Per fare la pace, si cominci col dare cibo a tutti
Se si vuole ancora pensare a una soluzione in grado di chiudere i conflitti, occorre ribaltare il problema: guardare ai popoli affamati mettendoci nei loro panni, senza brutali istinti di superior

Scrivo dal cuore dell’Italia ricca, la Striscia non è lontana, eppure nella Striscia si muore di fame e di sete (manca anche l’acqua; ci sono stati 21 morti nelle ultime 70 ore) e noi da qui non riusciamo a fare niente e siamo anche male informati. Non comprendiamo nemmeno bene i termini del problema. Cosa vuol dire “fame”? La gente sviene per strada, non si regge in piedi, il corpo è svuotato di energie, cammina barcollando a zig-zag davanti a te poi si piega da un lato e piano piano, senza tonfo, si sdraia a terra e resta lì.
Della fame abbiamo un’idea letteraria, non sperimentale. Abbiamo passato epoche in cui la fame da noi era tremenda, la gente dimagriva così tanto che nelle guance si scavavano dei buchi attraverso i quali si vedevano i denti. Quella era fame. Adesso la fame è un’“arma di guerra”. Si sa dove arrivano i viveri, su elicotteri o su camion, e su quel punto si concentra l’artiglieria. È una tecnica selvaggia, nel senso che ricorda quella usata dalle bestie selvagge. Le bestie selvagge sanno dove le possibili prede vanno a bere nei fiumi e le aspettano acquattate nei paraggi, come le prede arrivano loro s’avventano e addentano. E le prede arrivano puntualmente e stupidamente.
La fame ottunde il cervello. Se si ha fame non si ragiona, la fame è una nebbia che offusca la mente, gli uomini e i popoli affamati sono stupidì, civiltà e fame non vanno d’accordo. I popoli affamati sono popoli arretrati, la fame li fa arretrare, e l’arretratezza li manterrà affamati. L’istinto egoista dell’uomo occidentale è di sentire una colpa nell’arretratezza e quindi nella povertà, si guarda ai popoli affamati con un senso di superiorità che tocca la svalutazione.
Una volta in autostrada in Austria sono stato superato da un camion che trasportava viveri e aveva sul telo una scritta che diceva: «Dei popoli affamati non c’è da fidarsi».
I viveri portavano la fiducia, l’affidabilità, la pace. Volete pacificare i popoli? Saziateli, a pancia piena non vi ammazzeranno. Nella Striscia si uccide affamando, la fame è uno strumento di potere, non si arriverà alla pace distribuendo bazooka ma calando dal cielo pacchi di viveri. Sto aspettando che succeda. Ma dal cielo continuano a scendere armi.
Della fame abbiamo un’idea letteraria, non sperimentale. Abbiamo passato epoche in cui la fame da noi era tremenda, la gente dimagriva così tanto che nelle guance si scavavano dei buchi attraverso i quali si vedevano i denti. Quella era fame. Adesso la fame è un’“arma di guerra”. Si sa dove arrivano i viveri, su elicotteri o su camion, e su quel punto si concentra l’artiglieria. È una tecnica selvaggia, nel senso che ricorda quella usata dalle bestie selvagge. Le bestie selvagge sanno dove le possibili prede vanno a bere nei fiumi e le aspettano acquattate nei paraggi, come le prede arrivano loro s’avventano e addentano. E le prede arrivano puntualmente e stupidamente.
La fame ottunde il cervello. Se si ha fame non si ragiona, la fame è una nebbia che offusca la mente, gli uomini e i popoli affamati sono stupidì, civiltà e fame non vanno d’accordo. I popoli affamati sono popoli arretrati, la fame li fa arretrare, e l’arretratezza li manterrà affamati. L’istinto egoista dell’uomo occidentale è di sentire una colpa nell’arretratezza e quindi nella povertà, si guarda ai popoli affamati con un senso di superiorità che tocca la svalutazione.
Una volta in autostrada in Austria sono stato superato da un camion che trasportava viveri e aveva sul telo una scritta che diceva: «Dei popoli affamati non c’è da fidarsi».
I viveri portavano la fiducia, l’affidabilità, la pace. Volete pacificare i popoli? Saziateli, a pancia piena non vi ammazzeranno. Nella Striscia si uccide affamando, la fame è uno strumento di potere, non si arriverà alla pace distribuendo bazooka ma calando dal cielo pacchi di viveri. Sto aspettando che succeda. Ma dal cielo continuano a scendere armi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






