lunedì 27 dicembre 2021
I militari hanno massacrato e bruciato decine di civili nello Stato a maggioranza cristiana del Kayah: donne e bimbi tra i 38 morti. Spariti 2 di Save the Children, Rinviata la sentenza per Suu Kyi
Il convoglio assalito e dato alle fiamme. Una strage commessa a sangue freddo

Il convoglio assalito e dato alle fiamme. Una strage commessa a sangue freddo - da Twitter

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Le fonti della resistenza contro il regime militare in Myanmar hanno segnalato un nuovo massacro operato dai militari il 24 dicembre a Hpruso. nello Stato orientale di Kayah, dove autoveicoli di una colonna in transito su una strada di grande comunicazione sono stati attaccati e poi bruciati e i passeggeri trucidati. Risultano 38 morti, tra cui un bambino e due operatori dell'organizzazione umanitari Save the Children.

Un massacro portato a sangue freddo dalle milizie locali Karenni. Nel Kayah quasi la metà della popolazione è cristiana, perlopiù cattolici. Le foto della strage sono state diffuse sul web.

Media locali riferiscono che truppe governative birmane, su ordine della giunta militare al potere nel Paese, avrebbero radunato e ucciso i civili a colpi di arma da fuoco per poi caricarli su camion e auto successivamente incendiati.

Il luogo della strage in una delle foto che stanno circolando su Twitter. Tra queste ci sono immagini terribili che non pubblichiamo

Il luogo della strage in una delle foto che stanno circolando su Twitter. Tra queste ci sono immagini terribili che non pubblichiamo - da Twitter

Secondo alcuni testimoni le vittime erano fuggite dai combattimenti tra gruppi di resistenza armata e l'esercito del Myanmar vicino al villaggio di Koi Ngan, e sarebbero state fermate dalle truppe governative mentre si dirigevano verso i campi profughi nella parte occidentale di Hpruso.

Il sottosegretario dell'Onu per gli Aiuti umanitari, Martin Griffith si è detto "inorridito" e ha condannato "questo incidente grave e tutti gli attacchi contro civili nel Paese, che sono proibiti in base al diritto umanitario internazionale". A conferma della brutalità della repressione militare, pochi giorni fa la Bbc aveva confermato quattro uccisioni di massa avvenute a luglio di civili per complessive 40 vittime seppelliti frettolosamente nella foresta nell'area di Sagaing, al centro di scontri tra militari e forze di difesa popolare.

Il convoglio assalito e distrutto, in una delle foto che stanno circolando su Twitter. Tra queste ci sono immagini terribili che non pubblichiamo

Il convoglio assalito e distrutto, in una delle foto che stanno circolando su Twitter. Tra queste ci sono immagini terribili che non pubblichiamo - da Twitter

Forse suggerito dall'attenzione internazionale verso il regime, è arrivato un nuovo rinvio del tribunale militare chiamato a giudicare Aung San Suu Kyi per possesso illegale di ricetrasmittenti e di apparecchi per interferire nei segnali radio. La sentenza attesa per oggi e già rinviata dal 20 dicembre è stata spostata la 10 gennaio. La notizia è stata diffusa da fonti vicine alla donna che è diventata simbolo della lotta nonviolenta contro la dittatura e dal 2015, come Consigliere nazionale e ministro degli Esteri, ha di fatto indirizzato il Paese. Sono una decina i capi d'imputazione per la 76enne Premio Nobel per la Pace, di cui, due già arrivati a giudizio per complessivi quattro anni di carcere.

Dal colpo di stato del primo febbraio scorso anche lei come il presidente, e buona parte della classe politica e istituzionale sono agli arresti e in decine di casi già rinviati a giudizio per "crimini" che per la maggior parte sono pretestuosi e mirano a costringere Aung San Suu Kyi e la sua Lega nazionale per la democrazia ad accettare il controllo dei militari sul Myanmar e il percorso verso nuove elezioni "democratiche" e una nuova leadership in sostituzione di quella uscita dal voto del novembre 2020 sconfessato dal regime.

Il capo della giunta militare golpista nel Myanmar, il generale Min Aung Hlaing

Il capo della giunta militare golpista nel Myanmar, il generale Min Aung Hlaing - Reuters

La dura condanna del cardinale Bo​

Arriva la dura condanna del cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, per il massacro nel villaggio di Mo So, a Hpruso, nello Stato di Kayah, nel Myanmar, di almeno 38 persone - per lo più donne e bambini - ritrovate, il giorno di Natale, carbonizzate all'interno di tre veicoli dati alle fiamme. In una dichiarazione pubblicata il 26 dicembre, il porporato, definisce un "indicibile e spregevole atto di barbarie disumano" l'attacco e assicura la sua preghiera per le vittime e i loro cari.

"Fratelli che uccidono fratelli, sorelle che uccidono sorelle: questa non potrà mai e poi mai essere una
soluzione ai nostri problemi. Pistole e armi non sono la risposta".

Il cardinale quindi lancia un appello a deporre le armi ed esorta l'esercito del Myanmar, il Tatmadaw, a porre fine ai bombardamenti, domanda che si smetta di distruggere case, chiese, scuole e cliniche, e invita al dialogo con il movimento democratico e i gruppi armati etnici. "Chiedo inoltre ai gruppi armati e alla Forza di difesa del popolo (Pdf) - aggiunge - diriconoscere che le armi da fuoco non risolvono la crisi ma piuttosto la perpetuano, causando più morti e più fame, con conseguenze devastanti per l'istruzione dei nostri figli, per la nostra economia e la nostra salute".

Il cardinale Bo definisce la guerra inaccettabile, afferma che "la soluzione e la ricerca della pace è dentro di noi e tra noi" e chiede alla comunità internazionale preghiere, solidarietà, assistenza umanitaria e sforzi diplomatici per aiutare il Myanmar a porre fine ai tragici conflitti e a cercare giustizia e pace.

"Prego dal profondo del mio cuore per la fine delle tragedie che abbiamo visto negli ultimi giorni, settimane e per troppi anni e decenni" insiste l'arcivescovo di Yangon che ricorda il messaggio e la preghiera di Papa Francesco del giorno di Natale per il Medio Oriente, il Myanmar, i numerosi prigionieri di guerra e i civili in carcere per motivi politici, per i migranti, gli sfollati e i rifugiati.

"L'intero nostro amato Myanmar è ora una zona di guerra", afferma inoltre il cardinale Bo facendo riferimento anche agli attacchi aerei nello Stato di Kayin che hanno costretto migliaia di persone a fuggire oltre il confine con la Thailandia e ai bombardamenti a Thantlang, nello Stato di Chin. "Quando finirà tutto questo? Quando cesseranno decenni di guerra civile in Myanmar? Quando potremo godere della vera pace, con giustizia e vera libertà? Quando smetteremo di ucciderci l'un l'altro?", si interroga il porporato nella nota riportata da Vatican News.


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