Rapporto con Trump e nodo “volenterosi”: cosa devono chiarire Meloni e Macron
La premier italiana ha cercato una relazione speciale col presidente Usa, mentre il presidente francese ha puntato sull'asse con Berlino e Londra per una soluzione in Ucraina. L'agenda dell'incontro

Un faccia a faccia per ricucire gli strappi, veri o di «panna montata» (copyright Giorgia Meloni) che siano, uno dei più attesi degli ultimi tempi. È in programma oggi alle 18, quando a Palazzo Chigi la presidente del Consiglio accoglierà il presidente della Francia, Emmanuel Macron, con l’intento di rilanciare la collaborazione tra due Paesi fondatori della Ue, legati - come ha sottolineato nei giorni scorsi la nostra premier - da moltissimi interessi in comune, nonché da un trattato, quello del Quirinale.
La grande curiosità che lo precede dovrà però accontentarsi: di Meloni e Macron insieme vedremo solo qualche foto, dopo mesi di frizioni che hanno avuto il loro apice a Tirana, con l’altro oramai famigerato scatto, al vertice della Comunità politica europea, dei leader della coalizione dei “volenterosi” pro-Ucraina al telefono con Trump, ma con la premier italiana assente. Non sono previste né una conferenza stampa, né le sole dichiarazioni ai giornalisti.
Una visita comunque «importante», fanno sapere dell’Eliseo a poche ore dall’arrivo a Roma del presidente francese. Per «parlarsi, progredire insieme» sulle questioni cruciali del momento. L’Ucraina, ma anche la crisi in Medio Oriente e le questioni interne agli equilibri europei, dazi compresi. Anche se lì, ricordano sempre da Parigi, il pallino è in mano alla Commissione Europea.
Ai piani alti del governo italiano il bilaterale viene accolto come «un segnale molto positivo, ottimo». Perché Italia e Francia, è il ragionamento che la stessa premier va ripetendo, sono «nazioni amiche» e hanno «posizioni comuni» su molti più dossier di quanto non si racconti. La scena, peraltro, sarà tutta per loro due, quasi a smontare una certa narrazione conflittuale: non ci sarà un passaggio di Macron anche al Quirinale, che certo non può che approvare il riavvicinamento tra i due.
Le distanze nessuno le nega, peraltro. Ma si cerca di riportarle nell’ambito fisiologico. «Non c’è assolutamente alcun ostracismo nei confronti di Meloni» che ha «sempre partecipato agli incontri», assicurano da Parigi, gettando acqua sul fuoco di uno scontro carsico che ha visto i due leader mai entrare davvero in sintonia (famosa è anche la foto al G7 di Borgo Egnazia dopo lo scontro sul tema aborto). Ma il momento è complesso e non bisogna alimentare divisioni.
Sulla questione dei “formati” dei vertici internazionali, abbassano i toni gli stessi meloniani: «Possono variare» e «fra europei» la questione va gestita «secondo il principio dell’impatto migliore che si può ottenere inbase alle circostanze». Peraltro nella ricostruzione parigina il viaggio a Kiev (sempre Meloni assente) era stata «una iniziativa del cancelliere» tedesco Merz, non di Macron, quindi nessuno sgarbo diretto. L’importante, insistono, è il focalizzarsi «sull’essenziale». Come il «sostegno incrollabile» a Kiev, condiviso appunto, e su cui si farà un punto anche alla luce del nuovo round di negoziati tra Kiev e Mosca ieri a Istanbul. In generale vanno poste «le basi» per un rafforzamento delle relazioni, fanno sapere anche fonti italiane, sottolineando i già «profondi rapporti bilaterali». Ma si guarderà anche alle comuni sfide europee, a partire dall’automotive, per capire se il tandem avviato da Roma con Berlino può tramutarsi in una triangolazione. A luglio, poi, la Ue presenterà il piano di bilancio pluriennale e i due Paesi potrebbero stringere un patto comune sulle modalità per reperire «le ingenti risorse» necessarie a finanziare le nuove priorità strategiche europee. Alla Meloni stanno infine a cuore anche i dossier difesa e migranti, senza scordare il «rafforzamento delle relazioni» con gli Usa di Trump. Il tutto con l’obiettivo di costruire «un’Europa più sovrana e più forte».
La grande curiosità che lo precede dovrà però accontentarsi: di Meloni e Macron insieme vedremo solo qualche foto, dopo mesi di frizioni che hanno avuto il loro apice a Tirana, con l’altro oramai famigerato scatto, al vertice della Comunità politica europea, dei leader della coalizione dei “volenterosi” pro-Ucraina al telefono con Trump, ma con la premier italiana assente. Non sono previste né una conferenza stampa, né le sole dichiarazioni ai giornalisti.
Una visita comunque «importante», fanno sapere dell’Eliseo a poche ore dall’arrivo a Roma del presidente francese. Per «parlarsi, progredire insieme» sulle questioni cruciali del momento. L’Ucraina, ma anche la crisi in Medio Oriente e le questioni interne agli equilibri europei, dazi compresi. Anche se lì, ricordano sempre da Parigi, il pallino è in mano alla Commissione Europea.
Ai piani alti del governo italiano il bilaterale viene accolto come «un segnale molto positivo, ottimo». Perché Italia e Francia, è il ragionamento che la stessa premier va ripetendo, sono «nazioni amiche» e hanno «posizioni comuni» su molti più dossier di quanto non si racconti. La scena, peraltro, sarà tutta per loro due, quasi a smontare una certa narrazione conflittuale: non ci sarà un passaggio di Macron anche al Quirinale, che certo non può che approvare il riavvicinamento tra i due.
Le distanze nessuno le nega, peraltro. Ma si cerca di riportarle nell’ambito fisiologico. «Non c’è assolutamente alcun ostracismo nei confronti di Meloni» che ha «sempre partecipato agli incontri», assicurano da Parigi, gettando acqua sul fuoco di uno scontro carsico che ha visto i due leader mai entrare davvero in sintonia (famosa è anche la foto al G7 di Borgo Egnazia dopo lo scontro sul tema aborto). Ma il momento è complesso e non bisogna alimentare divisioni.
Sulla questione dei “formati” dei vertici internazionali, abbassano i toni gli stessi meloniani: «Possono variare» e «fra europei» la questione va gestita «secondo il principio dell’impatto migliore che si può ottenere inbase alle circostanze». Peraltro nella ricostruzione parigina il viaggio a Kiev (sempre Meloni assente) era stata «una iniziativa del cancelliere» tedesco Merz, non di Macron, quindi nessuno sgarbo diretto. L’importante, insistono, è il focalizzarsi «sull’essenziale». Come il «sostegno incrollabile» a Kiev, condiviso appunto, e su cui si farà un punto anche alla luce del nuovo round di negoziati tra Kiev e Mosca ieri a Istanbul. In generale vanno poste «le basi» per un rafforzamento delle relazioni, fanno sapere anche fonti italiane, sottolineando i già «profondi rapporti bilaterali». Ma si guarderà anche alle comuni sfide europee, a partire dall’automotive, per capire se il tandem avviato da Roma con Berlino può tramutarsi in una triangolazione. A luglio, poi, la Ue presenterà il piano di bilancio pluriennale e i due Paesi potrebbero stringere un patto comune sulle modalità per reperire «le ingenti risorse» necessarie a finanziare le nuove priorità strategiche europee. Alla Meloni stanno infine a cuore anche i dossier difesa e migranti, senza scordare il «rafforzamento delle relazioni» con gli Usa di Trump. Il tutto con l’obiettivo di costruire «un’Europa più sovrana e più forte».
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