Retata a una manifestazione, arrestata la Nobel iraniana Narges Mohammadi

Lo ha reso noto l'organizzazione Hengaw per i diritti umani spiegando che Mohammadi è stata arrestata a Mashhad, città nel nord est dell'Iran, e portata in una località sconosciuta. Insieme a lei sono state arrestate le attiviste Sepideh Gholian e Pouran Nazem
December 12, 2025
Retata a una manifestazione, arrestata la Nobel iraniana Narges Mohammadi
Un fermo immagine di un video che ritrae Narges Mohammadi alla manifestazione in cui è stata arrestata / ANSA
Il giro di vite contro oppositori e attivisti per i diritti umani oggi ha colpito anche una delle donne iraniane più conosciute in tutto il mondo: la Premio Nobel per la pace del 2023 Narges Mohammad. L'avvocata, erede dell'altrettanto famosa Shrin Ebadi, è stata arrestata a Mashhad, città nel nord est del Paese, mentre partecipava a una cerimonia in memoria di un'altra vittima del regime degli ayatollah. Mohammadi da un anno si trovata agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute, dopo un intervento chirurgico ad una gamba. La sorte dell'attivista per i diritti umani, tra le più strenue difensore della libertà femminile, è incerta: non si sa infatti dove sia stata portata. La Fondazione Mohammadi ha fatto sapere che durante le cerimonia sono intervenuti agenti di sicurezza e della polizia e hanno arrestato diversi partecipanti.
Narges Mohammadi in una foto d'archivio / REUTERS
Narges Mohammadi in una foto d'archivio / REUTERS
Si sa che insieme a lei sono state fermate altre due donne, Sepideh Gholian e Pouran Nazemi, scese in piazza per chiedere giustizia e verità sulla morte dell'avvocato Khosrow Alikordi. Narges Mohammadi è stata condannata in totale a 30 anni di carcere e 154 frustate per aver lavorato nel Centro dei Difensori dei Diritti Umani (Defenders of Human Rights Center - DHRC), un'associazione senza fini di lucro creata nel 2002 da Ebadi e messa fuorilegge dalle autorità iraniane pochi anni più tardi. Entrata e uscita più volte dalle prigioni iraniane, nel 2023 la notizia dell'attribuzione del Premio Nobel la raggiunse proprio mentre si trovava rinchiuso nel carcere femminile di Evin. Il premio fu ritirato dai due figli e dal marito, che la donna non vede da quando erano piccoli e che vivono in esilio in Europa. Anche in carcere  ha continuato a prendere le difese degli oppressi, anche attraverso il libro testimonianza "tradotto in Italia nel 2024 "Più ci rinchiudono, più diventiamo forti", in cui denunciava le terribili condizioni di vita a cui erano sottoposte le detenute
Mohammadi ad agosto in una intervista alla rivista tedesca Der Spiegel aveva detto che agenti dell'intelligence iraniana le avevano rivolto minacce di morte, dirette e indirette, e aveva accusato le autorità iraniane di aver intensificato la repressione di attivisti, giornalisti e critici del regime dopo il cessate il fuoco di giugno con Israele.

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