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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nell'Ufficio Ovale alla Casa Bianca - Reuters
La telefonata al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L'incontro con il ministro israeliano Ron Dermer. L'accordo con Londra sui dazi. Il messaggio di congratulazioni per l'elezione di papa Leone XIV. E fin qui è stato un normale giovedì da presidente degli Stati Uniti. Ma se il commander in chief si chiama Donald Trump non finisce qui. E dunque, ecco il suo "giovedì particolare". Fatto di licenziamenti, abolizioni e nomine. Una normale giornata da Trump.
La conversazione con Zelensky è durata una ventina di minuti. Al termine, il presidente ha scritto su Truth: «Mi impegnerò a garantire la pace tra Russia e Ucraina, insieme agli europei, e sarà una pace duratura! Tutto ciò può essere fatto molto rapidamente!». Che la rapidità sia un suo motivo di vanto è risaputo. Come la sua promessa elettorale di far finire la guerra «in ventiquattr'ore». Fulmineo da presidente è stato, e continua a esserlo, nell’abolire, licenziare e chiudere norme, persone ed enti varati dal suo predecessore Biden. Ieri ha dichiarato che porrà fine al Digital Equity Act, promulgato nel 2021 per promuovere l'equità digitale, finanziando l'accesso a Internet e alle competenze digitali delle comunità più svantaggiate. «Basta con le elargizioni basate sulla razza! – ha scritto su Truth -. Il Digital Equity Program è un'elargizione razzista e illegale da 2,5 miliardi di dollari. Porrò fine a tutto questo immediatamente e farò risparmiare ai contribuenti miliardi di dollari». Come se fosse per la cattiva volontà dei singoli che fra gli esclusi dal digitale primeggino afroamericani e immigrati ispanici. Stessa efficienza nei siluramenti. Ieri è toccato a Carla D. Hayden, che era stata la prima donna e la prima afroamericana a ricoprire il ruolo di responsabile della biblioteca del Congresso. Nominata da Obama nel 2016, aveva un incarico decennale. «Immediata» anche l’espulsione di mille soldati transgender, annunciata ieri dal Pentagono in attuazione dell’ordine esecutivo del 27 gennaio.
Meticolosamente repentina la selezione dei nuovi curricula. Il criterio di scelta è presto detto: includere collaborazioni con Fox News. È il caso di Jeanine Pirro, nominata giovedì procuratrice generale di Washington. Con un passato da procuratrice distrettuale della contea di Westchester a New York, co-conduce il programma "The Five" sulla televisione amica. «È considerata una dei migliori procuratori distrettuali nella storia dello stato di New York» ha scritto il presidente su Truth. Si allunga così l'elenco dei prescelti della Fox: da Pete Hegseth che guida il Pentagono a Linda McMahon all'Istruzione fino al chirurgo della serie tv "Dr. Oz" messo a dirigere l'assicurazione sanitaria. Il posto andato a Pirro doveva essere dell'ultraconservatore Ed Martin, che ha ricoperto temporaneamente il ruolo di procuratore di Washington. Ma il suo sostegno all’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 ha indotto a scartarlo, per scongiurare malumori in Senato. Nominato ieri da Trump al Dipartimento di Giustizia come «nuovo direttore della task force sulla strumentalizzazione della giustizia», ha incassato i suoi elogi su Truth: «Un lavoro fantastico».
E qui finisce il giovedì di Trump. Stamani è tornato al lavoro. Il New York Times ha rivelato che sta preparando l'arrivo negli Usa di un primo gruppo di «profughi Afrikaner», la minoranza bianca del Sudafrica che tanto sta a cuore al presidente e al suo amico Elon Musk, nato in Sudafrica. Un ordine esecutivo firmato il 7 febbraio li riconosce «vittime di ingiusta discriminazione razziale». In attesa di annunci epocali dal viaggio in Medio Oriente la settimana prossima, stasera si concluderà un’altra giornata ordinaria da Trump. Prima di salire sull’Air Force One per andare a giocare a golf in Florida nel fine settimana.