mercoledì 11 ottobre 2023
In un Paese così piccolo, sono tanti ad avere un parente o un amico tra le vittime. E c’è chi, in un giorno solo, ha dovuto partecipare a due cerimonie
Lacrime per il soldato Adi Zur, nei funerali al cimitero militare di Monte Herzl a Gerusalemme

Lacrime per il soldato Adi Zur, nei funerali al cimitero militare di Monte Herzl a Gerusalemme - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Israele è in lutto. Molti negozi erano chiusi per il pericolo di attacco missilistici. Ora quasi tutti sono chiusi per lutto. Sulle claire abbassate ci sono le insegne in bianco e nero con le informazioni sui funerali. I funerali di chi è morto negli attacchi di sabato, o dei soldati al fronte che non sono tornati. In un Paese così piccolo, sono tanti ad avere un parente o un amico tra le vittime. E c’è chi, in un giorno solo, ha dovuto partecipare a due cerimonie. I riti funebri si susseguono, uno dopo l’altro. Con la coda delle auto che a fatica entrano ed escono dai parcheggi dei cimiteri. Nei negozi alimentari – gli unici rimasti aperti – alla radio si ascolta la musica che normalmente viene trasmessa durante Yom ha-Zicharon, il Giorno della Memoria dei caduti in guerra e delle vittime del terrorismo. Tutti sanno che con l’offensiva a di terra a Gaza, le vittime sono destinate ad aumentare. E che tutto questo dolore è appena cominciato.

Secondo la tradizione ebraica il lutto dura una settimana a partire dal giorno dei funerali. Si chiama Shiva, da “sheva” – il numero “sette” in ebraico – come sette sono i giorni della settimana in cui parenti e amici si raccolgono accanto ai famigliari della persona scomparsa. Normalmente, in queste occasioni di cordoglio, la porta di casa si lascia aperta, per permettere a chiunque, dal vicino di casa al panettiere, dai compagni di scuola a quelli del servizio militare, di poter entrare e partecipare. Questa volta (per la prima volta nella storia di Israele), non sarà così: le porte saranno blindate, perché si teme che i terroristi di Hamas e Hezbollah stiano ancora circolando sul territorio israeliano.

Abitualmente, la shiva si celebra a casa della famiglia del defunto. Ma questa volta la maggior parte delle case delle vittime, quelle nei kibbutz che sono stati messi a ferro fuoco, sono state abbandonate. Il rito del lutto avviene a casa di famiglie o amici che stanno aprendo le loro case alle migliaia di sfollati. C’è un altro elemento che rende queste cerimonie diverse da tutte quelle che Israele ha visto nella sua storia: l’assenza dei commilitoni, perché quasi tutti i riservisti sono al fronte. E poi c’è quel suono delle sirene, i continui allarmi per i razzi da che non dà tregua neanche nel momento del dolore più grande. È un lutto dentro il lutto, una parte di storia di Israele che rimarrà impressa nella memoria di tutti.

Eppure, Israele non si arrende. Si compatta. Ritrova il Paese solidale che è sempre stato. Tra le vittime del rave nel kibbutz Baari c’era anche una studentessa brasiliana di 23 anni, arrivata in Israele da sola: Bruna Velano. Avrebbe avuto un funerale senza famiglia. Invece, dopo una serie di messaggi su media e social, ieri alle sue esequie si sono presentate 10.000 persone. Quasi nessuno di loro la conosceva personalmente, ma c’era un’intera famiglia a onorarla: Israele.

Soldati portano la bara del commilitone Noam Elimeleh Rothenberg al cimitero militare di Monte Herzl a Gerusalemme

Soldati portano la bara del commilitone Noam Elimeleh Rothenberg al cimitero militare di Monte Herzl a Gerusalemme - Ansa

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI