora non hanno più dubbi che si sia trattato di droni russi, per la Danimarca c’è maggiore prudenza. «Non ci sono prove di un collegamento con Mosca » ha dichiarato il ministro della Difesa danese, Troels Lung Poulsen. Tuttavia, ha aggiunto, «non può esserci alcun dubbio che questo sia opera di un attore professionale, visto che si parla di una operazione sistematica. È quel che io definirei un attacco ibrido usando diversi tipi di droni». I quali, ha detto ancora, «non provengono da molto lontano, ma sono stati lanciati dalle nostre immediate vicinanze».
Qualche esperto ipotizza di un lancio da imbarcazioni nel Baltico, ma non ci sono riscontri. Il ministro ha precisato che è stato scelto di non abbatterli per troppi rischi sui civili. Già lunedì la premier danese Mette Frederiksen ha definito i droni all’aeroporto di Copenaghen il «peggiore attacco alle infrastrutture danesi». Ieri ha incontrato il segretario generale della Nato Mark Rutte. «Prendiamo molto sul serio» quanto sta accadendo, ha detto Rutte, dando pieno sostegno al presidente Trump che ha esortato gli alleati ad «abbattere» velivoli russi se entrano nello spazio aereo Nato. Lo stesso ha fatto due giorni fa Von der Leyen. Ieri intanto il comando aereo Nato ha fatto sapere che due caccia Gripen ungheresi sono decollati dalla base di Siauliai in Lituania in risposta a un Su-30, un Su-35 e tre Mig-31 russi che volavano in prossimità dello spazio aereo lettone. Per Bruxelles è ben probabile che anche i droni in Danimarca e in Norvegia siano legati alla Russia.
«Bisogna attendere l’esito delle indagini danesi – ha detto una portavoce della Commissione – ma questi eventi non si sono verificati nel vuoto, ma in un contesto, e si aggiungono ai droni russi in Polonia e Romania e ai caccia in Estonia. Tutto punta verso Mosca». L’ambasciata russa a Copenaghen ha definito «assurde» le accuse, parlando di «un provocazione».
Vicino all'Alaska "intercettati" quattro jet dagli americani
Caccia americani si sono alzati in volo per identificare e intercettare quattro aerei da guerra russi che volavano vicino all’Alaska. Lo rende noto una dichiarazione del North American Aerospace Defense Command (Norad), precisando che due bombardieri strategici Tu-95 e due caccia Su-35 stavano volando nella zona di identificazione di difesa aerea (Adiz) dell’Alaska, uno spazio aereo internazionale che confina con lo spazio sovrano di Usa e Canada. Il Norad ha risposto inviando dei messaggi di allerta, facendo al contempo alzare in volo quattro F16, insieme a 4 aerei tanker Kc-135, per poter «identificare in modo positivo e intercettare» gli aerei russi nella Adiz dell’Alaska. Il Norad ha ricordato, comunque, che l’attività militare russa nell’Adiz è comune e non viene considerata una minaccia, anche se l’incidente avviene però dopo una serie di incursioni e violazioni da parte di aerei russi. Ieri è emersa anche una tragedia sfiorata. Una collisione fra un drone e un aereo di linea con 28 persone a bordo è stata registrata in Russia, in corrispondenza della Kamchatka, lo scorso 2 agosto, ha riferiti. Un Antonov 26 operato dalla Kamchatka Air Enterprise era in volo da Petropavlovsk a Tilichikim, hanno riferito fonti russe. Ma solo dopo il suo atterraggio i tecnici hanno scoperto una ammaccatura profonda 11 centimetri di profondità nella carlinga dell’aereo. Che in un primo momento era stato attribuito alla collisione con un uccello in volo. In seguito gli inquirenti dell’agenzia per l’aviazione hanno stabilito che il danno è da attribuire alla collisione con «un oggetto non identificato, molto probabilmente un mezzo aereo non abitato».
La Polonia invita i propri cittadini a lasciare la Bielorussia
«A causa delle crescenti tensioni, della guerra in corso nella regione e dei ripetuti arresti arbitrari», il ministero degli Esteri polacco «sconsiglia qualsiasi viaggio in Bielorussia» e «invita i cittadini polacchi rimasti in Bielorussia a lasciare immediatamente il suo territorio utilizzando i mezzi commerciali e privati disponibili». Lo ha comunicato l'ambasciata della Polonia a Minsk. «In caso di un drastico deterioramento della situazione della sicurezza, di chiusura delle frontiere o di altre circostanze - si legge - l'evacuazione potrebbe rivelarsi notevolmente più difficile o addirittura impossibile».
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